Secondo Di Segni Papa Francesco ha presentato l`ebraismo come religione superata, formalista, legalista, senza principi morali nella pratica quotidiana
Speriamo che per il futuro vengano recepite certe sensibilità“. Chiede attenzione al “linguaggio” il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, tornando sulle parole di Papa Francesco sulla Torah e sulle polemiche nate dopo la sua catechesi del mercoledì 25 agosto scorso. “C`è una lezione essenzialmente di linguaggio che riguarda il modo in cui determinati messaggi che hanno un fondamento sacro nella tradizione vengono trasmessi a un pubblico generale. – afferma Di Segni – Questi antichi messaggi sono stati il fondamento di divisioni ostili in cui l`ebraismo è stato presentato come religione superata, formalista, legalista, senza principi morali nella pratica quotidiana. Tutti questi messaggi – aggiunge – se vengono presentati in maniera semplificata, senza fare le opportune distinzioni e precisazioni, diventano veicolo di ostilità“. Per il futuro, il rabbino capo auspica che ci sia maggiore “attenzione al linguaggio, attenzione a come si trasmettono determinate cose”.
“Trattare questi temi – dice Di Segni facendo riferimento al discorso papale – richiedeattenzione e valutazione delle ricadute” aggiungendo che “stupiscono anche certe difese di ufficio, in cui si arriva a dei paradossi. A chi ha protestato per il modo in cui sono state spiegate le parole di Paolo, è stato risposto che Paolo voleva solo dire che per lui la Torah senza fede non ha valore, e in questo affermava un principio ebraico. Certamente – argomenta il Rabbino – Paolo ha solidi riferimenti alla tradizione ebraica, ma il suo pensiero è anche rivoluzionario. Non si può dire che il suo pensiero è ebraismo proprio quando propone la sua rilettura radicale della Torah, che gli serve da introduzione a una nuova fede; nè affermare oggi che chi difendeva la Torah era un missionario fondamentalista, termine che in questi giorni andrebbe ben diretto altrove”.
Le autorità ebraiche hanno inteso alcune meditazioni del Pontefice nell’udienza generale dell’11 agosto come un invito al superamento della stessa Legge ebraica, giudicandola obsoleta. Da questa interpretazione è nata la decisione di scrivere a Francesco.Tornando a citare il Baal Shem Tov, il fondatore del Chasidismo in Europa Orientale, Di Segni ricorda poi che egli “metteva la fede in primo piano, anche la fede dei non ebrei, ma la Torah non la relativizzava. Sarebbe utile – conclude – usare la lezione del BaalShem Tov non per fargli dire cose che non ha mai sognato di dire, ma per insegnare il rispetto reciproco, che in questo caso non c’è stato”.
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