Hakhnasat Sefer Torah (Ivrea – 15/10/2015)
Ogni mattina e quando viene letto il Sefer Toràh in pubblico, benediciamo H. “che ci ha scelto fra tutti i popoli e ci ha dato la sua Toràh”. Rav Zvì Yehudàh Kook, figlio del celeberrimo Avraham Ytzchaq Kook e famoso rabbino a sua volta, tornava spesso sul fatto che la scelta di Israele preceda il dono della Toràh. Prima di pronunciare i dieci comandamenti H. spiega qual è il nostro compito: essere un possesso speciale fra tutti i popoli, un reame di sacerdoti, una nazione santa. Solo alcuni giorni fa, a Simchat Toràh, abbiamo terminato ed iniziato nuovamente la lettura della Toràh, e nell’ultima parashàh della Toràh, la parashàh di Wezoth ha-berakhàh, abbiamo letto della morte di Moshè Rabbenu.
Rashì dedica l’ultimo commento al Chumash all’esaltazione di Moshèh Rabbenu, lodandolo per la scelta di rompere le tavole della Legge, scelta poi condivisa dal Signore. Dopo il peccato del vitello d’oro H. aveva presentato a Moshèh due opzioni: Israele senza Toràh, o Toràh senza Israele. Moshèh Rabbenu, distruggendo le tavole, si schiera decisamente dalla parte di Israele. Ci potremmo chiedere perché la parashàh del matan Toràh, la parashàh di Ytrò, prende il nome da un non ebreo. La risposta a questa domanda è semplice: Ytrò, il suocero di Moshèh, è il prototipo della persona giusta e morale, e certamente dobbiamo ammirarlo per via di queste sue doti, ma dobbiamo altresì comprendere che la Toràh trascende completamente questa dimensione, e lo sminuire le capacità dell’uomo a prescindere dalla Toràh non ha altro effetto se non quello di sminuire la Toràh stessa, impedendo di percepirne il vero valore. Nel libro di Isaia (cap. 65) è detto “come i giorni dell’albero sono i giorni del mio popolo”.
Tutti noi sappiamo che la Toràh è un albero di vita (Etz Chayim). Nel Midrash R. Shim’on Bar Yochai spiega che, al contrario di quanto possiamo pensare, e molti effettivamente sostengono, la Toràh è stata creata per Israele e non viceversa, e se l’una è eterna, l’altro tanto più. Se pensiamo al rapporto fra la Toràh e il mondo, possiamo comprendere meglio l’affermazione di R. Shimon Bar Yochai. In base alla nostra tradizione la Toràh precede il mondo, e contemplandola H. ha creato il mondo. La Toràh è assolutamente indipendente dal mondo, perché lo precede, e può sussistere anche prescindendo da lui. L’Or Ha-chayim ha-qadosh (Vaiqrà 26,44) dice esplicitamente che “se non c’è Israele non c’è Toràh”. Il popolo ebraico è una creazione sovrannaturale, ma la Toràh è ciò che gli permette di essere se stesso, è ciò che gli permette di tenere il contatto con H. e con la propria radice.
Oggi è un giorno storico per l’ebraismo di Ivrea, ringrazio di cuore Omer Goldstein per l’affetto che ha mostrato a questa città e a questa comunità. Mi auguro che il Sefer Toràh che è stato donato, e che spero venga utilizzato spesso, possa contribuire a far splendere con forza sempre maggiore la luce degli ebrei di Ivrea, e di conseguenza che la Toràh e il suo studio, a cui gli ebrei eporediesi tengono molto, possano diffondersi, finché “sarà piena la terra di conoscenza del Signore, come le acque coprono il fondo del mare” (Isaia 11,9).