Nella storia del cerbiatto e dei suoi amici sarebbe una metafora rivolta agli ebrei europei tra le due guerre, divisi tra orgoglio dell’ identità e necessità di mimetizzazione nell’ angoscia delle persecuzioni.
Gianluca Nicoletti
Possiamo finalmente spiegarci perché Bambi ci ha angosciato la fanciullezza di terrificanti incubi: la sua storia era, in origine, pensata come monito per una possibile persecuzione degli ebrei in Europa. La teoria di una radice sionista nelle vicende di Bambi e i suoi amici della foresta è spiegata in un articolo apparso su Jewish Review of Books, la rivista trimestrale di cultura ebraica pubblicata a New York.
Sull’ effetto angosciante del cartoon Bambi si potrebbero scrivere volumi. La maggior parte dei fans della prima ora del cerbiattino con gli occhini dolci ne sono stati (me compreso) terrorizzati. Una storia terribile con una madre massacrata dai cacciatori, con un incendio che rischia di trasformare gli animaletti in arrosticini, con mute di cani feroci, con uomini crudeli. Insomma non è storia che si può facilmente dimenticare.
Vogliamo poi aggiungere quell’inquietante anticipazione delle tempeste ormonali che ci avrebbero sconvolto l’ adolescenza, quell’idea che le femmine vadano disputate a suon di cornate, quell’ impressione di una società fatta di dominatori e dominati…Quanto basta per averci fatto sempre pensare che tanta inquietudine non potesse essere casuale.
Ecco quindi la risposta al nostro rovello su cosa mai avremo fatto di male per meritarci la storia di Bambi, ci arriva dal professor Paul Reitter, docente presso l’Università Statale dell’Ohio; il cattedratico, in una conferenza che ha tenuto a Chicago il 12 novembre, ha rivelato la sua chiave di lettura dei tormenti del cucciolo di cervo e dei suoi amichetti della foresta.
Per il professor Reitter le avventure di Bambi e degli altri animaletti possono anche essere lette come allegorie delle esperienze del popolo ebraico in Europa, nel periodo tra le due guerre. Alla base di questa convinzione c’è innanzi tutto l’ effettivo impegno per la causa sionista di Felix Salten, l’ austriaco che pubblicò nel 1923 la storia da cui Disney trasse il film animato.
Salten collaborò all’inizio del XX ° secolo, alla rivista di Theodor Herzl , il fondatore del movimento sionista, dove secondo i Reitter, si impegnò in una critica costruttiva: “dei tentativi da parte degli ebrei di nascondere o rinnegare il loro patrimonio”.
Per il professore americano quindi non è da escludere che Salten potesse avere indirettamente usato il racconto di formazione del cerbiattino Bambi come allegoria che ribadisse il suo impegno nel difendere la cultura ebraica in un momento in cui gli ebrei d’Europa erano divisi tra l’affermare la propria identità o scegliere la strada dell’assimilazione.
La teoria di Bambi sionista sembra avvalorata, anche se con tono satirico, da Karl Kraus che ne scriveva negli anni del successo del partito nazista, accennando al tema dei leprottini di cui Salten, comunque appassionato cacciatore, fa ampio racconto nel libro di Bambi. Secondo lo scrittore austriaco questi animaletti presentavano dei caratteri e degli atteggiamenti riconducibili a una necessità, ben più drammatica, di doversi mimetizzare per difendersi da una possibile persecuzione.
Anche un saggio pubblicato nel 2003, da Iris Bruce, studioso di Kafka, si sostiene che la storia di Bambi evocherebbe “l’esperienza di esclusione e discriminazione”. Nel suo pensiero Iris Bruce fornisce un bel numero di riferimenti che vorrebbero avvalorare la sua tesi di Bambi come un testo simbolico che parlava agli ebrei d’ Europa, come ad esempio nei racconti “sempre pieni di orrore e miseria” che i cervi fanno ai loro figli, come alla domanda costante che si fanno gli animali sulla possibile convivenza con gli umani, che sembrano invece solo interessati a sterminarli..
Nella rilettura di Disney questa possibile matrice di storia simbolica sull’ identità ebraica diventa una generalizzata sottotraccia terrorizzante, che produce un senso di angoscia insopprimibile. Tanto più l’indifeso cerbiattino malfermo sulle gambe induce tenerezza, tanto più sembrerà atroce il suo destino di perseguitato dai cacciatori, dal suo universo in fiamme, dalla necessità di doversi imporre per sopravvivere. Almeno ora l’ origine di tanti incubi fanciulleschi trova una sua giustificazione filologica.
http://www.lastampa.it/2013/12/12/blogs/obliqua-mente/le-radici-ebraiche-di-bambi-perseguitato-5i8z20qYHMNvcERk9v1LfL/pagina.html