Rabbenu Yona, rabbino spagnolo del XIII secolo, scrisse un trattato sulla Teshuvà intitolato “Shaare Teshuva/Le porte del ritorno all’Eterno”. Nel primo dei quattro capitoli di questa opera, Rabbenu Yona specifica venti principi fondamentali e tra questi spiega quanto sia necessario lavorare sull’umiltà come azione necessaria nel processo di Teshuvà.
Rabbenu Yona afferma che quando vogliamo intraprendere questo percorso di ritorno, non basta porsi come obiettivo il voler smettere di compiere peccati, ma si deve riflettere e ragionare su come sradicare le cause del peccato e la causa di molti peccati si può trovare nella cattiva qualità dell’arroganza, che da forza ed energia allo Yetzer Harà/all’istinto verso male della persona.
Rabbenu Yona, per indicare gli effetti dell’arroganza, cita tre versi biblici: “ma il tuo cuore si inorgoglisce e tu ti dimenticherai del tuo Dio, l’Eterno che ti ha tratto dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù” (Deuteronomio 8:14); “Gli occhi alteri e il cuor gonfio, sono lume degli empi verso il peccato (Proverbi 21:4); “Chi è altero d’animo è in abominio all’Eterno; certo è che non rimarrà impunito” (Proverbi 16:5).
L’arroganza fa dimenticare il Signore, ara la persona, come l’aratro ara il campo, per poter piantare i suoi semi che gli faranno raccogliere solo il peccato e, di conseguenza, il Signore non lo aiuterà nella sua vita o nel suo processo Teshuvà perché l’uomo arrogante pensa di poter fare le cose da solo. Non ha bisogno di alcun aiuto.
Invece abbiamo enormemente bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno di aiuto nella vita e abbiamo soprattutto bisogno di aiuto per fare Teshuva. Lo Yetzer Harà/l’istinto verso male è potente e, come si insegna nel Talmud, se non fosse per il fatto che il Signore ci sostenga in questa lotta contro di lui, non saremmo mai in grado di soggiogarlo ed è proprio l’arroganza che interferisce con l’assistenza divina di cui abbiamo bisogno.
Per questo dobbiamo lavorare, e molto, sull’umiltà che è la qualità necessaria per contrastare l’arroganza.
Nel nostro rapporto con il Signore, l’umiltà ci aiuta a far si che l’arroganza non semini dentro noi e, se dovesse aver attecchito nel nostro animo, ci aiuta a sradicarla via da noi, in quanto l’arroganza stessa e di per sé una colpa grave.
Ma l’umiltà ci aiuta anche nella relazione con il nostro prossimo.
Attraverso l’umiltà, una persona si salva dal provare rabbia dall’essere esigente con gli altri.
Nel Talmud (Rosh Hashanà 17a) si insegna che chiunque sia accomodante, se lascia che le cose scivolino via con le altre persone, Dio lascia che anche i suoi peccati, per così dire, scivolino via. Dio non sarà così esigente con lui.
Quindi, secondo l’insegnamento di Rabbenu Yona, possiamo ottenere tre vantaggi dall’umiltà: 1. elimina l’aratura del peccato; 2. elimina il peccato dell’arroganza (che ci fa mancare l’assistenza divina); 3. ci permette di lasciar andare le cose e farci quindi perdonare i peccati.
Che si possa ottenere tutti un buon sigillo, Chatimà Tovà.