Da dove deriva l’uso di addobbare di fiori ed in particolare di rose, le Sinagoghe per Shavuot? Non pare una imitazione di noti costumi non ebraici?L’uso di addobbare di rose il Bet Hakenesset in occasione di Shavuot e’ ben attestato in molte comunita’ ed e’ codificato dal Rama’ allo Shulchan Aruch Orach Chayim 494,3 che scrive testualmente “e si usi stendere erbe a Shavuot nella Sinagoga e nelle case in ricordo della gioia del dono della Tora’”.Per quanto il Rama’ si riferisca al mondo ashkenazita, il minhag e’ ampliamente diffuso anche nel mondo sefardita: presso gli Ebrei persiani Shavuot assume addirittura il nome di Moed dei fiori.Le ragioni indicate nelle fonti tradizionali per spiegare quest’uso sono molteplici. Vediamone alcune:
- Alla vigilia del Mattan Torah Mose’ viene avvertito di cingere il Monte Sinai per evitare che vi si portassero gli animali al pascolo (Es. 34,3). Cio’ dimostra che il monte Sinai allora era verdeggiante (Levush, Riavatz, Birke’ Yosef del Kida di Livorno)La Tora’ racconta che “Reuven all’epoca della mietitura del grano, (cioe’ a Shavuot), ando’ e trovo’ delle mandorle nel campo” (Gen 30,14) e quella stessa notte sua moglie Lea concepi’ Issachar, che si sarebbe successivamente distinto nello studio della Tora’ (49,14 e Rashi’ ad loc.). Il Midrash Talpiot, identificando le mandragole con un tipo di rose, vede in questo fiore il simbolo del Matan Torah.Il Talmud (Shabbat 88b) riferisce che quando fu data la Tora’ il mondo si riempi’ di soave profumo ad ogni comandamento che Dio pronunciava (Cfr. Cant. 5,13, Keter Shem Tov).Secondo il Targum Sheni di Ester, Amman avrebbe parlato male degli Ebrei, riferendosi proprio al loro attaccamento alla Torah ed alle usanze di Shavuot. Lo si evince da quanto dice il testo “e la legge (dat, cioe’ Tora’ nella interpretazione midrashica) fu data a Shushan“, che il midrash legge Shoshan = rose.
“La Tora’ fu data con le rose” (Khida’ di Livorno)Secondo un altro Midrash (Vaikra’ Rabba’ 23,5) Israele fra le nazioni e’ paragonata ad una rosa nel frutteto. Il padrone (Dio) avrebbe voluto abbattere il frutteto, ma quando si accorse della rosa, per i meriti di questa (Cioe’ perche’ Israele aveva accettato la Tora’), lo risparmio’ (Bene’ Issachar).Un’interpretazione piu’ recente si riconnette al fatto che la Tora’ prescrive agli Ebrei, presso il Monte Sinai, “di essere pronti il terzo giorno” (Es. 19,11) per ricevere la Tora’, e nel terzo giorno della Creazione furono creati i vegetali (Ma cio’ contrasta con l’opinione di molti secondo cui la Tora’ fu data di Shabbat).Nel calendario agricolo a Shavuot “si viene giudicati per i frutti degli alberi”, (Mishna’, Rosh Hashana’, 1,2; Maghen Avraham). - Moshe’ nacque, secondo la tradizione, il 7 di Adar, e fu tenuto nascosto, come dice la Tora’, per tre mesi. Il giorno in cui fu deposto nel canneto era la festa di Shavuot. In ricordo del canneto che salvo’ Moshe’ a Shavuot si usano decorazioni vegetali (Millin Chadtin)
Di fronte a tante spiegazioni diverse, per quanto interessanti ed affascinanti, e’ logico domandarsi quale sia l’origine autentica del rito, e se essa vada ritrovata in alcuna di queste. Secondo il Chaye’ Adam (131,13) , il Gaon di Vilna avrebbe soppresso l’uso nella sua Comunita’ proprio con la sua somiglianza con analoghe manifestazioni religiose non ebraiche, in base al versetto “non procederete secondo i loro costumi”. (i)La sua opinione non e’ tuttavia seguita dalla maggioranza degli Acharonim.Essa riflette peraltro la sua posizione in una celebre controversia con Rabbi Yossef Colon di Pavia (ii) relativamente ad un argomento simile: se e’ permesso ai medici ebrei indossare la “cappa” come segno distintivo della professione, nonostante si tratti di “un loro costume”. Mentre il Gaon e’ contrario per questo motivo, R.Y. Colon spiega (Resp. n. 88) che il divieto di procedere secondo i loro costumi si limita a due generi di condotta: 1) costumi immotivati, senza base logica (cui si riferisce il termine ebraico Khoq usato nella Tora’, che significa legge stabilita in quanto tale) se la si segue e’ puramente per “moda”. 2) Comportamenti immorali.
Se viceversa l’azione in oggetto ha un significato ed uno scopo ed e’ moralmente lecita, anche se sappiamo che e’ stata istituita per la prima volta fuori dal mondo ebraico e’ da ritenersi permessa.La regola e’ stata cosi’ recepita nello Shulchan Aruch(YD 178 e Rama’ ad loc.) che permette l’uso delle “cappe” e lo stesso principio deve valere per i fiori a Shavuot. In entrambi i casi la motivazione e’ il kavod, la dignita’ della persona del medico e la dignita’ della festivita’, come e’ ben spiegato nei Midrashim.Un’altra interessante questione, dibattuta al nostro proposito da Rav Ovadia’ Yossef (Resp. Yechave’ Daat 4,33) e’ se e’ lecito ricavare una Halacha’ (obbligo di comportamento) da un Midrash. Troviamo infatti stabilito nel Talmud (Pea’ 2,4) che ein lamedin halacha’ min amidrash. I decisori limitano tuttavia la portata di queste regole ai casi in cui il Midrash potrebbe essere in contraddizione con il Talmud, ma se non vi e’ controversia ed il Midrash non fa che aggiungere a quanto si trova scritto nel Talmud, esso puo’ essere considerato come fonte di Halacha’. E’ quanto scrivono Rabbenu Tam nel Sefer hayashar (45,3), il Peri’ Chadash di Livorno (OH 128,20), ed ancora il Khida’ di Livorno (Resp. Chaym Sheal 1,92). Anche nel nostro caso dunque, la regola di addobbare di fiori il Bet Hakenesset a Shavuot resta valida, in quanto i Midrashim che la sostengono non sono in contraddizione con altre fonti halachike, ma anzi ci ispirano a celebrare con maggiore dignita’ e sentimento la festa del dono della Tora’.
Note:
- L’esistenza di riti analoghi in questa stagione e’ attestata anche in altre culture, (Rusalilie in Romania). C’e’ chi addirittura mette in relazione l’origine dell’uso ebraico con antichi culti primaverili, come i Rosalia dell’antica Roma (Th Gaster, Festival of the Jewish Year 1952, p. 75- 76).
- Mahariq, di origine francese, a Pavia aveva fondato una Yeshiva’ rinomata in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Ovviamente la “controversia” con il Gaon, vissuto tre secoli dopo, e’ solo concettuale e testuale. Per sintetizzare la posizione del Mahariq, divenuta normativa, come si e’ detto, vale la pena di citare una fonte contemporanea non rabbinica: “quello che conta e’ sapere in che spirito si prende a prestito qualcosa” (E. Levinas, Quattro lettere talmudiche, ed. Melangolo, 1982, p. 136). Si veda anche A. Somekh E’ lecito pregare yoga?, in R.M.I. 1993.