Molti giornali (non solo italiani) hanno riportato con grande enfasi la notizia dell’imminente uscita di “The Grand Design”, il nuovo libro del famoso astrofisico inglese Stephen Hawking, scritto insieme al fisico americano Leonard Mlodinow. In questo libro gli autori sostengono che non è necessario ipotizzare l’esistenza di D-o nella creazione del mondo. “L’Universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal nulla”. Una conclusione apparentemente diversa da quella del precedente best-seller di Hawking, “Dal Big bang ai buchi neri”, che si concludeva con la frase: “Se arriveremo a una teoria completa [dell’Universo] sarebbe il definitivo trionfo della ragione umana, giacché allora conosceremmo la mente di Dio”.
Tralasciamo l’ipotesi che si tratti solo di una montatura pubblicitaria per incrementare le vendite (si racconta che in passato si dicesse che ogni equazione in più nei libri di Hawking abbassava le vendite e ogni riferimento a D-o le raddoppiava). In realtà, così come non c’era da entusiasmarsi troppo per le conclusioni teologiche del precedente libro, dove chiaramente Hawking parlava di D-o alla maniera di Einstein o Spinoza, ugualmente non c’è da scomporsi più di tanto di fronte a quelle del nuovo libro.
Quando D-o si rivela al popolo d’Israele durante la promulgazione del Decalogo, non afferma di essere il Creatore del cielo e della terra, ma di essere Colui che interviene nella storia e che ha liberato gli ebrei dalla schiavitù egiziana per portarli nella Terra Promessa. È vero che la Torah si apre con la descrizione dell’inizio di tutto l’esistente, ma l’intenzione della Bibbia non è di essere un libro di testo di fisica o di biologia (ce ne sono di migliori in circolazione). Il Talmud dice che il racconto della creazione fa parte dei segreti della Torah, e come disse rav A. Kook – il primo rabbino capo di Israele nel ’900 – “se si dovesse intendere alla lettera, che segreti sarebbero?”. E quindi, può benissimo essere che il mondo si sia autocreato e che fosse la conseguenza inevitabile delle leggi della fisica. Chi crede in D-o, pensa che quelle leggi ci sono perché così D-o ha stabilito. E se quelle erano le uniche leggi possibili – come afferma ora Hawking – non fa differenza: già il profeta Geremia (33:25) aveva affermato che D-o ha “stabilito le leggi del cielo e della terra”.
Secondo molti commentatori, l’unico motivo per cui viene raccontata la creazione del mondo in sei giorni è per insegnarci di santificare il settimo giorno, il Sabato, che è per l’appunto uno dei Dieci Comandamenti. Che questo insegnamento sia tuttora valido, lo dimostra quanto afferma Mlodinow stesso, figlio di un sopravvissuto al lager di Buchenwald. Il coautore di Hawking racconta, all’inizio del suo bel libro “La passeggiata dell’ubriaco: Le leggi scientifiche del caso”, che da ragazzo era affascinato dalle fiammelle danzanti delle candele dello Shabbath. Quelle immagini tremolanti lo stimolarono a riflettere sulla natura del mondo e della storia umana. Vedere la “mano” di D-o nella storia è forse più difficile per alcuni che vederla nella struttura dell’Universo. Ma come la scienza non può escluderla nel secondo caso, così non lo può fare nel primo.
rav David Gianfranco Di Segni, Collegio Rabbinico Italiano