Paolo Conti
Dal 20 settembre la prima retrospettiva dell’artista in Italia, paese dove viaggiò ripetutamente. Esposta anche una «Passeggiata al Pincio» del 1910
«La Passeggiata al Pincio del 1911 ovviamente riguarda Roma, sulla sinistra appare chiaramente la cupola di san Pietro. Ma per l’atmosfera complessiva, per il modo di raccontare attraverso la pittura, potremmo essere ovunque in Europa. Siamo di fronte a una tipica caratteristica dell’artista per le diverse tappe di studio della sua esistenza…». Alice Cazzola è la curatrice di una mostra in qualche modo paradossale: farà scoprire a Roma e all’ Italia (trattandosi della sua prima retrospettiva nel nostro Paese) un artista celeberrimo in Germania, noto in Europa ed esposto in importanti musei del mondo. Il Museo Casa di Goethe in via del Corso 18 propone infatti fino al 9 febbraio 2025 Max Liebermann.Un impressionista di Berlino, appuntamento voluto dal direttore del Museo Goethe Gregor H. Lersch, realizzato in cooperazione con Liebermann-Villa am Wannsee di Berlino (dove si sta svolgendo la mostra Liebermann in Italia, fino al 7 ottobre). Liebermann, pittore ebreo tedesco (1847-1935) viene qui raccontato con una puntuale scelta antologica di 32 opere.
L’Autoritratto degli Uffizi
Artista prolifico (osservava, come racconta sorridendo Cazzola, da buon prussiano quotidiani orari di lavoro molto metodici) ebbe una grande fortuna in vita, diventando presidente della Secessione di Berlino e dell’Accademia Prussiana delle Arti. Viaggiò e studiò molto in Europa, soprattutto in Francia e nei Paesi Bassi (che diventarono materia di ispirazione sui temi sociali, ritrasse tessitori e calzolai, uomini anziani e orfani). Ma visitò a lungo anche l’Italia raggiungendola almeno sei volte, con tappe a Venezia (nel 1895 fu uno dei protagonisti delle prime Esposizioni d’Arte a Venezia, l’attuale Biennale), poi a Firenze, Roma, Napoli. Venne apprezzato nel pieno della sua attività in Italia, come dimostra la commissione degli Uffizi di un autoritratto per la collezione del museo, esposto in mostra (lo sguardo un po’ accigliato dell’artista che scruta il visitatore è penetrante, eloquente, modernissimo).
Le tele realizzate nell’amatissimo giardino di casa
L’espressionismo di Liebermann svela il suo metodo di lavoro: rapidità e insieme attenzione al dettaglio, consapevolezza della resa complessiva dell’opera, mai momenti di confusione narrativa. Da questo punto di vista sono eloquenti tutte le tele realizzate nell’amatissimo giardino della sua residenza estiva in riva al Wannsee costruita nel 1910: negli anni quel luogo non smise mai di incantarlo e fornirgli materia di lavoro (La terrazza fiorita nel giardino sul Wannsee verso nord-ovest è del 1915 ma non è così lontana da Fiori perenni presso la casetta del giardiniere in direzione nord-ovest del 1926) . Stupefacente scoprire che Liebermann, come testimonia una foto, eseguì una pittura parietale nella loggia della sua villa esplicitamente ispirata all’iconico affresco della Villa di Livia a Prima Porta, conservato a Palazzo Massimo e riportato in mostra in una foto. La riprova (e non c’è retorica nel dirlo) che se un artista passa per Roma, e ciò vale per qualsiasi secolo, fatalmente apprende e assorbe un indelebile capitolo di splendore. Come ci conferma lo scintillante fermo-immagine della Passeggiata al Pincio. (Info: da martedì a domenica 10-18, ultimo ingresso alle 17.30. Lunedì chiuso. Biglietto: intero 6 euro. Tel. 06.32650412, www.casadigoethe.it).