La settimana scorsa ci siamo domandati perché il conteggio dell’Omer va da un numero piccolo a uno più grande, giacché dovrebbe trasmettere il sentimento dell’aspettativa del giorno in cui fu donata la Torah a Israele e quindi sarebbe più logico contare i giorni che mancano e non quelli trascorsi. Abbiamo anche riportato la spiegazione fornita da Rav J. D. Soloveitchik, secondo cui gli ebrei usciti dall’Egitto non sapevano in realtà in che giorno esatto avrebbero ricevuto la Torah sul Monte Sinai e perciò non sapevano quanti giorni mancassero. Questa spiegazione trova supporto da una delle più interessanti discussioni del Talmud, nel trattato Shabbat pag. 86b. Mentre la maggior parte dei Saggi sostiene che il dono della Torah e la promulgazione del Decalogo avvennero il 6 di Sivan (ossia il giorno in cui cade la festa di Shavuot), Rabbi Yosè afferma che la Rivelazione avvenne il giorno successivo, il 7 di Sivan. Secondo Rabbi Yosè, Mosè posticipò, di sua iniziativa, la promulgazione del Decalogo di un giorno (questa fu una delle tre cose, o secondo altre opinioni quattro, che Mosè fece spontaneamente senza aver ricevuto un esplicito ordine divino al riguardo e che D-o approvò: un’altra fu la rottura delle Tavole della Legge alla vista del popolo che danzava attorno al vitello d’oro).
L’opinione di Rabbi Yosè secondo cui Mosè ritardò di un giorno il dono della Torah appare quanto mai audace, in particolare alla luce di un altro passo del Talmud (Shabbat 88a). In questo brano ci si chiede perché all’inizio della Genesi (1:31) è scritto “e fu sera e fu mattino, il sesto giorno”, con l’articolo determinativo, mentre per gli altri giorni è detto semplicemente “quinto giorno”, “quarto giorno” e così via. Resh Lakish risponde a questa domanda affermando che il vero sesto giorno in cui l’opera della creazione sarebbe arrivata a compimento, il sesto giorno per antonomasia, sarebbe stato il 6 di Sivan dell’anno dell’uscita degli ebrei dall’Egitto, quando la Torà sarebbe stata donata agli uomini. In altre parole, solo con la Torà la creazione del mondo poteva considerarsi ultimata. Mosè, quindi, posponendo il dono della Torà dal 6 al 7 di Sivan causò un ritardo nel completamento della creazione e addirittura provocò che il mondo rischiasse di precipitare di nuovo, come dice Resh Lakish, nel tohu va-vohu, nel caos primordiale. Nonostante ciò, Mosè reputò che il popolo avesse bisogno di un ulteriore giorno di preparazione per potere ricevere la Torah: se i figli di Israele non erano ancora pronti, si poteva e si doveva aspettare prima di consegnare loro la Torah. E D-o, secondo Rabbi Yosè, fu d’accordo: infatti si rivelò il giorno dopo.
Racconta il Midrash (Pirkè de-Rabbi Eliezer cap. 41; Yalkut Shimoni 279) che il Santo benedetto Egli sia, dopo la decisione di Mosè di rimandare il dono della Torah al giorno dopo, disse: Mosè, quante anime di Israele sarebbero venute quella notte! Ma ormai, ciò che hai fatto è fatto. Stia bene così.
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