Rav Chayim Navon – Makòr Rishòn 1.5.2020
Senza insegnanti, cresceranno qui dei barbari. Quando ero in prima elementare, vidi nel mitico programma tv per bambini “Rich Rach” una previsione pedagogica: entro dieci anni non ci sarà più bisogno di insegnanti e tutti gli alunni impareranno solo dai computer. Questa previsione mi fece a suo tempo molta impressione. Ma come le previsioni incubo del ministero della salute ai giorni nostri, mutatis mutandis, anche questa previsione non si è avverata, e con l’aiuto di Dio, non si avvererà. Non è passato solo un decennio ma ben quattro decenni e ancora niente è possibile senza insegnanti. In tempi di insegnamento a distanza scopriamo ancora una volta che se proviamo a sostituire gli insegnanti con i computer, il risultato non è certo eccezionale.
Il moderno insegnamento in remoto non è che la metà di una disgrazia. Il ministero dell’educazione sperimenta già da anni l’insegnamento a distanza in situazioni d’emergenza, ma in maniera diversa da quella adottata adesso dagli insegnanti. Nei primi giorni della pausa imposta dal Coronavirus, il ministero dell’educazione ha proposto l’insegnamento a distanza in forma centralizzata: lezioni registrate trasmesse a tutti i bambini in Israele. Si è trattato di un colossale fallimento: non le ha viste quasi nessuno. Gli insegnanti e i dirigenti hanno imparato strada facendo che non esiste sostituto alla presenza individuale dell’insegnante di fronte agli alunni che lui conosce. Siamo così arrivati alla soluzione improvvisata dell’insegnamento tramite sessioni zoom. In questa maniera il docente può almeno vedere i suoi alunni in remoto, ed è sempre meglio di niente. Magari torneremo presto a vederli da vicino.
Ma anche dal male può nascere qualcosa di buono se ne facciamo tesoro: i bambini imparano dagli insegnanti e non dagli archivi di contenuti. È certo possibile e utile utilizzare gli archivi di contenuti anche se informatizzati, ma questi non potranno mai sostituire un docente in carne e ossa. E perché? Perché negli archivi di contenuti troviamo l’erudizione, mentre la saggezza si trova solo negli esseri umani. Il Rambàm parla della saggezza in termini di livello di completezza umana. Una persona che ricorda molti fatti non è più saggio e non è più completo di altri. I nostri Maestri definivano questo uomo: “asino che porta dei libri”. Si tratta di erudizione, non di saggezza, e per la prima basta Google. L’idea diffusa che “Rav Google” può sostituire il rav di quartiere fa confusione tra erudizione e saggezza. Si racconta di una donna che era andata a domandare a un rav alla vigilia di Pesach se fosse possibile mettere in pratica il precetto dei quattro bicchieri di vino con del latte. Invece di rispondere il rabbino gli staccò un grosso assegno e quella se ne uscì in lacrime di contentezza. A quel punto il figlio domandò al rabbino: Papà ma perché proprio a lei hai dato del denaro? E il rabbino rispose: Perché se voleva bere del latte nel pasto del Sèder di Pesach, allora non solo non ha i soldi per il vino, ma non ha nemmeno i soldi per comprare la carne. Voglio vedere Rav Google fare un ragionamento come questo.
Non sto parlando solo della sensibilità umana del rabbino, che è sicuramente una virtù importante. Sto parlando dell’erudizione che si accumula con l’esperienza di vita: della possibilità di prendere una domanda di Halakhà per la sera del Sèder e legarla in maniera intuitiva ai comportamenti degli esseri umani, alle regole del consumo di carne e latte e anche a un cuore sensibile. L’erudizione è l’insieme di dettagli informativi: la saggezza è una caratteristica umana, e per questo è possibile impararla solo col contatto tra esseri umani.
La coppia di ricercatori Tamar e Oz Almog ha pubblicato recentemente un libro sui fallimenti delle nostre università, “Tutte le bugie del mondo accademico”, e consigliano tra l’altro di mettere un accento ancora più forte sulla didattica online. Tuttavia essi ammettono che i corsi online possono sostituire solo aspetti particolari della didattica e non altri. Un corso informatizzato come questo si chiama “Mooc – Massive Open Online Course” (Corso online aperto di massa). Se metti il docente migliore del mondo davanti alla videocamera dovresti avere il corso migliore del mondo. Il problema è che non sempre funziona. Il tasso di abbandono dei Mooc si aggira intorno al 90% e tra quelli che seguono il corso fino alla fine, molti vengono bocciati all’esame. Le aziende che producono i Mooc si stanno indirizzando verso corsi professionali, corti e focalizzati. In altre parole, si può assistere al corso dell’insegnante più bravo del mondo e ottenere tanta erudizione, ma non si ottiene la saggezza.
Per tutto questo mi spingo a scommettere che anche tra mille anni i nostri nipoti impareranno da docenti in carne e ossa. Può darsi che studieranno ingegneria da un software avanzato di intelligenza artificiale, che trasmette direttamente al cervello i dati di misurazione aggiornata del tasso di attrito su superfici inclinate. Ma impareranno Torà, saggezza e poesia da esseri umani. Anche tra mille anni, oso immaginare, ci saranno dei giovani seduti con gli occhi incantati attaccati a un insegnante saggio. Perché così come gli esseri umani hanno bisogno di aria, luce e amore, gli esseri umani hanno bisogno anche di saggezza, e questa la troviamo solo nelle persone sagge. L’erudizione può essere imparata, ma dalla saggezza possiamo solo essere contaminati. E qui ci si stringe il cuore: quando potranno tornare tutti i nostri figli a questa piacevole contaminazione?
Traduzione D. Piazza – Con la consulenza della prof.ssa Dany Maknouz
Titolo originale: “Chokhmàt Adàm”
Chaim Navòn, nato nel 1973 a Ramat Gan, è un rav, pensatore, scrittore e pubblicista. Insegna Talmud e pensiero ebraico alla Yeshivà di Har Etziòn e all’Istituto Lindenbaum. Ha ricevuto il titolo rabbinico dal Rabbinato d’Israele e da rav Aharon Lichtenstein z.l.