Durante una piacevole serata in Sukkah, alcuni correligionari della mia Comunità mi hanno sottoposto, alquanto divertiti, il testo di una E-Mail diffusa da un’organizzazione milanese denominata Qeshet con l’invito ad un Simchat Torah “alternativo”. Dopo un cappello esplicativo ricco di dettagli sul significato della “festa della Legge” come “festa della democrazia”, esso dava le coordinate per Domenica 29 Settembre. Partenza in autostrada alle 9 del mattino alla volta di Soragna, visita al paese, al castello, al museo e alla Sinagoga, dove “ricorderemo” (per chi nel frattempo se ne fosse dimenticato!) la ricorrenza “con il nostro Siddur”, per terminare con una degustazione presso “famosi” ristoranti locali.
In questi casi credo che ci sia un’altra via per reagire. Ed è cercare nelle coincidenze, comunque esse si presentino, possibili spunti di riflessione. Il nome che l’organizzazione si è scelto, qeshet, è assai impegnativo. Esso indica l’arcobaleno, e nella mente dei promotori avrà evocato l’idea di un ponte cosmico teso a unire mentalità differenti, come diversi sono i colori che l’arcobaleno rappresenta. Ma c’è un dettaglio sul quale voglio richiamare la loro attenzione. Nell’arcobaleno i sette colori non sono semplicemente giustapposti, sono concentrici.
Come è noto, la Torah parla dell’arcobaleno nel contesto del Diluvio: “E apparirà l’arcobaleno fra le nubi e Io lo vedrò, per ricordarMi del Patto Eterno fra Me e tutti gli esseri viventi…” (Genesi 9,16). Spiega il Midrash che l’arcobaleno simboleggia la Torah: D. guardò alla Torah e creò il mondo; giunto che fu sul punto di distruggerlo, guardò ancora alla Torah (Patto Eterno!) e si ricordò di risparmiarlo. Un commentatore, il Toledòt Itzhak, ha sottolineato come le tre lettere qof, shin e taw che formano la parola qeshet sono altrettante iniziali dei verbi qarà, shanah e tana’, con cui si indicano in ebraico i tre modi per studiare rispettivamente il Chumàsh (Bibbia), la Mishnah e il Talmud. Tre testi che formano altrettante tonalità di un unico centro, la Torah in quanto Rivelazione Divina, proprio come i colori formano le sfumature dell’arcobaleno. Rinnegando or sono duecento anni la Divinità della Torah e l’autorità della Mishnah e del Talmud i Riformati, lungi dall’accendere l’arcobaleno, ne offuscano l’iridescenza.
Quando D. inviò l’arcobaleno all’indomani del Diluvio promettendo di non allagare mai più la superficie terrestre, osserva un altro grande commentatore, il Nachmanide, Egli avrebbe fornito all’uomo, per così dire, un segno di resa. Per questo si presentò al mondo con l’arco rovesciato all’insù. Come se, osservando le nubi della fragilità della mente umana, avesse voluto dirci: “Mi rassegno alle vostre continue sfide. Ma ricordatevi almeno di puntare sempre in alto. Non contro voi stessi”.
Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Torino