Tratto da “Il Giornale per Noi”
“Shabbat per tutti” (mini-recita da fare in classe il prossimo venerdì)
PERSONAGGI Il narratore – Il padrone – Il cane – Il gatto
NARRATORE – A proposito di shabbat, saprete certo tutti che nella Torà è scritto: “Non farai alcun lavoro né tu, né il tuo schiavo, né la tua schiava e neppure alcun animale di tua proprietà”. Be’, vi racconto la storia di un uomo molto devoto, ma che evidentemente non conosceva bene la Torà o faceva finta di non conoscerla: infatti voleva sì rispettare il sabato e non fare in quel giorno nessun pagamento., però nello stesso tempo voleva assolutamente leggere il giornale di sabato. Come fare? Il furbone ammaestrò il suo cane, gli insegnò a portare al collo un sacchetto con una moneta, ad andare dal giornalaio ed a portargli il giornale a casa. Guardate voi stessi la scenetta:
PADRONE – (Mette una moneta in un sacchettino appeso al collo del cane, poi gli ordina) – Va’ a comprarmi il giornale. (Il cane – naturalmente è un bambino che fa tutta la mimica – va dal giornalaio e ritorna poi col giornale in bocca).
NARRATORE – Ma un giorno, mentre il cane, obbediente come al solito, stava tornando a casa col suo giornale, incontrò il gatto, che gli disse:
GATTO – Ehi, amico cane, non sai che oggi è shabbat e la Torà dice che anche noi animali non possiamo lavorare? Miao!
CANE – Bau! Sarà shabbat come dici tu, che ne so io? Io sto facendo quello che mi ordina il padrone e basta. La colpa sarà sua.
GATTO – Miao, miao. Già, è comodo dare sempre la colpa agli altri. D’ora in poi ti avvertirò io quando è sabato e così deciderai tu quello che dovrai fare.
NARRATORE – Passò una settimana. Il sabato successivo, il padrone, come al solito, chiamò il cane per la solita commissione ed il cane stava già per lasciarsi mettere la moneta nel sacchettino e avviarsi, quand’ecco il gatto si alzò di scatto e…
GATTO – Miao! Miao! È shabbat! È shabbat!
NARRATORE – …e il cane allora si rifiutò di andare.
PADRONE – Ah, non vuoi andare a comprarmi il giornale, vero? Vuoi anche tu osservare lo shabbat. Va be’ pazienza. (Rivolgendosi al gatto) – Ma tu piuttosto, cosa c’entri tu che ti intrometti fra me e il mio cane? Proprio tu che sei un fannullone e te ne stai sempre sdraiato!
GATTO – Miao, caro padrone, non è vero che io sono un fannullone come credi tu. E vero che non faccio il lavoro che fai tu e nemmeno quello che fa il cane, ma anch’io faccio un lavoro: conto i giorni della settimana in modo da sapere sempre quando è shabbat e fare in modo che lo osserviate, sia tu che il tuo cane.
NARRATORE – li padrone allora capì di avere sbagliato e da quel giorno santificò il sabato non solo non lavorando lui, ma non facendo lavorare nemmeno i suoi animali.