Conclusioni
In questa panoramica sull’etica ebraica ci siamo occupati di due maestri che hanno esplorato, dal punto di vista religioso ebraico, argomenti come l’yirat Ha-Shem, condizione necessaria per il servizio divino, la funzione di protezione dal male della Torà e la relazione tra studio e pratica dei precetti. Hanno cercato il perfezionamento davanti alla legge divina e la liberazione dell’uomo dagli impulsi cattivi, dalle pulsioni distruttive.
Il Ramchal e il Salanter, pur restando vincolati alla tradizione dei padri, interagirono con la cultura del loro tempo, ebbero influenze trasversali nel mondo ebraico e il loro pensiero varcò i confini della loro identità. Fondamentalmente si occuparono del tikkun olam, la riparazione del mondo, secondo la più classica dottrina ebraica. Nello specifico si concentrarono sul tikkun ha-middot, cioè la riparazione o miglioramento del carattere dell’uomo.
Abbiamo visto come l’approccio etico al machshevet Israel, sia stato costante: le fonti antiche hanno attraversato mentalità e rivoluzioni culturali, resistendo e preservando l’antico seme ma innovando sé stesse e gli uomini del proprio tempo. Dalla letteratura biblica e fino al Novecento, l’etica ha riguardato istruzioni comportamentali o formule esoteriche, investigazioni psicologiche o azioni sociali, rappresentandosi di volta in volta con linguaggi simbolici, letterali o filosofici. Parafrasando il proverbio biblico ‘la saggezza ha gridato per le vie e fatto udire la sua voce per le piazze’.
E’ stato interessante notare come la sintesi mistico-filosofica di Chayim Luzzatto e quella teologico-psicologica di Israel Lipkin si siano servite di linguaggi e contenuti di filosofi e scienziati gentili, per poi permanere nella loro forte identità ebraica.
Luzzatto passò dal linguaggio immaginifico-profetico, tipico dello Zohar, a quello razionale del Mesillat Jesharim; Rabbi Israel Lipkin passò dal rigore talmudico lituano alla wissenschaft des judentums, la scienza dei giudei. In entrambi i casi ci fu un’osmosi con il pensiero prevalente del loro tempo.
Che parte abbia avuto in questi cambiamenti la loro necessità comunicativa cioè la volontà di raggiungere gli altri per rafforzarne la fede, e che parte abbia avuto invece l’interesse reale ai rinnovamenti culturali, non è facile dirlo.
Di fatto dalle biografie del Ramchal e del Salanter emerge che essi attraversarono la cultura europea, ne trassero modelli e restituirono contenuti.
Del rabbino lituano fu detto che le sue teorie si ispiravano all’Antropologia dal punto di vista pragmatico del 1798 di E. Kant. In questo testo il filosofo parlava della mente umana come di un’immensa mappa con pochi punti illuminati e molti occulti, inconsci. Ma abbiamo visto anche quanto il Salanter fosse radicato nella tradizione ebraica medievale.
Altro esempio, di segno opposto, del contatto tra le culture, è rappresentato da Il Sentiero dei giusti, che suscitò e suscita a tutt’oggi interesse per la sua fruibilità in molti ambienti culturali e religiosi. Oggi forse è la cultura europea ad aver bisogno di “istruzioni” sull’etica dei padri, se è vero che esiste un deposito comune di leggi morali, utili a questa generazione.
Un altro aspetto interessante delle due figure è il fatto che ebbero un impatto trasversale sulle diverse correnti ebraiche. Il Ramchal, con il Mesillat Jesharim, parlò ai mistici lasciando un’eredità al movimento chassidico; al tempo stesso fu molto apprezzato dal fondatore dei mitnagdim, il Gaon da Vilna, e dai razionalisti ebrei.
Anche il Salanter ebbe un’influenza trasversale e le sue idee furono accolte, dopo la sua morte, tanto dall’ortodossia che dai maskilim.
