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PALERMO – Un nuovo libro, dedicato all’ ebreo siciliano convertito del XV secolo Samuel Ben Nissim, e l’annuncio, sicuramente più atteso: «Ci sono tre nuovi libri pubblicabili del Commissario Montalbano, il primo arriverà verosimilmente a maggio». Così Andrea Camilleri, con la sua inseparabile sigaretta, ha chiuso la Festa del Libro e della Lettura «Libri Come» di Roma
RICCIARDINO’ – «Il terzo libro su Montalbano – aggiunge lo scrittore – arriverà a giorni, ma deciderà l’editore quale far uscire per primo». Sellerio ha anche l’ultimo, quello che conclude il ciclo, «con titolo provvisorio ‘Riccardinò e quello quando lo riprenderò in mano sarà una tragedia perchè la mia scrittura si è evoluta».
OMAGGIO A SCIASCIA – Commissario Montalbano ma non solo: Camilleri si è anche lasciato affascinare dalla storia di un oscuro personaggio dalle grandi doti intellettuali, l’ebreo siciliano convertito del XV secolo Samuel Ben Nissim al quale ha dedicato il suo ultimo libro, «Inseguendo un’ombra» (edito da Sellerio). «Tanti gruppi di ebrei si trasferirono in Sicilia dopo la cacciata dalla Spagna e costituirono grosse comunità soprattutto a Caltabellota, allora centro politico assai importante, e Agrigento, che allora si chiamava Girgenti, dove c’era un centro molto forte di cultura ebraica» racconta Camilleri. Indagine psicologica su un uomo oscuro e ambiguo, ebreo convertito al cattolicesimo con il nome di Guglielmo Raimondo Moncada e poi insegnante di cabala e lingue orientali per Pico della Mirandola con il nome di Flavio Mitridate, il libro è anche un omaggio a Leonardo Sciascia che lo aveva citato nel catalogo della mostra di un suo amico pittore. «L’attrazione che uno può nutrire per un personaggio così è per la sua natura camaleontica. Ogni volta che cambia nome, cambia personalità e interessi culturali. È questa faccia ferina dell’umanesimo che si contrappone alla bellezza». «NON LA MASCHERA, MA L’ESSERE» – Un libro d’invenzione, non un romanzo storico, racconta Camilleri. «Cerco i contorni, cerco di mettere in luce le zone d’ombra per raccontare una storia biografica che non cada nel buio», spiega. Personaggi così non ne esistono oggi: «Questa possibilità di trasformazione è data dalla sua stupefacente conoscenza di lingue e abitudini altre». Questo strano individuo è in realtà un laico: «Non crede a nulla. Nè alla fede ebraica, nè alla cattolica cui si converte. È un autentico cinico che mette il suo sapere al servizio non di un ideale, ma della sua sopravvivenza personale». Non c’è, fa notare lo scrittore, «la maschera, ma l’essere. Sostanzialmente rimane se stesso. Un pò uno Zelig che ha contributo anche alla rovina di Pico della Mirandola, Sciascia, a cui Camilleri ha fatto molti omaggi, »ne avrebbe fatto un libretto teso più a individuare i moti del cervello di quell’individuo che i sentimenti. Io ho scelto alcune cose e ne ho scartate altre«, dice Camilleri che questa volta usa di più l’italiano, perchè «sarebbe stato assurdo far parlare in vigatese un siciliano del Quattrocento».
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