Assia Neumann Dayan – 21.2.2025
Siamo abituati a giustificare l’orrore, dalla ferocia di un cane sui bambini alla pornografia macabra di Hamas sui cadaveri degli israeliani
Sono giorni che si parla dei pitbull. Una neonata è morta nel suo letto sbranata dal cane, pare, con il padre che le dormiva accanto ma che non si è accorto di niente. Ci sono persone che dicono che non è mai colpa dei pitbull, anche se sono sempre pitbull, ma che la colpa è comunque del padrone: non è la razza, ma l’educazione, non è lo scorpione, ma la rana. Il pitbull segue la sua natura, le persone dicono che la sua natura non è poi così importante se c’è un buon maestro.
Uno dei tiktoker più seguiti in Italia è uno che si riprende mentre mima il gesto di picchiare la sua bambina, molto piccola, mentre il suo pitbull lo ferma azzannandogli il braccio: non lo vedete com’è buono? Questa persona non può farci nulla, è la sua natura di tiktoker. E la natura di noi che lo guardiamo, qual è?
Un anno e mezzo fa un’organizzazione terroristica ha rapito un padre e una madre, una madre che teneva in braccio un neonato di nove mesi e un bambino di quattro anni. Una settimana fa è stato liberato il padre, ieri i cadaveri della sua famiglia. Questi terroristi hanno restituito i corpi di un anziano di ottantatré anni, di un bambino di due anni, di un bambino di cinque e della loro mamma, tenuti in ostaggio sottoterra per un anno e mezzo.
Ieri hanno allestito un palco, messo la musica a palla, creato una grafica, stampato la grafica su uno striscione, messo lo striscione dietro le bare, chiuso a chiave le bare, buttato la chiave delle bare, mentre una donna grassa lanciava caramelle al pubblico. Mi sono chiesta se è nella natura dell’uomo tenere in ostaggio dei cadaveri, umiliare i cadaveri, umiliare le famiglie dei cadaveri. Mi sono risposta che la civiltà nasce e si evolve con la degna sepoltura dei morti, ed è proprio lì che la civiltà muore.
Un anno e mezzo fa i giovani occidentali, perlopiù studenti universitari e professionisti laureati – se tutto è una questione di classe, lo è anche e soprattutto questo –, andavano in giro a strappare i manifesti con la foto del vecchio, del neonato, del bambino e della madre. Su una foto del neonato avevano scritto: «La testa ancora attaccata». Altri, perlopiù difensori dei diritti umani, dicevano in giro che in fondo se l’erano meritato, perché è nella natura degli ebrei meritarselo, così come è nella natura del difensore dei diritti umani difendere gli oppressi.
Il vecchio, il neonato, il bambino e la mamma non erano gli oppressi: lo erano, e lo sono, quelli che li hanno messi in una bara. È una specie di sollievo sapere che l’anziano, il neonato, il bambino e la madre non abbiano mai saputo dei manifesti, delle manifestazioni, dei giornali, delle università, dell’Onu, di Amnesty, della Croce Rossa, di niente. Tutto questo però lo ha saputo il padre, una figura tragica che porta un peso che nessuno può essere in grado di sopportare, condannato a vivere anche quello che non ha vissuto.
Dwight D. Eisenhower aveva detto di documentare tutto quello che c’era nei campi di sterminio «per essere in grado di fornire prove di prima mano di queste cose se mai, in futuro, si sviluppasse la tendenza ad accusare queste affermazioni semplicemente di propaganda». Eisenhower conosceva la natura dell’uomo, quello che non aveva immaginato è che la propaganda sarebbe diventata la forma più attraente di educazione occidentale.
Alcuni maestri hanno fatto in modo che la propaganda diventasse l’unica storia da raccontare, e lo hanno fatto perché sapevano di poterlo fare, dal momento che quell’educazione gliel’hanno impartita loro nelle aule delle scuole, nei talk show, sui social, ai banchetti per le raccolte di beneficenza.
Io credo che buona parte delle persone pensi che di bambini ebrei siano morti solo questi due, perché non sono state diffuse le foto dei bambini morti il 7 ottobre. Ieri, tolte le bare, sul palco sono saliti dei bambini palestinesi a far festa: per natura, nessun bambino festeggia la morte di un coetaneo.
Una cosa che so è che in guerra bisogna sempre lasciare al nemico qualcosa da perdere. Cosa c’è da perdere quando il tuo unico desiderio è quello di morire e di far morire i tuoi figli? Mi sono anche chiesta se è nella natura dell’uomo non essere spaventato dagli scorpioni che ti chiedono un passaggio sulla schiena: scorpioni che hanno proprio la forma degli scorpioni, si comportano come scorpioni, parlano come gli scorpioni. Ho pensato che smetti di essere spaventato quando lo scorpione sei tu.