Bianca Pandolfi
MEIS, Pagine Ebraiche, Museo Umberto Nahon di Gerusalemme sono le destinazioni ove sono confluite le scelte di alcuni degli studenti del Master in Cultura Ebraica e Comunicazione. Accanto alla didattica frontale, infatti, il Master offre agli studenti la possibilità di svolgere stage presso varie realtà del mondo ebraico, sia nazionali sia internazionali. L’obiettivo è quello di raggiungere una conoscenza, il più possibile approfondita, che non si limiti alla sola teoria, ma che investa anche la dimensione propriamente esperienziale.
Sulla scia di questo contatto diretto, tra formazione e autoformazione, alcuni studenti del Master hanno partecipato al laboratorio giornalistico di Pagine Ebraiche, Redazione aperta, che si è tenuto tra Trieste e Venezia. Un laboratorio, dunque, in cui gli studenti hanno potuto assistere all’attività della redazione. Tra convegni ed interviste, dialogando con personalità interne e vicine al mondo ebraico, toccando con mano fenomeni complessi e articolati: dal ruolo dei musei e dei centri studi ebraici, al progetto di traduzione del Talmud, agli eventi relativi ai 500 anni del ghetto di Venezia. Non come semplici osservatori ma attraverso un coinvolgimento diretto, fatto di contributi e scambi, che ha visto gli studenti impegnati nella redazione di alcuni articoli.
Nell’ottica dello scambio è avvenuta la scelta di una studentessa per il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara (MEIS). Dove, mettendo a disposizione le proprie conoscenze e competenze nell’ambito della comunicazione pubblica, è entrata in contatto con una realtà museale ebraica peculiare. Il MEIS, come racconta in un articolo pubblicato online per Pagine Ebraiche, è un vero e proprio cantiere, in cui si assiste ad un’operazione coraggiosa: la trasformazione di un luogo di reclusione e di isolamento, l’ex carcere di via Piangipane, in luogo d’incontro e d’interazione. Un’attitudine questa tipicamente ebraica. E ciò che impressione ed emoziona, secondo le sue parole, è la percezione di avere a che fare con un luogo vivo, pulsante e dinamico.
Sempre nell’ambito museale, questa volta però fuori dai confini nazionali, è iniziato il tirocinio di un’altra studentessa del Master. L’Istituto di riferimento è il Museo Umberto Nahon di Arte Ebraica Italiana di Gerusalemme. Oltre ad aver visto e visitato le collezioni permanenti del museo e ad aver assistito all’allestimento della mostra sui 500 anni del Ghetto di Venezia, la studentessa ha avuto modo di visionare documenti e materiali d’archivio. Attraverso le sue capacità di comprensione dei testi e dei manoscritti in lingua italiana e la sua professionalità, è entrata in contatto con documenti attinenti alla sfera economica, riguardanti le forme di governo e autogoverno della comunità ebraica di Venezia. Cogliendo, cosi, dinamiche e aspetti specifici della vita comunitaria all’interno del ghetto.
Sembrerebbe che i confini si spostino anche in direzione dell’Ungheria, dove uno studente che risiede a Siracusa e che ciò nondimeno ha seguito in presenza tutti i corsi, intende fare lo stage. La comunità ebraica di Budapest nel 1944 sarà, infatti, il fulcro della sua proposta di tesi ed il tirocinio costituirà un’opportunità per approfondire lo studio della storia della comunità ebraica ungherese, includendo, tra gli altri, luoghi come gli Archivi Giudaici e il Memoriale dell’Olocausto.
http://ucei.it/formazione/master-in-cultura-ebraica-comunicazione/