Piero Stefani
Le Sacre Scritture ebraiche proibiscono non solo di uccidere, ma anche di toccare i cadaveri, eppure a Pasqua gli ebrei sono accusati, a torto, di dividersi il cuore di un bimbo cristiano. Se in qualche posto viene trovato un cadavere, gli ebrei sono perfidamente accusati di omicidio e con questo pretesto vengono perseguitati, spogliati dei loro beni e torturati. Le parole qui sunteggiate non sono di un apologeta ebreo, si trovano in una bolla di papa Innocenzo IV del 1247. Eppure si presentano come una specie di cronaca di quanto sarebbe avvenuto a Trento nel 1475.
L’accusa antiebraica di usare il sangue cristiano per scopi magico-rituali è attestata in Europa a partire dalla metà del XII secolo; proseguì per centinaia di anni. Le reiterate smentite da parte del magistero pontificio rientrano nella sfera delle «grida manzoniane». Specie in area tedesca e alpina, l’accusa di omicidio rituale restò fortemente radicata. Una dozzina di anni fa il libro di Ariel Toaff “Pasque di sangue” (il Mulino) non ne escluse, in alcuni casi, la fondatezza. Le polemiche furono accesissime.
La prevalente collocazione pasquale dell’accusa di omicidio costituiva una specie di reiterazione degli eventi connessi alla morte di Gesù. Per l’antigiudaismo il versamento di sangue cristiano da parte di ebrei era considerato un atto dotato di atroce ambivalenza: da un lato questi presunti gesti costituivano un’implicita ammissione di quanto insostituibile fosse per gli ebrei il sangue di Cristo, mentre, dall’altro, evidenziavano l’assunzione diretta, a opera dei discendenti, della colpa dei padri che di fronte a Pilato gridarono: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli» (Matteo 27, 25).
In Italia il caso più noto è quello di Simonino da Trento. Lo è per due ragioni diametralmente opposte: la prima perché quell’omicidio diede luogo a un culto diffuso per secoli, la seconda perché quel culto è stato abolito. Il giorno di Pasqua del 1475 Samuele di Norimberga riferì alle autorità che in una roggia sotto casa sua c’era il cadavere di un bimbo di circa due anni. Colui che denunciò il fatto venne considerato colpevole, fu arrestato assieme alla sua famiglia e ad altri ebrei; ci furono torture, processi, condanne a morte, espulsioni. Iniziò un culto del piccolo martire che fu contrastato da Papa Sisto IV e favorito dal vescovo locale Hinderbach; passò un secolo, nel 1588 Sisto V approvò, di fatto, il culto. Simonino divenne beato.
Si dovette attendere la seconda metà del Novecento perché l’azione congiunta dell’ebrea triestina Gemma Volli, di monsignor Igino Rogger, storico della Chiesa trentina, e del domenicano padre Eckert smontasse le accuse e consentisse alla Congregazione dei riti di rimuovere il culto del presunto beato, ma vero bimbo assassinato da mani ignote. Il 28 ottobre 1965 — il giorno in cui il Concilio Vaticano II approvò la dichiarazione “Nostra aetate”, destinata a mutare l’insegnamento cattolico nei confronti degli ebrei — il vescovo di Trento, Alessandro Maria Gottardi, rese operativa la decisione.
Nel centenario della nascita di Igino Rogger, la mostra “L’invenzione del colpevole. Il «caso» di Simonino da Trento”, dalla propaganda alla storia ripercorre attraverso documenti, quadri, statue, sussidi multimediali l’intera vicenda. L’attualizza soprattutto presentandola come un modo per diffondere con i mezzi di comunicazione (compresa l’allora recentissima stampa) notizie false volte a manipolare le convinzioni della gente.
L’altro versante attualizzante concerne il ritorno dell’antisemitismo e dell’odio per il «diverso». Oggi l’accusa di omicidio rituale non fa più parte del bagaglio antisemita. Le cose stanno diversamente per un altro fenomeno relativo alla «finanza ebraica», che allora favorì l’odio nei confronti degli ebrei. Il tuttora beato Bernardino da Feltre fu uno dei più attivi fondatori dei Monti di pietà, la sua predicazione contro l’usura fu violentemente antiebraica. Avvenne così anche a Trento ai primi del 1475. Pur non essendoci un nesso diretto tra predicazione e presunto omicidio rituale, non c’è dubbio che Bernardino favorì la diffusione di un pesante clima antiebraico. Nell’attuale revival dell’«economia francescana» (testimoniato pure dal convegno “The Economy of Francesco”, in programma il 26-28 marzo 2020, a cui interverrà il Papa) queste spesse ombre non vanno dimenticate.
Corriere della sera 15/12/2019