Spremere un liquido da un frutto, ovvero da un solido nel quale è assorbito (sochèt) è una toladah (filiazione) della melakhah di dash (separare i chicchi del grano dal loro involucro naturale): entrambe le azioni sono proibite in linea di principio sia di Shabbat che di Yom Tov.
Riguardo al divieto di spremere i frutti, questi sono divisi in tre categorie:
- Olive e uva. Al tempo dei nostri Maestri questi frutti venivano considerati destinati fondamentamente alla spremitura per la produzione di olio e vino. Il divieto ha valenza biblica.
- Altri frutti destinati comunemente (ma non necessariamente) a spremitura. Ai tempi dei nostri Maestri rientravano in questa categoria le melagrane e le fragole. Oggi si tratta degli agrumi, dell’ananas e della mela. Il divieto ha valenza rabbinica, perché la spremitura non è la loro destinazione principale (Rashì), ovvero perché il loro succo è considerato un prodotto secondario (ze’ah, lett. semplice “essudato”) del frutto (Ran).
- Frutta e verdura comunemente destinati a essere mangiati e non a essere spremuti. La loro eventuale spremitura è permessa, perché il succo non è comunemente adoperato (p. es. melone).
A ciò va aggiunto il divieto di spremere un succo assorbito in un solido: p. es. se la challah ha assorbito del vino.
Spremere il liquido per eliminarlo. Di Shabbat è lecito spremere un liquido da un cibo solido per migliorarne il gusto (p. es. spremere l’olio in eccesso da una scatoletta di tonno) a condizione: 1) che non si tratti di olive e uva e 2) che la spremitura venga eseguita subito prima di mangiarlo, perché coinvolge anche la melakhah di selezionare il cibo dallo scarto (borèr): una delle condizioni per permettere la selezione di Shabbat è che quest’ultima venga effettuata immediatamente prima dell’uso. Dal momento che di Yom Tov non sussiste di principio il divieto di borèr per la preparazione del cibo, l’operazione può essere eseguita in qualsiasi momento della giornata in cui si intende consumare quel cibo e non necessariamente subito prima.
Spremere il liquido per utilizzarlo. Di Shabbat e di Yom Tov non è ammesso spremere un liquido che si intende utilizzare né su un altro liquido, né in un recipiente vuoto sebbene si voglia aggiungere il solido successivamente. E’ lecito spremere un liquido che si intende utilizzare solo a condizione che venga spremuto direttamente in un cibo solido per migliorarne il sapore, una volta che questo lo assorba completamente. Pertanto è permesso spremere del limone su pesce, carne, verdura, frutta, ecc. ma non nell’acqua, nel tè, nè in un bicchiere vuoto. Secondo la maggior parte dei Decisori è permesso spremere il limone sullo zucchero anche se si ha intenzione di aggiungere liquido successivamente (Ben Ish Chay. Chazon Ish lo proibisce). Secondo tutti è permesso mettere una fettina di limone nel liquido (di Shabbat solo se questo è freddo: p.es. nell’acqua, nella Coca-Cola ma non nel tè, perché a contatto con una bevanda calda ci può essere un problema di “cottura” del limone crudo, mentre di Yom Tov è comunque permesso), a condizione che non la si sprema con il cucchiaino.
Succhiare la frutta con la bocca. E’ permesso, purché non si tratti di olive e uva. Quando si mangia il pompelmo si deve pertanto fare attenzione a non spremere il succo con il cucchiaino, mentre ciò che esce durante la masticazione non costituisce problema.
Mashqin she-zavu. I nostri Chakhamim, nell’intento di evitare che si arrivi a spremere un frutto di Shabbat o di Yom Tov, hanno proibito anche di utilizzare il succo che sia uscito dalla polpa naturalmente in quel giorno, fino a dopo Shabbat o Yom Tov. Il divieto vale per le olive e l’uva in ogni caso, nonché per tutti gli altri frutti che siano stati destinati alla spremitura. Un frutto destinato a essere mangiato con tutta la polpa e così ogni altro cibo non sono soggetti a questo divieto e il liquido che trasuda può essere adoperato immediatamente, perché non si teme che si possa giungere a spremerli per ottenere altro succo.