1) Occorre masticare il cibo per bene prima di inghiottirlo. I cabbalisti notano che la nostra dentatura è costituita da 32 denti, pari alle vie della saggezza con cui D. ha creato il mondo (22 lettere + 10 cifre) secondo il Sefer Yetzirah. L’alimentazione è un’esperienza spirituale: masticando il cibo lo assimiliamo all’uomo e dunque lo eleviamo. Chi non ha la dentatura completa compie comunque il tiqqun.
2) In funzione del tiqqun è necessario lasciare del pane in tavola per tutta la Birkat ha-Mazon: “non pronunciare il Nome di H. invano” (Shemot 20,7). Se è stato consumato tutto e ci si è accorti solo all’ultimo non si porti in tavola un pane intero, ma spezzato. Se tuttavia è avanzato sulla tavola un pane intero lo si lasci: a priori è la soluzione migliore.
3) Non si lascino i coltelli, né recipienti vuoti sulla tavola.
4) Non si lascino sulla tavola avanzi di cibo del volume di un’oliva e si deve porre attenzione a non bagnarli anche se fossero più piccoli. Le briciole del pane vanno raccolte e gettate nel forno.
5) Prima della Birkat ha-Mazon occorre procedere al lavaggio delle mani detto Mayim Acharonim (“acque finali”, per distinguerle da Mayim Rishonim, “acque iniziali” con cui si definisce la Netilat Yadayim prima di Ha-Motzì), anche se si fosse mangiato pane soltanto. Il Talmud (Chullin 108b) stabilisce che Mayim Acharonim Chovah (“le acque finali sono un obbligo”), per via del sale di Sodoma che veniva preso con le dita ed era tanto forte da provocare la cecità qualora fosse venuto a contatto con gli occhi. E’ opportuno ripetere l’affermazione talmudica prima di effettuare il lavaggio non solo per ricordare la Halakhah, ma anche per assolvere all’obbligo di pronunciare parole di Torah a tavola se non si avesse avuto il tempo di provvedere altrimenti.
6) Per effettuare Mayim Acharonim è opportuno usare poca acqua per motivi mistici. Se le mani o la bocca fossero unte tanto da richiedere un vero e proprio lavaggio con molta acqua prima di concludere il pasto, torni a mangiare del pane dopo questo lavaggio prima di procedere con Mayim Acharonim.
7) Le “acque finali” vanno raccolte in un recipiente durante il lavaggio e non rovesciate per terra. Se non si trova un recipiente, possono essere scaricate su un pavimento lastricato.
8) L’acqua non deve essere calda oltre i 40 gradi e deve essere potabile. Per versarla occorre la “forza umana” di un recipiente: non basta il rubinetto. Se non si è fatto Mayim Acharonim prima della Birkat ha-Mazon lo si faccia subito dopo. Se non ha acqua a disposizione lo faccia con altre bevande, all’occorrenza persino con il vino.
9) Si versa l’acqua solo sulle dita, tenendo queste ultime rivolte verso il basso.
10) Chiunque maneggi il sale o cibi in salamoia anche senza mangiarli è tenuto a lavare le mani successivamente, sebbene il sale di Sodoma non esista più. Le mani devono comunque essere lavate prima della Birkat ha-Mazon se sono sporche di cibo.
11) Non si interrompe fra Mayim Acharonim e Birkat ha-Mazon neppure con parole di Torah. Solo il Salmo e i versetti che precedono la Birkat ha-Mazon possono essere recitati nel frattempo.
12) Se c’è zimmun è meglio recitare la Birkat ha-Mazon tenendo in mano il calice di vino (‘al ha-kos). Il calice viene porto da un’altra persona e chi recita la Berakhah per tutti lo accoglie con entrambe le mani, per poi passarlo nella mano destra per tutta la durata della Berakhah. Si fa in modo che il pane si trovi alla sua sinistra in modo che la persona sia circondata dalle Mitzwòt.
13) Il calice dev’essere stato appositamente lavato dentro e fuori. Dev’essere chay (“vivo”), espressione di cui si danno tre interpretazioni: a) non sia annacquato, almeno fino alla fine della seconda Berakhah; b) non derivi da residui di altri bicchieri, ma sia versato direttamente dalla bottiglia; c) dopo la mescita sia pieno fino all’orlo, ma non fino a traboccare.
14) E’ controverso se il mancino debba tenere il calice con la mano destra come tutti gli altri o con la sinistra.
15) Il calice deve essere illibato, in caso contrario sono sufficienti poche gocce per “correggerlo”.
16) Il calice non deve presentare brecce o fenditure.
17) “Colui al quale viene chiesto di dire la Birkat ha-Mazon e non lo fa, si accorcia la vita”. Questo peraltro valeva allorché uno la recitava per tutti. Oggi che sono a disposizione Birkhonim e tutti sono in grado di recitarla ciascuno per contro proprio, l’anatema non vale più. E’ però opportuno ancora oggi correre dietro a questa Mitzwah. Si dà l’incarico preferibilmente a una persona generosa, come dice il verso: “Il generoso sarà benedetto” (Mishlè 22,9), dove la parola mevorakh (“sarà benedetto”) è scritta senza waw e può pertanto anche essere letta mevarekh (“benedirà”; Sotah 38b). L’ospite incaricato non trascuri di aggiungere la Benedizione per il padrone di casa.