Salvo ove diversamente indicato, tratto da Ben Ish Chay, anno I, P. Eqev
Birkat ha-gomel e altre benedizioni “Ma ti ricorderai invece del Signore tuo D. perché è lui che ti concede la forza di procurarti il benessere per mantener fede al patto che giurò ai tuoi padri, come avviene oggi” (Devarim 8,18). E’ risaputo he la Torah non dice di ricordare se non quando c’è qualcosa che porta a dimenticare. Ad esempio si dice di ricordare lo Shabbat (20b), per via di qualcosa che porta a dimenticarlo (Betzah15b).
Rav Israel Isserlin spiega il senso di questo insegnamento talmudico: la natura e l’abitudine portano l’uomo a trascurare le halakhot dello Shabbat, poiché durante i giorni della settimana questo si occupa dei lavori che sono proibiti di Shabbat, e visto che durante la settimana assume certe abitudini certamente sarà portato a dimenticare durante lo Shabbat. Lo stesso vale per gli altri ambiti. Visto che tutto sembra essere regolato dalla natura, l’uomo sarà portato a dimenticare, e penserà che tutto dipende dalla natura e crederà di essere l’unico artefice di quanto gli capita, e per questo la Torah deve metterlo in guardia.
Per questo gli Uomini della grande assemblea hanno stabilito la benedizione di ringraziamento per quattro circostanze nelle quali l’uomo è portato ad attribuire quanto gli è capitato alla natura, dimenticando pertanto la provvidenza divina. E’ quanto hanno detto i chakhamim in massekhet berakhot (54b): quattro devono ringraziare: chavush, issurin, yam, midbar (rashè tevot: chayim, come nel verso “wekhol hachayim yoducha selah”). Il malato infatti è portato a pensare che la sua guarigione sia determinata dall’abilità del medico e dai medicinali; ugualmente chi è rinchiuso in carcere difficilmente uscirà senza gli sforzi dei suoi amici e conoscenti; allo stesso modo non ci si avventura nel deserto da soli, e attribuirà la sua incolumità ai suoi accompagnatori; così chi va in mare cercherà di avere la nave ed il capitano migliori e in questo modo si salverà dai pericoli del mare. Per via di questi aspetti i chakhamim hanno stabilito di recitare una berakhah speciale per queste circostanze. In questo modo l’uomo comprenderà come la provvidenza divina regoli ogni aspetto della vita, in base ad un ragionamento a forziori.
1) Prima di recitare la birkat ha-gomel si reciti il verso “Odeh laH. bekhol levav besod yesharim we-’edah -ringrazierò l’Eterno con tutto il cuore nel consiglio degli uomini retti e nella loro assemblea” (Tehillim 111,1), e poi reciti la berakhah. Chi ascolta risponde Ha-kel sheghemalkhà kol tuv… e chi ha recitato la berakhah dice “amen ken yehi ratzon”. Chi ha motivo di recitare la benedizione due volte, ad esempio perché ha affrontato un viaggio dopo essere uscito di prigione, recita comunque la berakhah una sola volta (KYY 219, 5). E’ opportuno recitare la berakhah entro tre giorni (KYY 219,14).
2) Bisogna recitare la berakhah di fronte a dieci persone tra cui due studiosi, ed è bene che siano dodici in tutto, compreso chi recita la benedizione. Se tuttavia non vi sono studiosi, non per questo non reciti la berakhah. Si usa recitare la berakhah quando si legge la Torah in pubblico perché spesso in questa circostanza ci sono i due studiosi. Se ha recitato la benedizione di fronte a meno di dieci persone alcuni sostengono che non sia uscito d’obbligo, altri sostengono che sia uscito, e pertanto è opportuno tornare a benedire di fronte a dieci persone senza menzionare Shem e malkut, ma pensandoli in cuor proprio. Chi recita la benedizione sottovoce è come se non la avesse recitata in pubblico, perciò la ripeta a voce alta, senza menzionare Shem e malkut, ma pensandoli. Se chi recita berakhah è il maftir, la reciti al termine della lettura della haftarah, e non dopo la lettura della Torah (KYY 219,12). Una sola persona può benedire per far uscire d’obbligo altri, perché anche per questa benedizione si applica il principio shomea ke’oneh – chi ascolta è come se rispondesse (KYY 219,13).
3) I dieci rimangano seduti, mentre chi recita la benedizione stia in piedi, perchè questa benedizione è in corrispondenza del qorban Todah, nel quale l’offerente era in piedi. Per questo la benedizione si recita di giorno e non di notte. Tuttavia se l’ha recitata di notte, è uscito d’obbligo a posteriori.
