Salvo ove diversamente indicato, tratto da Ben Ish Chay, anno I, P. Reeh
Nella parasha di Reheh troviamo la mitzwah di gioire nei mo’adim. Infatti alcuni durante le feste sono tristi, perché non hanno modo di lavorare, o per via delle uscite collegate alla festa. Per questo la Torah è costretta ad insistere sulla gioia. Da qui comprendiamo quanto la gioia sia cara ad H. Non si pensi che sia importante praticare la mitzwah come stabilita, senza preoccuparsi della gioia. Infatti la gioia stessa è una mitzwah, e per essa si è ricompensati a parte. Perciò i chakhamim hanno stabilito delle benedizioni speciali per la gioia.
1) Chi ha acquistato o fabbricato dei vestiti nuovi recita She-hecheianu poiché si rallegra per questo. Anche se secondo la regola si dovrebbe benedire nel momento dell’acquisto o della fabbricazione, l’uso è quello di benedire quando si indossa il vestito. Alcuni dicono che quando indossa il vestito recita malbish ‘arumim, quando mette una cinta nuova recita ozer Israel bigvurah, per un cappello ‘oter Israel betifarah. Alcuni mettono in dubbio questo fatto perché nessuno usa fare così. E’ bene pertanto indossare questi abiti al mattino, subito dopo aver recitato le birkot ha-shachar che contengono queste espressioni. Se è obbligato ad indossare questi abiti di sera, reciti le benedizioni menzionate senza ricordare il Nome, e pensandolo in cuor proprio.
2) Se ha acquistato un abito indossato in precedenza da qualcun altro, se è felice reciti la benedizione. Lo stesso dicasi per un abito di seconda mano ricevuto in dono.
4) Se è molto ricco e un abito nuovo non lo rende felice non reciti la benedizione, anche se un povero si sarebbe rallegrato.
5) Chi acquista un oggetto nuovo che gli porta gioia, reciti la benedizione al momento del primo utilizzo. Non si usa però fare così. Chi teme H. tuttavia porti questi oggetti la sera di Yom tov al momento del qiddush, quando recita she-hecheianu, o mangi un frutto nuovo e recitando la benedizione pensi di esentare anche l’oggetto per cui è felice. Se non è possibile reciti la benedizione senza menzionare il Nome, ma pensandolo in cuor proprio.
6) Per una nuova abitazione, costruita o acquistata da altri, reciti she-hecheianu. Oggi si usa recitare la benedizione durante l’inaugurazione della casa. Questo pasto è considerato una se’udah di mitzwah. Il padrone di casa indossi un abito nuovo e pensi anche ad esentare la casa.
7) Non si recita la benedizione solo per una nuova casa, ma anche per un ampliamento dell’abitazione. Non serve però in questo caso fare il chinukh ha-bait.
8) Anche se i chakhamim hanno insegnato di recitare ha-tov weha-metiv per la nascita di un figlio maschio, non si usa recitarla, ma il padre recita she-hecheianu durante la milah. Se il padre è assente, gli altri parenti non la recitino. Secondo alcuni la reciti il padre alla prima occasione in cui vede il bambino.
9) Quando si raggiungono i 60 o i 70 anni è opportuno indossare un abito nuovo o mangiare un frutto nuovo e recitare la benedizione. Alcuni al raggiungimento dei 70 anni organizzano una se’udah.
10) Per i frutti che si rinnovano di anno in anno e hanno una stagione determinata di crescita si recita she-hecheianu, ma per i frutti che non sono distinguibili (varie specie di frutta secca) non recita la benedizione. Si usa recitare la benedizione sul frutto, poi she-hecheianu (KYY 225,9).
14) Chi mangia un frutto ancora non maturo non reciti she-hecheianu; alcuni sostengono che lo reciterà successivamente, quando mangerà un frutto maturo. In tal caso porti un altro frutto nuovo ed includa nella benedizione anche questo, o ascolti la benedizione da un altro.
15) Se ha dimenticato di recitare la benedizione la prima volta che ha mangiato un frutto, secondo alcuni può recitarla in un’altra occasione. Altri dissentono. Per questo ascolti la benedizione da un altro, o reciti la benedizione senza ricordare il Nome divino.
17) Quando un figlio compie 13 anni, il padre reciti Barukh shepetarani, pensando il Nome in cuor proprio. Il pasto che accompagna il bar mitzwah è considerato una se’udat mitzwah. Il figlio se è in grado pronunci un devar Torah, altrimenti lo faccia il padre, o altrimenti uno studioso. E’ bene che il figlio indossi un abito nuovo e reciti she-hecheianu. Lo stesso vale per le ragazze, anche se non si usa organizzare la se’udah.