E’ Mitzwah accendere i lumi in onore di Yom Tov come lo è per Shabbat. Anche in questo caso è uso che sia la signora di casa ad accendere due lumi.
La Berakhah è: “…lehadliq ner shel Yom Tov”, eccetto Yom Kippur (“…lehadliq ner shel Yom ha-Kippurim”). Se uno si confonde e recita la Berakhah dei lumi di Shabbat si può correggere se non è trascorso il tempo che sarebbe necessario e sufficiente per salutare il proprio maestro con le parole: shalom ‘alekha Rabbì (tokh kedè dibbur). Se questo tempo è trascorso nel frattempo, occorre ripetere l’intera Berakhah corretta daccapo. Se tuttavia Yom Tov cade di Shabbat la Berakhah è: “…lehadliq ner shel Shabbat we-Yom Tov” e si esce d’obbligo a posteriori anche se si è nominato solo lo Shabbat o solo Yom Tov.
Alcuni usano aggiungere la Berakhah di Shehecheyyanu la prima sera di ogni festa (nella Diaspora le prime due). Altri sostengono invece che la signora esce d’obbligo ascoltando la recitazione di questa Berakhah al termine del Qiddush. Questa è senz’altro la regola da seguire se l’accensione è effettuata da un uomo, o se è la signora a recitare il Qiddush. Per il dubbio che anche in occasione dell’accensione dei lumi da parte di lei Shehecheyyanu non sia un atto dovuto e costituisca dunque un’interruzione, è opportuno recitarla dopo aver effettuato l’accensione stessa. Va comunque tenuto presente che una volta che abbia recitato Shehecheyyanu sui lumi, la persona che abbia acceso in anticipo ha accettato su di sé i rigori di Yom Tov e nessuna condizione preliminare (tenày) vale a questo punto per posticiparli, come talvolta si fa invece di venerdì sera: pertanto la vigilia della festa dovrà aver già recitato Minchah (di giorno feriale) prima dell’accensione.
La sera di Yom Tov, se non è Shabbat, secondo tutti PRIMA si recita la Berakhah e DOPO si procede all’accensione dei lumi, come per ogni altra Mitzwah (‘over la-‘assiyyatan). Dal momento che il trasporto del fuoco è un’azione permessa di Yom Tov e la Berakhah non vale a proibirla, non c’è ragione di posticipare quest’ultima come invece fanno alcuni il venerdì sera. Sarà sufficiente avere già prodotto la fiamma sul fiammifero o sul moccolo prima della Berakhah. Non è a questo punto necessario coprirsi gli occhi subito dopo l’accensione. Ci si limiterà ad appoggiare delicatamente il fiammifero acceso dopo averlo adoperato in modo che si spenga da solo. La seconda sera della festa la fiamma andrà accesa dopo l’uscita delle tre stelle e dovrà essere attinta da un fuoco già acceso fin dalla vigilia. Chi ha l’abitudine di accendere le candele di Yom Tov dopo il tramonto (p. es. quando gli uomini tornano a casa dalla Tefillah; cosa impossibile il venerdì sera) anche la prima sera deve attingere da un fuoco già acceso da prima del tramonto.
Se Yom Tov viene di Shabbat si devono accendere le candele prima del tramonto, come ogni venerdì sera. Se viene di Motzaè Shabbat le candele si accendono solo dopo l’uscita delle tre stelle prendendo la fiamma da un fuoco già acceso da prima di Shabbat. Su queste candele si reciterà subito dopo il Qiddush la Berakhah Borè Meorè ha-Esh secondo alcuni senza accostarle, per non rischiare di spegnerle.
Eventuale cera presente nel candeliere può essere rimossa mediante un coltello per facilitare l’inserimento della nuova candela, ma non sciogliendola con il fuoco, perché questo rientrerebbe nella Melakhah di “spalmare” (memarèach). E’ parimenti permesso tagliare il fondo della candela per adattarla al candeliere.
I lumi di Yom Tov vengono accesi per beneficiarne. A differenza di Shabbat, in cui è proibito leggere accostandosi al lume delle candele per il rischio di correggere o inclinare la fiamma a proprio uso (shemmà yatteh), di Yom Tov è permesso. I lumi accesi di Yom Tov con la Berakhah possono essere trasportati in qualsiasi punto della casa in cui si intenda beneficiarne eccetto il bagno. Se li si trasporta all’esterno occorre stare attenti a non provocarne lo spegnimento esponendoli al vento.