4) Un minore recita la benedizione. Sebbene alcuni dissentano, dove c’è l’uso reciti la benedizione ricordando il Nome; dove non c’è l’uso non lo ricordi per via di coloro che dissentono. Il padre non può recitare la benedizione per il figlio minore (KYY, 219,3)
5) Le donne recitano la birkat ha-gomel di fronte a dieci persone. Se ha vergogna nel recitare la benedizione di fronte a dieci persone, la reciti senza ricordare il Nome divino. Se non conosce la benedizione, se la faccia insegnare, perché è una benedizione breve. Il marito non reciti la berakhah per la moglie, a meno che non debba recitarla anche lui, ad esempio perché hanno affrontato un viaggio assieme (KYY 219,7). Alcuni hanno scritto che le donne possono recitare la benedizione di fronte a nove donne ed un uomo, ma questa opinione non è conforme a quanto sostiene lo Shulchan ‘Arukh, e bisogna evitare (KYY 219,8).
6-7) Per le malattie degli occhi si usa non recitare la benedizione, ma la si reciti senza ricordare il nome. Rav Ovadiah ritiene che debba benedire con il Nome (219,24). Per i disturbi che non riguardano tutto il corpo non si reciti la benedizione. E’ considerato malato per la benedizione solo chi è rimasto a letto per tre giorni (non è necessario però che siano 72 ore).
9) Chi è stato incarcerato reciti la benedizione, qualunque sia il motivo dell’incarcerazione. Questo include anche chi è scampato ad un sequestro aereo, ma i suoi cari non recitino la berakhah; per gli ashkenaziti la recitano anche i suoi cari (KYY 219,6).
10) E’ stato stabilito di recitare la benedizione solo per questi quattro casi, ma se ha corso un altro tipo di pericolo e si è salvato reciti la benedizione senza ricordare il Nome, ma lo faccia alla presenza di dieci persone.
11) Chi si è salvato in maniera miracolosa reciti quando capita in quel luogo Barukh… she’asah li nes bamaqom ha-zeh, e i suoi discendenti facciano altrettanto senza ricordare il nome dicendo she’asah nes leavinu. E’ necessario per recitare la benedizione, che siano passati trenta giorni da quando si è visto il posto per l’ultima volta.
12) Se il salvataggio non è stato miracoloso, ma si è svolto secondo modalità naturali non si recita la benedizione, se però è stato colpito da un proiettile non in punti vitali, o trafitto da un coltello nella carne, c’è dubbio se è tenuto a recitare la benedizione, e la reciti senza ricordare il Nome.
13) Chi vede i saggi di Israele reciti Shechalaq michokhmatò lireav senza ricordare il Nome. Se vede un suo compagno dopo dodici mesi benedica senza nome Mechayeh ha-metim; non si usa recitare questa ultima benedizione, ma la si pensi soltanto.
14) Chi vede un suo compagno dopo 30 giorni reciti she-hecheianu; se non lo ha mai visto di persona in precedenza, perché ad esempio in contatto epistolare, non la reciti.
15) Chi vede le tombe di Israele dopo trenta giorni reciti la benedizione riportata nel machazor.
16) Per i fulmini si benedica Barukh ‘oseh ma’aseh bereshit; per i tuoni Barukh shekochò ugvuratò malè ‘olam. A Bagdad queste due benedizioni veenivano recitate senza Nome.
17) Chi vede l’arcobakeno recita “Barukh zokher ha-berit neeman bivritò weqaiam bemaamarò”. E’ proibito fissare l’arcobaleno. Secondo un’opinione non è opportuno recitare la berakhah ricordando il Nome, perché ci sono due tipi di arcobaleno, che non sappiamo distinguere, ma l’uso è quello di ricrdare il Nome.
18) Si faccia molta attenzione a recitare la tefillat ha-derekh. E’ bene accostarla ad un’altra benedizione. Se è possibile la si reciti in piedi. Si recita quando si percorre una parasanga. Se si è dimenticato di recitarla, lo faccia successivamente se ha ancora una parasanga da percorrere. Non si recita se non una volta al giorno.
19) La birkat ha-chamah (Barukh… ‘oseh ma’aseh bereshit) viene recitata una volta ogni 28 anni. Il periodo inizia di mercoledì, quando si vede il sole al mattino. In quel momento il sole si trova nella posizione nella quale si trovava nella creazione. la benedizione viene recitata ricordando il Nome solo nelle prime tre ore del mattino, fino a mezzogiorno senza il Nome. Alcuni dissentono su questo ultimo punto. E’ mitzwah recitare questa berakhah con la presenza di una grande folla. Se vi sono delle nuvole, si attenda che il sole sia visibile. Se le nuvole permangono si reciti la benedizione senza il Nome. Le donne e i ciechi ascoltino la berakhah dal chazan.