Un tema interessante è stato quello del tikkun ha-middot, come diremmo oggi il training del carattere. Se è stato sorprendente scoprire nella dottrina del Salanter un’anticipazione
esplicita ai temi del rimosso, dell’inconscio e della pulsione, appare ancora più sorprendente la modernità del mussar del Ramchal. L’armonizzazione interiore dei caratteri sefirotici appare oggi, per il suo carattere olistico, persino più attuale della pedagogia del rabbino lituano. Dal punto di vista formale, la psicologia del profondo del ventesimo secolo utilizza molti strumenti comuni a quelli del Settecento: la libera associazione, il flusso immaginativo, l’identificazione proiettiva, il grande strumento dell’interpretazione e la tecnica narrativa che ricorre ai simboli; tutti strumenti utilizzati per ricomporre l’unità di un sé frammentato, in un ‘graduale processo evolutivo’ come quello di cui parlò il Ramchal.
Note
1. Mordékchai Chriqui, Rabbi Moshé Hayim Luzzatto. “Le flambeau de la Cabale” 1707-1746, Montreal, Editions Ramhal 1990, p. 30.
2. Ivi, p. 33.
- Giuseppe Laras, Influenze sabbatiane nel pensiero di Ramhal, in Ramhal pensiero ebraico e kabbalah tra Padova ed Eretz Israel, Gadi Luzzatto Voghera e Mauro Perani (a cura di), Padova, Esedra 2010, pp. 25-29.
- Andrea Yaacov Lattes, Il maggid di Ramhal, in Ramhal pensiero ebraico e kabbalah tra Padova ed Eretz Israel,
cit., pp. 209-218.
5. Ivi, p.215.
- Moshe Haim Luzzatto, La Via di Dio Derek Hashem, trad. Italiana M. Grimici, R.T. Azulai, Luciano Tagliacozzo,
M.T. Radogna, Paris-Rome-Jerusalem, Raziel Sefarim 2022, p.15.
- Yirmeyahu Bindman, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto. His life and works, Jason Aronson, London 1995, p.58. 8. Ivi, p.120.
- Mordekchai Chriqui, Rabbi Moshé Hayim Luzzatto “Le flambeau de la Cabale”, cit., p. 83.
- Alessandro Guetta, Moshé Chayyim Luzzatto cabbalista nell’epoca della scienza, «La Rassegna mensile di Israel» vol.74, n.3, (2008) p.2. URL= https://www.jstor.org/stable/41618864?seq=4
- Moseh Hayyim Luzzatto, Qelah Pithe hokmah Centotrentotto porte di sapienza, Giulio Busi, Elena Loewental (a cura di), Mistica Ebraica, Milano, Giulio Einaudi Editore 1995, p. 593.
- A. Guetta, Moshé Chayyim Luzzatto cabbalista nell’epoca della scienza, «La Rassegna Mensile di Israel», cit., p.3. URL=https://www.jstor.org/stable/41618864?seq=4
- Rabbi Moshe Haim Luzzatto, La Via di Dio Derek Hashem, cit., p.40.
- Moshè Chayim Luzzatto, Il Sentiero dei Giusti, Massimo Giuliani (a cura di), Milano, Edizioni san Paolo 2000, p.5.
15. Ivi, p.40.
16 Ivi, p.115.
17 Ivi, pp. 155-156.
18. A. Guetta, Qabbalah e razionalismo nell’opera di Ramhal, cit., p. 55.
19. Ivi, p.57.
20. Immanuel Etkes, Rabbi Israel Salanter and the Mussar Movement, cit., p. 24.
21. Ivi, p.25.
- Immanuel Etkes, Rabbi Israel …, cit., p. 58.
- Rabbeinu Bachya ibn Pekuda, Gate of Trust הבטחו שער הלבבות חובות With commentary from classical and Chassidic sources, New York, The felling edition 2022, p. 33.
- Hillel Goldberg, An early psychologist of the inconscious, «Rivista di storia delle idee», vol.43 n.2 (1982), pp. 269-
284. URL=https://www.jstor.org/stable/2709203
- I. Etkes, Rabbi Israel Salanter and the Mussar Movement, cit., p.69.
- Sefaria.org, Cheshbon HaNefesh, URL=https://www.sefaria.org/Cheshbon_HaNefesh?tab=contents.
