La rassegna stampa ebraica dal mondo di Kolòt a cura di Ruth Migliara
Raccontare gli abusi sui minori nel mondo ultra-ortodosso
Hush è il titolo di una novella autobiografica che racconta la storia di un abuso sessuale all’interno del mondo ultra ortodosso americano. L’autrice, che si cela dietro lo pseudonimo di Eishes Chayl, offre un ritratto critico ma al tempo stesso affettuoso della comunità ebraica chassidica di Borough Park a Brooklyn.
Al centro della vicenda è l’abuso subito da Dvora, la migliore amica della protagonista, che a nove anni viene violentata dal fratello più grande, brillante e promettente studente di Yeshiva. Di fronte a questo abuso la comunità tace e finge non sia accaduto nulla.
Ci aspetteremmo un tono cupo e drammatico, visto il tema del romanzo, ma invece l’autrice sa inquadrare la serietà della vicenda entro momenti narrativi leggeri e divertenti, che suscitano il sorriso. Così quando un gruppo clandestino di ragazze si incontra di nascosto in un sotterraneo per leggere una copia della rivista The Oprah Magazine, come qualcosa di proibito e preziosissimo al tempo stesso. O quando un giovane fervente religioso dichiara la sua convinzione che solo le donne goish abbiano il seno.
http://www.tabletmag.com/life-and-religion/49697/out-of-the-silence/
Il “pianista” di Polanski accusato di collaborazionismo con i nazisti
La giornalista polacco Agata Tuszynska, nel suo libro di recente pubblicazione “Accused: Wiera Gran”, tenta di salvare la fama della cantante e attrice Weronika Grynberg, in arte Gran Wiera, dalle accuse di collaborazionismo con il regime nazista, gettando ombre sulla credibilità di uno dei suoi principali accusatori, quel Władysław Szpilman di cui Roman Polanski offre un ritratto nel suo celebre film “Il Pianista”.
Mentre viveva nel ghetto, la cantante morta tre anni fa a Parigi, avrebbe collaborato con la Gestapo, procurandosi così la possibilità di fuggire da Varsavia, prima in Israele e poi in Francia, dove potè iniziare una nuova carriera con il nome di Mariol. A testimoniare contro la Grynberg, vi fu appunto Szpilman, in un processo che tuttavia fu chiuso per mancanza di prove.
Il compositore e pianista ebreo polacco, visse tutte le vicende di persecuzione nella Varsavia della seconda guerra mondiale occupata dalle truppe naziste e ne lasciò memoria nella sua autobiografia del 1946, da cui nel 2002 Polanski trasse poi l’omonimo film.
La giornalista, autrice del libro “Accused: Wiera Gran”, tenta di mettere in discussione l’accusa che alla cantante fu rivolta, buttando fango sulla reputazione di quello che è uno dei testimoni chiave della vicenda, accusandolo a sua volta di collaborazionismo,
Non capita di rado che per riabilitare la reputazione di qualche persona, si getti nel fango l’onore di qualcun altro. E’ un fatto comune, che viviamo continuamente nella quotidianità, nella cronaca nera e nelle vicende politiche. Tuttavia, maggior gravità assume una calunnia, se va a colpire chi ormai è divenuto emblema di un’epoca e di una tragedia.
Szpilman è simbolo eterno di come l’arte e l’amore per essa possano sopravvivere all’odio e alla distruzione e ci si rammarica del fatto che l’integrità di questo luminoso personaggio possa essere messa in discussione.
http://www.vosizneias.com/68235/2010/11/08/poland-new-claims-that-pianist-collaborated-with-nazis-creating-furor
Cosmetici a base di chutzpah
Avete mai comprato un costoso prodotto di profumeria del marchio Helena Rubinstein? Dietro quel nome si nasconde un’avventurosa vicenda, descritta da Michèle Fitoussi nel suo libro “Helena Rubinstein: la donna che inventò la bellezza”.
Chaja Rubinstein, così si chiamò originariamente la celebre imprenditrice, nacque nel quartiere Kazimierz ebraico di Cracovia, da una famiglia che vantava una discendenza diretta nientemeno che da Rashi. Sfuggì presto alla povertà, scappando in Australia.
Portò con sé solo una valigia,la ricetta di famiglia per una crema per il viso e una grande “Chutzpah” (parola Yiddish per designare audacia, anticonformismo, insolenza), secondo una sua stessa dichiarazione. Qui sposerà un imprenditore ebreo e creerà il suo marchio di successo.
Nel 1904 dichiarerà che “la bellezza è potere. Il potere più importante di tutti” e, su questa idea, costruirà un impero economico la cui fortuna continua tutt’oggi.
http://blogs.forward.com/the-arty-semite/132901/
Celebrati i patrioti ebrei tedeschi della Prima Guerra Mondiale
Francoforte. Nei giorni scorsi una cerimonia commemorativa ha ricordato i 467 soldati ebrei caduti nel corso della prima guerra mondiale, combattendo in difesa del Kaiser.
A organizzare l’evento, a cui ha partecipato l’intera comunità ebraica, è un piccolo gruppo all’interno dell’esercito tedesco, l’Associazione dei soldati ebrei, che testimonia con la sua esistenza e la sua continua crescita la possibilità di essere nuovamente patrioti per una nazione che un tempo ha cercato di eliminare la componente ebraica dalla società.
Abraham Ben, il figlio di un sopravvissuto ai campi di concentramento, ha aiutato ad organizzare eventi simili a Monaco di Baviera. Ben ha affermato di non vedere alcun problema nel fatto che gli ebrei prestino servizio nell’esercito tedesco moderno: “Dieci anni fa avrei dato una risposta diversa ,- ha detto – ma ora gli ebrei in Germania non sono più seduti con le loro valigie. Questa è diventata casa “.
http://www.nytimes.com/2010/11/08/world/europe/08germany.html?_r=1&ref=global-home