Gianfranco Di Segni
Secondo la tradizione ebraica, il mondo fu creato 5771 anni fa mentre in base ai dati scientifici l’universo esiste da circa 14 miliardi di anni. Come risolvere questa contraddizione? Si può rispondere a questa domanda in diversi modi. Ne presentiamo alcuni.
a) La Torà non è un libro di fisica o di astronomia. Pensare una cosa del genere sarebbe uno sminuire il valore della Torà. La Torà e la scienza operano su due livelli differenti e non possono né contraddirsi né confermarsi a vicenda. La Torà parla “il linguaggio degli uomini” e pertanto utilizza opinioni comunemente accettate all’epoca in cui fu data. In tempi diversi, la Torà avrebbe presupposto opinioni differenti (Rav E. S. Artom, Yeshayahu Leibowitz).
b) Il conteggio ebraico degli anni inizia, in realtà, dal sesto giorno della creazione, giorno in cui fu creato l’uomo. In effetti, la civiltà umana, almeno quella storica, risale a circa seimila anni fa. I primi “giorni” della creazione possono corrispondere a cinque ere: anche il midrash afferma che un giorno di D-o equivale a 1000 anni umani (Salmi 90:4, Bereshit Rabbà 3:7).
c) Il mondo fu creato 5764 anni or sono, ma appare come se fosse vecchio di miliardi di anni. Il chiedersi perché D-o abbia voluto creare un mondo apparentemente già antico non ha più senso che il domandarsi perché D-o abbia creato il mondo: noi non posiamo conoscere la volontà e gli scopi del Creatore (Lubavitcher Rebbe).
d) Un’analisi approfondita delle fonti tradizionali ebraiche, in particolare quelle della Kabbalà, mostra che anche secondo l’ebraismo il mondo può essere fatto risalire a miliardi di anni fa. Afferma il Midrash che il mondo in cui viviamo è soltanto l’ultimo di una serie di mondi creati e poi distrutti (Bereshit Rabbà 3:7). Secondo la dottrina kabbalistica delle shemittòth (anni sabbatici), ogni mondo dura 7000 anni, in analogia con il ciclo terreno di 6 anni lavorativi più la shemittà, l’anno sabbatico, in cui la terra non si lavora (vedi G. Scholem, La Cabala, Ed. Mediterranee 1982, pp. 121 e sgg.). Dopo 50.000 anni si ha un Giubileo cosmico, corrispondente al giubileo terreno che cade ogni 50 anni. Secondo Rabbenu Bechaye ben Asher (XIV sec, commento a Numeri 10:35) l’intera successione di mondi dura non meno di 18.000 giubilei cosmici (che dà quindi una durata minima di 900 milioni di anni). Altre fonti kabbalistiche classiche (Sèfer ha-Temunà e Rabbi Yitzchak ben Shemuel di Acco, XIV sec.) riferiscono calcoli che danno valori ancora più alti; secondo una di queste opinioni un ciclo universale dura 7 volte 50.000 giubilei cosmici, che equivale a 17,5 miliardi di anni (7×50.000×50.000). Questo valore è notevolmente vicino all’età dell’universo stimata dalle attuali teorie scientifiche. Sicuramente kabbalisti e scienziati partono da premesse diverse, ma se non altro come curiosità la corrispondenza è sorprendente.