Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Diploma Universitario Triennale in Studi Ebraici
Candidato: Dott.ssa Valeria Troisi
Relatore: Prof. Massimo Giuliani
Correlatore: Rav Prof. Riccardo di Segni
Anno Accademico 2021/2022 – 5782
Indice
Introduzione
I Parte – Moshè Chayim Luzzatto
La vita
Le opere
Il pensiero
Mesillat Jesharim 27
II Parte – Dal Ramchal al Salanter – Il Sentiero Dei Giusti presso i Mitnagdim
III Parte – Israel Lipkin (Il Salanter)
La vita
Il pensiero e l’opera
Conclusioni
Note
Appendice — Intervista a Rav Mordékhai Chriqui
Bibliografia
Introduzione
Che posto riveste nell’ebraismo l’etica individuale, radicata nella Torà e nella tradizione dei maestri? In questo scritto cerco di rispondere a questa domanda attraverso la biografia e la dottrina di due esponenti di gran rilievo del pensiero ebraico: il filosofo italiano del Settecento Moshè Chayim Luzzatto e l’educatore lituano dell’Ottocento Israel Lipkin Salanter.
Questi due maestri dedicarono entrambi la vita alla crescita morale della propria generazione, in seno alla comunità d’ Israele. Operarono in contesti molto diversi ed ebbero compiti e visioni differenti: la dottrina del Ramchal, nonostante la sua esperienza dolorosa, fu improntata a un grande ottimismo sul destino del suo popolo e dell’umanità. Ben diversa la disposizione d’animo del Salanter, più pessimista sulla natura dell’uomo. Entrambi nel loro secolo sentirono la necessità di arginare la modernità e al tempo stesso proporsi come innovatori. Il primo studiò la qabbalà e la portò con sé nell’Europa illuminata, il secondo rinvenne nel moderno tema dell’inconscio la fonte delle motivazioni ai precetti, i ta’amei ha-mitzwot.
Profondamente radicati nella tradizione religiosa, vollero confrontarsi con il loro tempo e non restarono indifferenti alle grandi trasformazioni culturali della loro epoca; anzi vissero le grandi rivoluzioni scientifiche e filosofiche del diciottesimo e del diciannovesimo secolo tra preoccupazioni, del ghetto l’uno e dell’haskalà l’altro, e desiderio di rinnovamento delle coscienze. Entrambi riuscirono ad aprire varchi identitari e intellettuali, l’uno nel mondo della mistica, l’altro della psicologia del profondo.
Moshè Chayim Luzzatto (1707-1746), respirò l’aria europea del 1700 prima a Padova poi ad Amsterdam, visse a cavallo tra tradizione rabbinica e ricerca filosofica settecentesca.
Scrisse opere di mistica, etica, letteratura, poesia e teatro; dedicò molta parte della sua vita alla sistematizzazione del pensiero tradizionale teosofico e finì i suoi giorni in Terra d’Israele. La sua opera più popolare, Il Sentiero dei giusti, è considerata una colonna portante di tutto l’ebraismo e della letteratura del mussar.
Israel Lipkin, (1810-1883), detto il Salanter, cresciuto nel contesto socioculturale lituano dei mitnagdim, si concentrò sulla relazione tra Torà e timore di Dio nonchè sulle motivazioni psicologiche individuali relative al servizio divino. Lottò strenuamente per riportare all’attenzione il tema dell’etica biblico-talmudica. Le difficoltà che incontrò spostarono il suo interesse e la sua azione dall’ambito sociale a quello dell’educazione e della formazione del ‘timorato di Dio’. Diede nuovo impulso agli antichi insegnamenti del mussar fondando le Case del Mussar: laboratori di trasformazione del carattere attraverso lo studio, l’esercizio spirituale e una pratica di vita improntata all’osservanza dei precetti.
Sia il Salanter che Luzzatto posero al centro dell’attenzione la pratica devozionale della scalata verso la rettitudine e il perfezionamento morale, per la riparazione della shekhinà o il tikkun ‘olam. Il primo ricercò il tikkun ha-middot nell’isolamento, nell’ascesi e nell’indagine filosofica, il secondo nella trasformazione psicologica individuale.
Se è vero che l’etica biblico-ebraica rifiorì in tempi di disorientamento, oggi potremmo attingere a quelle fonti e riceverne ancora beneficio e direzione.