La seconda delle due parashot che leggeremo questo Shabbat, inizia con le parole “Va jelekh Moshè – E andò Moshè” (Devarìm 31) I commentatori si chiedono: “dove andò Moshè?” La risposta del midrash è quella più affascinante.
A proposito dell’episodio del vitello d’oro si racconta che, dato che Moshè si trovava al cospetto divino per ricevere la Torà, non si era reso conto di ciò che il popolo aveva commesso.
Allorché il Signore lo esorta dicendogli: “va, scendi verso il popolo”. Alcuni interpretano dicendo che un Rav, per godere di considerazione da parte della sua kehillà, deve scendere dal suo trono e andare in mezzo al popolo a parlare con loro.
Dovo aver parlato al popolo prima di morire, ammonendoli duramente su quello che dovrà essere il comportamento del loro futuro, scende dal suo trono di Rav e va (Vajelekh Moshè) a salutare ognuno di essi, dicendogli: “io sto andando a morire, è giunta anche la mia ora, Shalom”.
Più un Rav è rigido nell’ammonire la sua kehillà, per l’osservanza delle mizvot, più dimostra affetto nei confronti dei suoi appartenenti ed è, nonostante la sua grandezza, pronto a scendere in piazza per salutare ognuno di essi, soprattutto prima di cessare la sua vita.
Shabbat shalom