Avot 6,11: Tutto ciò che il Santo Benedetto ha creato nel Suo mondo non lo ha fatto se non per gloria Sua, come è detto: “Tutto ciò che è chiamato con il Mio Nome l’ho creato, plasmato e fatto per mio onore” (Yesha’yahu 43,7). Ed è ancor detto: “Il S. regnerà in eterno” (Shemot 15,18).
Sh.R. Hirsch ad loc.: Gli insegnamenti di saggezza dei nostri “Padri” terminano con la considerazione che non solo il popolo ebraico, ma di fatto ogni altra cosa che in quanto creatura di D. porta il Suo Nome, non ha altro scopo che quello di servire la glorificazione di D., suo Creatore e Signore. E’ inevitabile che tutto debba adempiere a questo destino, perché D. ha creato ogni cosa specialmente a questo scopo e l’ha modellata di conseguenza. Sia la natura di cui ogni creatura è stata dotata nel momento della sua nascita, sia tutte le influenze che successivamente la toccano sotto la guida stessa di D., entrambi gli elementi hanno lo scopo ultimo di condurre tutte le cose e tutti gli esseri umani lungo la via che ci porterà a null’altro che alla glorificazione di D. sulla terra.
Yomà 38a: I seguenti (venivano ricordati) con biasimo: quelli della famiglia di Garmù che non vollero insegnare (ad altri) il modo di preparare i pani della presentazione… Insegnavano i nostri Maestri: Quelli della famiglia di Garmù erano esperti nella preparazione dei pani della presentazione, ma non volevano insegnarla (ad altri). I Chakhamim (li rimossero e al loro posto) mandarono a chiamare artigiani da Alessandria d’Egitto, i quali sapevano cuocere altrettanto bene, ma non altrettanto bene sapevano estrarre i pani dal forno (per cui il loro pane si rompeva). Quando i Chakhamim se ne resero conto dissero: Tutto ciò che il Santo Benedetto ha creato nel Suo mondo non lo ha fatto se non per gloria Sua, come è detto: “Tutto ciò che è chiamato con il Mio Nome l’ho creato, plasmato e fatto per mio onore” (Yesha’yahu 43,7) e alla famiglia di Garmù fu ridato il suo posto. I Chakhamim li mandarono a chiamare, ma essi non vennero. Raddoppiarono loro la paga (che percepivano dall’erario del Tempio) e allora vennero… Domandarono loro i Chakhamim: Perché non avete voluto insegnare? Risposero: I vecchi di casa nostra sapevano che il Tempio sarebbe stato distrutto. C’è il rischio che qualcuno poco onesto impari l’arte e la metta al servizio dell’idolatria (ma i Chakhamim non accettarono la loro giustificazione). C’era però una cosa per cui erano ricordati con lode: i loro figli non mangiavano mai pane bianco, affinché non si dicesse che si approfittavano della preparazione dei pani della presentazione per nutrirsi. Così mettevano in pratica il versetto: “Sarete puliti nei confronti di D. e di Israel” (Bemidbar 32,22).
Meirì ad loc.: Se qualcuno rifiuta di insegnare a persone meritevoli una conoscenza che implica qiddush ha-Shem la Comunità può sollevarlo dall’incarico di quell’arte che essi gli hanno affidato e nominare un altro al suo posto senz’altra causa. D’altronde chi sa di operare in Nome del Cielo confiderà nella Misericordia Divina e non temerà che alcuno gli porti via il posto che dal Cielo è stato stabilito per lui. E’ però opportuno che ciascuno stia attento nel suo mestiere a non mettersi in una condizione di sospetto da parte degli altri sebbene egli sappia di essere innocente. Tutto questo noi impariamo dalla famiglia di Garmù.
Yehudah (Leo) Levi, Torah Study: A Survey of Classica Sources on Timely Issues, Feldeheim, 2002, p.87-88: Due lezioni si possono imparare da questo incidente: a) la regola generale è che non si deve cedere alla disobbedienza ingiustificata di pubblici impiegati, sebbene il pubblico possa patire le conseguenze (della loro rimozione); b) ma la regola è diversa se la questione riguarda l’onore di D. Il pubblico deve sottomettersi e non difendere la propria dignità a oltranza quando questa si trova in conflitto con l’onore di D. Sotto il profilo strettamente halakhico anche il pane degli Alessandrini poteva essere accettato, ma non sempre la halakhah in senso stretto basta a regolare la giusta condotta nei pubblici affari. Dobbiamo accompagnarla con la ragione e la aggadah.
Me-‘am lo’ez a Pirqè Avot 6,11: D. ha detto di aver creato tutto per la Sua Gloria, per cui tutte le creature devono servirlo. Si potrebbe obiettare che ciò vale solo per il Regno Celeste, dove gli angeli sono effettivamente pronti a servire D. e lodarlo in continuazione. Nel mondo terreno, invece, la maggior parte degli uomini commette molte trasgressioni. Invece di servire D. lo fanno costantemente arrabbiare con le loro cattive azioni. Come può essere questo parte del piano di D.? A questo la Mishnah risponde citando il versetto: “Il S. regnerà in eterno” (Shemot 15,18). Nel futuro D. sradicherà il Male e allora D. sarà Uno e il Suo Nome Uno. Tutte le nazioni del mondo sapranno che D. è reale e non c’è altro D. all’infuori di Lui. E’ per realizzare questo scopo che il mondo è stato creato.
Gaon di Vilna, comm. a Yesha’yah 5,6: Le fecce sono un buon conservante per il vino. Quando il vino siede sulle sue fecce è limpido sopra mentre le fecce stanno sotto. Ma se le fecce dovessero salire si mescolerebbero con il vino e questo non sarebbe più bevibile. L’istinto del male è dunque una buona preparazione per la dimora del mondo. Fintanto che sta sotto all’istinto del bene, il vino è puro. Ma se si alza il vino si guasta.
Rav Avraham Itzchaq Kook, Orot ha-Techiyyah, 45-52: Come il vino non può stare senza fecce, così il mondo non può stare senza i malvagi. E come le fecce conservano il vino così la volontà perversa dei malvagi rinforza l’esistenza del flusso della vita, di coloro che sono spiritualmente medi (beynonim) e dei giusti (tzaddiqim). Se le fecce diminuiscono, il vino va a male… Vi sono cose buone e sacre che sono sostenute da cause in sé negative, come la debolezza, la falsità e la malvagità, che talvolta supportano l’umiltà, la modestia, la fede e simili. Ma come il giusto aborrisce il bene compiuto dai malvagi, così il beneficio del buono e del sacro compiuti dai malvagi produce molti mali a sua volta. La luce della redenzione si realizzerà solo con la distruzione delle fondamenta del male, anche quelle che supportano il buono e il sacro. Benchè le virtù soffriranno, declineranno e sembreranno indebolite, in realtà questa discesa è una crescita e un incoraggiamento, perché dopo il deperimento di questi cattivi elementi la luce dello splendore e della santità comincerà immediatamente a brillare sulle sane fondamenta della conoscenza e della sapienza. Così sarà fondato il regno eterno della luce di D. e della Sua bontà alla fine dei giorni.