Grete Weil, scrittrice tedesca d’origine ebraica che non si sentiva ebrea
Virginia Giuliano
Alla ricerca delle radici storico-mitiche dell’identità ebraica, il romanzo di Grete Weil ci riporta alle origini di Israele, ai conflitti per la conquista della Terra promessa, che culminarono nell’incoronazione di re Davide. Micol, prima moglie di Davide, è la testimone critica e dolente della vicenda del suo popolo. Grete Weil è una scrittrice tedesca, d’origine ebraica, del secolo scorso appartenente all’alta borghesia. I suoi nonni erano ebrei, greci di origine. Ha vissuto un’infanzia felice in Baviera e, poi, il dramma inaspettato della persecuzione e della deportazione, insieme al marito, ad Auschwtiz, durante il periodo nazista.
Si è salvata ed è rimasta viva, ma segnata per sempre. Quei ricordi si ripresenteranno alla mente come un terribile incubo per tutta la vita.
Si sente tedesca, non ebrea, come la sua cultura, non professa la religione ebraica per convinzione, recita da piccola solo delle preghiere in una lingua sconosciuta meccanicamente ed anche se a scuola partecipa all’ora di religione ebraica, sogna di Egmont e di Don Carlos.
Dell’ebraismo non sa pressoché niente.
Chi vive attraverso gli occhi, come lei, non sa che farsene di una religione che rifiuta l’immagine.
Riportata bruscamente a queste sue lontane origini deve ricercarle, conoscerle: lo fa partendo dalla storia di Davide, di cui aveva potuto ammirare due quadri, da giovinetta, rimanendo affascinata.
Da questo spunto fa delle sue considerazioni personali sugli antichi eroi e sulle personalità dei re ebraici.
Li vede come dei prepotenti, dei sanguinari, degli sregolati che nessuna considerazione hanno della vita altrui e, in particolare, delle donne.
Esprime il suo pensiero attraverso Micol, figlia di Saul, una ribelle che non condivide affatto l’idea di uno Jahvè che possa volere guerre, uccisioni, sventure per altri esseri umani, come hanno fatto Saul e David, impostori, che hanno giustificato i loro misfatti col divino volere.
E’ lontana da queste sue radici e vicina, invece, a Davide solo come musicista, poeta e cantore.
Non condivide l’idea di un Dio terribile che giustifica i più atroci delitti per la conquista della terra promessa, lo sterminio d’ interi popoli, donne e bambini trucidati: troppo vivo è il ricordo di Auschwtiz.
Chi ha vissuto nei campi di concentramento non può giustificare tali atrocità.
Narra di una madre a cui sono stati fasciati i seni per non permetterle di allattare la figlia e verificare la capacità di sopravvivenza dei neonati. Non può condividere la mancanza di rispetto e di considerazione della donna, come persona.
Una donna, nella società ebraica descritta dalla Bibbia, acquista valore solo con la maternità, nulla vale se sterile.
E’ considerata merce di scambio, lo sposo deve pagare un prezzo. E’ ammessa la poligamia: un re può avere diverse mogli e concubine.
Il re Saul dà Micol in sposa a Davide e come terribile ricompensa chiede ed ottiene cento prepuzi di nemici filistei uccisi.
Micol lo sposa, ma non riesce a dimenticare il terribile prezzo pagato, i duecento prepuzi, e a darsi allo sposo la prima notte di nozze.
Gli promette che un giorno riuscirà a dargli un figlio cantore e principe portatore di pace.
Ma il suo desiderio non è condiviso dal marito che spera di averne uno cantore e guerriero come lui.
Sono passati tremila anni ed il dramma si ripete, ancora persecuzioni d’uomini per mano di altri.
Grete deve scappare dalla Germania, assieme al marito, perseguitata dai nazisti. Il tempo è passato invano, nulla ha insegnato la storia.
Lei ha imparato, ora sa di essere ebrea, soltanto ebrea, una da eliminare: l’unica preoccupazione è sopravvivere.
Al momento della liberazione da parte degli americani il suo desiderio è, però, di tornare nell’amata Germania; lo fa non senza ostacoli, vuole rivedere un giovane amico tedesco,che forse è scampato alla guerra, pur essendo una giovane recluta.
Non odia i tedeschi, si sente nonostante tutto tedesca, è stata anche disprezzata per questo dagli ebrei americani, che non hanno condiviso il suo rientro in Germania, e da altri sol che hanno sentito il suo idioma e, senza conoscerla, perciò, l’hanno bollata come un’assassina.
Lei non sente di avere nulla in comune con gli ebrei orientali e con quelli occidentali se non la sofferenza, la paura della persecuzione. Purtroppo, però, ella conclude nulla ha insegnato il muro del pianto, neanche agli ebrei: ancora oggi sono guerrieri, gente in lotta.
Grete Weil – Il prezzo della sposa
Giunti Editore, 2006
? 9,50
http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article676