L’umiltà e le sue componenti
http://www.anzarouth.com/2010/12/mesilat-yesharim-22-umilta.html
Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduz. e note di Ralph Anzarouth
Abbiamo discusso finora dell’umiltà nel pensiero. Parleremo ora dell’umiltà nell’azione. Questa si divide in quattro parti: comportarsi con modestia, accettare le offese, disdegnare i poteri e fuggire gli onori, onorare sempre il prossimo.
1. Comportarsi con modestia: questo comportamento è appropriato quando si parla, quando si cammina, quando ci si siede e in tutti i propri movimenti.
Quando si parla: dissero i Maestri (Talmud Bavli, trattato Yoma 86a): “I discorsi di un uomo devono sempre essere sereni verso gli altri 7.” E questo è un versetto esplicito (Ecclesiaste 9, 17): “Le parole dei saggi, pronunciate con serenità[1], vengono ascoltate[2]“. Le parole dell’uomo devono sempre essere dignitose e mai umilianti, infatti è detto (Proverbi 11, 12): “Chi denigra il prossimo è senza cuore” e anche (ibid. 18, 3): “Il malvagio porta con sé il disprezzo”.
Quando si cammina: dissero i Maestri (Talmud Bavli, trattato Sanhedrin 88b): “Hanno detto [i Maestri di Eretz Israel]: ‘Chi merita il mondo futuro? Colui che è umile modesto, che si inchina quando entra e quando esce[3]‘.” E che non si cammini con un portamento eretto né con grande pompa, con il tallone davanti all’alluce; piuttosto, che si cammini come tutte le persone che vanno a occuparsi dei loro affari. E così dissero i Maestri (Talmud Bavli, trattato Kiddushin 31a): “Chi cammina a testa alta è come se spingesse via la presenza Divina 8.” Ed è scritto (Isaia 10, 33): “E i più alti vengono troncati”.
Quando ci si siede: il proprio posto sia tra gli umili e non tra i potenti; e anche questo è un versetto esplicito (Proverbi 25, 6): “Non pavoneggiarti davanti al re e non metterti nel posto dei grandi”. E così dissero i Maestri di benedetta memoria (Midrash Vaykra Rabba, Cap. 1, 5): “Allontànati dal tuo posto di due o tre seggi e siediti finché non ti diranno ‘Sali’. Piuttosto che salire, finché non ti diranno ‘Scendi’.” E dissero di chi si abbassa (Talmud Bavli, trattato Baba Metzia 85b): “Chi si abbassa riguardo a cose di Torà in questo mondo diventerà grande nel mondo futuro[4]“. E riguardo alla situazione opposta dissero (Yalkut Yechezkel 361-21): “Togli la tiara e solleva la corona – Chi è grande in questo mondo sarà piccolo nel mondo futuro” e da cui si deduce anche il contrario: per chi è piccolo in questo mondo, il tempo della sua grandezza sarà nel mondo futuro. E dissero (Talmud Bavli, trattato Sotà 5a): “L’uomo deve sempre imparare dal giudizio del suo Creatore[5], poiché il Santo, benedetto Egli sia, ignorò tutte le montagne e le alture per posare la Presenza Divina sul Monte Sinai 9,” proprio perché basso, e riguardo al versetto (Micha 7, 18): “[Che perdona i loro peccati] ai resti 10 dei Suoi eredi”, dissero (Talmud Bavli, trattato Rosh Hashanà 17b): “A chi considera sé stesso come un resto[6]“.
Note del traduttore:
[7] Ci sembra esserci una leggera differenza tra il nostro testo e la versione originale del Talmud. Il senso è comunque lo stesso.
[8] Ci sembra esserci una differenza tra il nostro testo e la versione originale del Talmud. La morale è comunque la stessa.
[9] È notoriamente un monte poco elevato, a significare che la Torà si acquisisce con l’umiltà.
[10] Cioè ai superstiti del Popolo Ebraico.
Commento
[1] Metzudat Tzion ritiene che si tratti di parole pronunciate a bassa voce. Il Rambam (Hilkhot de’ot 2,5) riferisce il verso all’insegnamento della Torah, per dirci che il maestro non deve alzare la voce quando insegna. Il Pelè Yo’etz invece al divieto di alzare la voce al Bet ha-keneset e all’obbligo per i chakhamim di rispettarsi reciprocamente.
[2] Probabilmente il Ramchal intende dire che, se il saggio parla con serenità per via della sua umiltà la parole sono ascoltate, perché se così non fosse non si comprenderebbe perché questa affermazione è inserita nella sezione relativa all’umiltà.
[3] Gli uomini possono insuperbirsi infatti in vari ambiti differenti, quello intellettivo, quello fisico e quello economico, e per questo la ghemarà li ricorda tutti.
[4] La ghemarà prosegue affermando che chi si porrà come se fosse un servo per le questioni di Torah in questo mondo, sarà un uomo libero nel mondo futuro. Con questa espressione si intende dire che la propria volontà viene annullata di fronte a quella di H. Anche se un uomo è degno di sedere fra i saggi per la via della sapienza quindi sieda fra gli uomini comuni.
[5] Spiega Rashì che deve amare la bassezza, e quindi non è sufficiente una condotta che lo conduce in una posizione bassa ed appartata, ma deve acquisire la predisposizione all’umiltà, tanto da amare la bassezza e non sopportare le posizioni alte e onorevoli.
[6] La ghemarà si riferisce ad un accessorio, che per definizione non è indispensabile. Si comporti pertanto come se il mondo non avesse bisogno di lui e fosse la persona più semplice del mondo.