Nick Cohen spiega che c’è una parte del mondo progressista che non è meno antisemita dei fascisti. Il punto di vista dello Spectator
“Ci sono dei dibattiti tra uomini e donne, bianchi e neri, in cui tu sai da che parte stare”, scrive Nick Cohen sullo Spectator. “Da una parte, dal ‘lato giusto della storia’, ci sono i progressisti e dal lato sbagliato ci sono i bigotti e i reazionari che si tappano le orecchie in modo da non dovere mai cedere i loro privilegi ereditati. Tuttavia, quando si parla di ebrei, si capovolgono i ruoli. Secondo Cohen una parte dell’opinione pubblica progressista ha deciso che il miglior modo per mostrare di essere dal lato giusto della storia è quello di ripetere idee antisemite e accusare chiunque la pensi diversamente di essere complice di una trama per difendere gli interessi di Israele e spostare l’attenzione dalla sofferenza reale delle minoranze etniche meno privilegiate. Il libro di David Baddiel Jews Don’t Count è uscito questa settimana e sostiene che in un’epoca in cui ogni minoranza viene ascoltata, esiste una grande minoranza etnica, ovvero gli ebrei, verso cui un gran numero di progressisti non mostra alcun interesse.
Questo filone di pensiero tollera il ritorno di odii medievali perché sostiene che tutti gli ebrei siano ricchi – una riedizione dello stereotipo sia nazista che comunista”. “Di questi tempi l’antisemitismo viene espresso come un pregiudizio e un’ostilità diffusa verso gli ebrei in quanto ebrei, ovvero privi di altre forme di privazione materiale (come la disoccupazione strutturale) che si manifestano in altre forme di razzismo”, ha spiegato lo scrittore comunista Ash Sarkar. Troppi a sinistra pensano che gli ebrei sono ricchi e bianchi e quindi non meritano grande attenzione – una falsità. Ma se anche fossero così, il loro essere ricchi e bianchi non li risparmia dalla violenza. Una sinistra che sostiene di essere antifascista può affrancare l’antisemitismo solo rifiutandosi di capire il fascismo del giorno d’oggi.
I suprematisti bianchi americani e i nazionalisti ungheresi di Viktor Orbán si sono appropriati di una retorica antisemita che andava in voga negli anni Trenta. L’intellettuale Baddiel, spiega Cohen, sostiene una tesi che pochi a sinistra capiscono: per secoli gli ebrei sono stati gli “estranei” per il mondo cristiano e il volto dell’ebreo con il naso adunco e il sigaro resta la raffigurazione più accurata del nemico capitalista. Questi pregiudizi sono cosi profondi e radicati che in pochi a sinistra riescono a comprendere la loro esistenza o il loro potere. La tradizione stalinista non è meno antisemita di quella fascista, o dell’Islam radicale dei giorni nostri. Per un pezzo di sinistra l’antisemitismo non riguarda solamente gli ebrei ma appartiene a una più ampia visione del mondo che prevede il sostegno incondizionato verso Vladimir Putin e l’Iran, e un disprezzo per la democrazia pari a quello del movimento trumpiano. “Credo che ci siano persone di buon senso a sinistra che sono intrappolate dalla fedeltà di partito e da un pensiero di gruppo che li porta difendere i complottisti razzisti – conclude Cohen – Vale la pena discutere con loro. Per quanto riguarda i complottisti razzisti, non puoi discutere con loro, puoi solamente combatterli”.