- Herman Rosenthal, J.G. Lipman, Lipkin, URL=Lipkin https://www.jewishencyclopedia.com/articles/8290-israel- salanter
- Mosè Maimonide, Gli otto capitoli, La dottrina etica, Firenze, Giuntina 2002, pp.61-62.
- Introduzione al Mussar, URL=https://www.sefaria.org/sheets/211995?lang=bi
- I.Etkes, Rabbi Israel …,cit., p.94. 31. Ivi, p. 121.
32. Ivi, p. 101.
- Ira Taub, The Rabbi Who Ate on Yom Kippur: Israel Salanter and the Cholera Epidemic of 1848, URL=https://download.yutorah.org/2011/1053/756192.pdf
- Massimo Giuliani, La filosofia ebraica, Brescia, Morcelliana 2017, p.106.
Appendice
Intervista a Rav Mordékhai Chriqui
Nell’autunno del 2022 in via E. Katzenellenbogen, a Givat Shaul-Gerusalemme, Rav- Mordékhai Chriqui, fondatore dell’Istituto Ramchal a Gerusalemme, ci aspetta con un sorriso accogliente. Dopo la visita alla sinagoga del Ramchal, copia della sinagoga di Padova in perfetta ebanisteria italiana, ci fa accomodare nel suo studio. Con nostra sorpresa si ricorda perfettamente dell’incontro, quasi casuale, avuto quasi venti anni prima! E ci concede il tempo per questa intervista.
Può spiegarci l’idea delle mizwot in Ramchal? E in che relazione egli pose le mitzwot con la khavanà?
Ramchal fu un mistico che non parlò molto di halakhà, per contro si occupò molto di khavanà. In uno dei libri redatti dal suo gruppo, Kizur ha-khavanot (riassunto delle khavanot) troviamo la sintesi delle ‘intenzioni’ nel servizio divino. Riferendosi alle preghiere del giorno e alle festività egli parla delle khavanot, attingendo a Isaac Luria, ma dando il suo contributo sull’idea di tikkun. Della riparazione del mondo si occupa soprattutto nella quarta parte del Derek Hashem, la Via di Dio. In questa sezione parla delle mitzwot in relazione alla riparazione del mondo. Ad esempio l’uso del Tallit, non si può considerare solamente dal punto di vista tecnico, come strumento di memoria. E’ l’abito santo sacerdotale, rappresenta un ‘abito da lavoro’. Non lavoro per Dio ma di Dio: mettersi il Tallit è un atto sacro, come indossare la divisa di lavoro per riparare il mondo, insieme a Dio, per portarlo alla perfezione.
A partire dalla sua vita e dalla sua opera, possiamo dire che c’è una forma di dualismo nel pensiero del Ramchal?
In Ramchal non c’è dualismo tra mistica e halakhà, c’è sintesi. Sono due dimensioni che non si possono distinguere, c’è un’ elevazione dell’halakhà ad una dimensione superiore. Per esempio nella recitazione della birkhat ha-mazon non si tratta solo di ringraziare Dio ma si fa discendere la santità divina nella natura, si “nutre il nutrimento”. Nel chassidismo vi è la ricerca di far discendere la santità in ogni gesto, non è solo questione di studio.
E’ vero che nella mistica si da molta importanza alla khavanà ma Ramchal è quello che ha collegato maggiormente il razionale alla qabbalà.
Il professor Tishbi ha parlato dell’ influenza del Ramchal sul Chassidismo e sul Mussar. I movimenti che invece hanno operato una separazione tra studio e pietà, oggi sono estinti.
Ne “Il filosofo e il cabalista” egli pone il confronto tra il filosofo e il cabalista e mostra i limiti della filosofia che ha bisogno della qabbalà per andare più lontano.
Ramchal attinse al pensiero di Maimonide, ma il mistico è un servitore di Dio che aggiunge qualcosa al comandamento, qualcosa che riguarda la riparazione del mondo collegando cielo e terra, non solo con l’osservanza ma con la khavanà. La riparazione è unificare il nome di Dio. Nel libro Adir Bamaron come pure in Kizur ha-khavanot, Ramchal parla di riunire le anime, un po’ come nello Zohar.
