Un egittologo tedesco ritiene di aver scoperto il significato del misterioso libro illustrato del XV secolo. In passato molti altri hanno fatto la stessa affermazione e hanno fallito
Rivelerà finalmente i suoi segreti il manoscritto Voynich, un documento degli inizi del Quattrocento conservato all’Università di Yale negli Stati Uniti e considerato uno dei libri più misteriosi del mondo? Finora qualsiasi tentativo di decifrare il testo del manoscritto, composto da una combinazione di lettere latine scritte a mano, numeri arabi e caratteri sconosciuti, non è riuscito. A causa dei molti misteri che circondano il suo contenuto, è apparso in programmi tv, libri, musica e persino in videogiochi. Ora, dopo tre anni di analisi, l’egittologo tedesco Rainer Hannig, del Roemer- und Pelizaeus Museum di Hildesheim, crede di aver trovato il codice per tradurre l’opera: ha scoperto che il linguaggio del manoscritto si basava sull’ebraico.
«Sono stati intrapresi innumerevoli tentativi di decifrazione», scrive Hannig in un articolo in tedesco che spiega la sua metodologia. «Sono state proposte molte lingue, come il latino, il ceco o, tra gli altri, il nahuatl (parlato dagli aztechi), solo per citarne alcune… La struttura delle parole lascia una sola possibile spiegazione: il manoscritto non era composto in una lingua indoeuropea».
Dalla sua analisi, Hannig ha concluso che il testo deve essere una lingua semitica e, considerato l’immaginario europeo che traspare dalle illustrazioni del libro, ha ristretto le opzioni all’arabo, all’aramaico o all’ebraico, le lingue parlate dagli studiosi europei del Medioevo.
Dopo aver identificato una connessione tra alcuni caratteri Voynich e l’ebraico, è riuscito a tradurre le prime parole e poi le frasi complete. «La traduzione effettiva del manoscritto Voynich richiederà perlomeno un paio d’anni di lavoro, anche nel caso in cui ci lavorino specialisti in lingua ebraica, che siano esperti in ebraico medievale e nella terminologia dei testi botanici e medici», scrive Hannig. «Il carattere della scrittura, la pronuncia delle parole, la peculiarità e il vocabolario del periodo causeranno molti problemi anche a un madrelingua di lingua ebraica».
Nel corso degli anni, decrittatori professionisti e studiosi di varie discipline hanno tentato di risolvere il mistero del manoscritto Voynich. Alcuni già sospettavano che si celasse l’ebraico dietro la strana scrittura, compresi gli autori di uno studio basato su algoritmi informatici pubblicato nel 2016, sebbene in quel caso gli esperti abbiano messo in dubbio la metodologia utilizzata e non sia poi stata prodotta alcuna traduzione affidabile.
Altri hanno affermato che il manoscritto è un falso e il testo stesso una bufala. Oltre a tutto questo, le 240 pagine in pergamena del manoscritto riportano illustrazioni di piante, teste galleggianti, segni zodiacali, creature fantastiche (inclusi draghi), castelli, donne che fanno il bagno e simboli astronomici. Gli studiosi hanno usato queste illustrazioni per organizzare il contenuto del manoscritto in sei sezioni principali: botanica, astronomia e astrologia, biologia, cosmologia, farmaceutica e ricette. Tuttavia, senza la possibilità di leggere il testo, il suo vero contenuto è rimasto inafferrabile. Anche il nome dell’autore del manoscritto rimane un mistero.
Il manoscritto Voynich venne alla luce nel 1912, dopo che Wilfrid Voynich, un mercante di libri antichi a Londra, acquistò il manoscritto in Italia. In precedenza era appartenuto all’imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II e probabilmente a John Dee, astrologo alla corte della regina Elisabetta I d’Inghilterra. Dal 1969, il manoscritto è conservato nella Beinecke Rare Book and Manuscript Library presso l’Università di Yale. Una conferenza sull’argomento è prevista a Hildesheim nel mese di agosto.
Garry Shaw, edizione online, 20 giugno 2020
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