Cosa ha insegnato di particolare il Ramchal sulla motivazione dell’uomo al servizio divino?
Mentre nel fanciullo è la ricompensa e la punizione che guidano e motivano all’azione, l’uomo pio non ha bisogno di essere incoraggiato. Un soldato semplice ha bisogno di medaglie per essere incoraggiato, non così il generale che è completamente concentrato sull’ azione e sulla sua riuscita, al di là di ogni ricompensa. L’uomo pio non ha bisogno di incoraggiamento perché ha una comprensione completa della mitzwà e da questa viene animato e risvegliato. L’importante non è il premio ma la moltiplicazione del Khavod di Dio.
E’ forse in questo senso del risveglio della coscienza che possiamo trovare un legame con il Musar?
Lo stesso Salanter disse di aver bevuto il latte alla fonte del Mesillat e di essere cresciuto con Ramchal, come suo tutore e guida. Il Salanter utilizzò il libro di Luzzatto come fondamento, come perno e base del Mussar. Ma i seguaci del Mussar considerarono Il sentiero dei giusti solo come uno strumento per costruire l’uomo. In realtà è molto di più, è un libro per la perfezione e per la via della saggezza, non è stato capito abbastanza il tema dell’ascetismo (perishut).
Il mondo delle yeshivot ha visto nel mondo del Mussar un modo per motivare gli studenti allo studio che non fosse puramente tecnico. Ancor oggi lo studio talmudico e halakhico è molto tecnico, vi è crisi nelle yeshivot perché non si riesce a motivare gli studenti.
In Gerusalemme c’è una sola Yeshiva che si chiama Beit ha-Mussar che segue i metodi pedagogici del Mussar. Oggi il rabbino russo Shlomo Wolbè e il rabbino Loeber seguono il metodo di Ramchal. Tutti costoro di tradizione askenazita si fondano sul Mesillat Jesharim. Il rabbino di Bnei Barak Friedlander ha aggiunto al Mesillat Jesharim, come testo di studio, il Da’at Tevunot. ll Movimento ha diverse scuole, tutte si fondano sul Mesillat Jesharim ma se ne fa un utilizzo esclusivo pedagogico e logico. In realtà ora c’è, eccezionalmente, un rabbino della scuola del Mussar che sostiene che il Mussar è basato sulle 10 sefirot, dove alla base c’è la presa di coscienza (Malkhut) e in alto la santità (Keter).
La morale di Ramchal non è moralizzatrice, non spaventa, ma conduce alla coscienza delle cose. C’è un tipo di moralismo, duro, che mette a disagio e spaventa. La morale deve invece mostrare un cammino progressivo. Essa deve condurre con dolcezza l’uomo, a partire da dove egli si trova.
Il pensiero di Ramchal ci dice qualcosa sulla diaspora e sulla Terra?
Il Ramchal non parla del ritorno sulla Terra ma della redenzione, parla delle klippot e di come governarle. Nello scritto di Ramchal “Discorso sulla liberazione” egli non vede la dispersione come una maledizione o come un rigetto del popolo da parte di Dio, ma nell’esilio vede piuttosto la propagazione del pensiero di Dio e la diffusione della Sua conoscenza. Sia l’edom-cristianesimo che l’islam-Ismaele riceveranno la rivelazione del Sinai, con gratitudine verso Israele.
Il gruppo di studio di Padova voleva attivare la Gheulà, invocare il Messia. La loro azione era nell’ordine del Mashiach ben Yoseph, anche per comprendere l’esperienza dell’Egitto.
Il Ramchal rimane un mistico della redenzione del mondo.
E’ stato influente Ramchal per l’haskalà?
Gli uomini dell’haskalà amavano Ramchal soprattutto per le sue pièces teatrali, come Lesharim Teila (Lode ai Giusti) e Migdal Oz ( Torre Possente). Compose anche poesie; Shimon Ginzburg scrisse negli anni ‘30 il suo dottorato sulla poesia in Ramchal.
Bibliografia
Bibliografia primaria
– Pirkè Avot Lezioni dei Padri, Milano, Morashà, 1996.
- Bachya ibn Pekuda, הבטחון שער הלבבות חובות – Gate of Trust With commentary from classical and Chasidic sources – New York, The Fellig Edition 2022.
- Moseh Hayyim Luzzatto, Qelah Pithe hokmah Centotrentotto porte di sapienza, Giulio Busi, Elena Loewental (a cura di), Mistica Ebraica, Milano, Giulio Einaudi Editore 1995.
- Moché Hayim Luzzatto, תבונות דעת Daat Tevunot Les voies de la Direction divine, Jerusalem, Editions Ramchal 2002.
- Moshe Haim Luzzatto, La Via di Dio Derek Hashem, trad. Italiana M. Grimici, R.T.
Azulai, Luciano Tagliacozzo, M.T.Radogna, Paris-Rome-Jerusalem, Raziel Sefarim 2022.
- Moshè Chayim Luzzatto, Il Sentiero dei Giusti, Massimo Giuliani (a cura di), Milano, Edizioni san Paolo 2000.
- Mosè Maimonide, Gli otto capitoli, La dottrina etica, Firenze, Giuntina 2002.
- Rabbènu Yonà da Gerona, Sefer Hayirà Il libro del rispetto, Alberto Moshe Somekh (a cura di), Milano, Morashà 2004.
– Zohar Il libro dello splendore, Giulio Busi (a cura di), Torino, Einaudi 2008.
Bibliografia secondaria
- Yirmeyahu Bindman, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto. His life and works, London, Jason Aronson 1995.
- Giulio Busi, Elena Loewental (a cura di), Mistica Ebraica, Milano, Giulio Einaudi Editore 1995.
- Mordekhai Chriqui, Rabbi Moché Hayim Luzzatto “Le flambeau de la Cabale” 1707 – 1746, Montreal, Editions Ramhal 1990.
- Immanuel Etkes, Rabbi Israel Salanter and the Mussar Movement seeking the Torah of Truth, Philadelphia Jerusalem, The Jewish Publication Society 1993.
- Massimo Giuliani, La filosofia ebraica, Brescia, Editrice Morcelliana 2017.
– Ramhal pensiero ebraico e kabbalah tra Padova ed Eretz Israel, Gadi Luzzatto Voghera, Mauro Perani (a cura di), Padova, Esedra 2010.
Articoli
- Benami Fengold, Le opere teatrali di Mosheh Chayyim Luzzatto, «La Rassegna mensile di Israel» vol. 60, n.1-2, (1994), pp.147-182.
- Dante Lattes, Moshè Chajim Luzzatto (Ramchàl), autore del trattato morale «Mesilath Jesharim»,«La Rassegna mensile di Israel» vol.28, n.3-4, (1962), pp.105-122.
- Alessandro Guetta, Moshé Chayyim Luzzatto cabbalista nell’epoca della scienza, «La Rassegna mensile di Israel» vol.74, n.3, (2008), pp.1-10.
Sitografia
- Rav Ezra Bick, Introduction to the thought of the Ramban, Taamei Hamitzvot – Reasons for the commandments, 2016. URL=https://etzion.org.il/en/philosophy/great-thinkers/ ramban/taamei-hamitzvot-reasons-commandments
- Encyclopaedia Judaica, Second Edition, Volume 14, Musar movement, p.623.
URL=https://ketab3.files.wordpress.com/2014/11/encyclopaedia-judaica-v-14-melnas.pd
- Sarah Freidson, Introduction to Mussar.
URL=https://www.sefaria.org/sheets/211995?lang=bi
- Hillel Goldberg, An early psychologist of the inconscious, in Rivista di storia delle idee, vol.43 n.2 (aprile-giugno 1982), pp.269-284.
URL=https://www.jstor.org/stable/2709203
– Lipkin. URL= https://jewishencyclopedia.com/articles/8290-israel-salante
- Menachem Mendel Lefin, Cheshbon HaNefesh.
URL=https://www.sefaria.org/Cheshbon_HaNefesh?tab=contents
- Ira Taub, The Rabbi Who Ate on Yom Kippur: Israel Salanter and the Cholera Epidemic of 1848. URL=https://download.yutorah.org/2011/1053/756192.pdf