La pandemia di Covid-19 ha evidenziato una volta di più che quasi tutte le teorie complottiste considerano la comunità ebraica responsabile dei mali di questo mondo. All’origine ci sono menzogne risalenti all’Europa medievale.
David Eugster
Sono pochissime le storie raccapriccianti che hanno avuto lo stesso successo di quella che vede la comunità ebraica alla testa di una cospirazione planetaria. Racconti tutt’oggi diffusi e presenti più che mai nelle chat di tutto il mondo: all’origine di ogni problema – così si narra – ci sono ebrei con una grande abilità nel gestire il denaro.
Versioni più radicali dipingono gli ebrei come mostri animaleschi, all’immagine dell’opera presentata recentemente alla documenta di Kassel, in Germania, una delle più importanti manifestazioni internazionali di arte contemporanea. Negli due ultimi anni, in rete è circolata anche la teoria secondo cui all’origine della pandemia di Covid-19 ci sono persone di religione ebraica.
I racconti che hanno alimentato l’odio verso gli ebrei nell’ultimo millennio sono nati nell’Europa dell’Alto Medioevo. Hanno portato alla persecuzione e allo sterminio di moltissime persone, anche in Svizzera.
L’esclusione degli ebrei
All’inizio, il cristianesimo è una piccola setta del giudaismo. La differenziazione è quindi di fondamentale importanza e le tensioni tra i due gruppi sono inevitabili. Subito dopo l’affermazione del cristianesimo in Europa, il popolo ebraico è accusato di essere responsabile della morte di Gesù. Gli ebrei vengono marginalizzati e demonizzati. Tuttavia, ci vorranno più di mille anni prima che l’odio e la violenza nei confronti degli ebrei diventi una realtà quotidiana in Europa.
La situazione cambia con le prime crociate intorno all’anno 1100: orde di fanatici religiosi di tutte le classi sociali, spinti da un desiderio di redenzione, si mettono in moto per uccidere le popolazioni pagane in Oriente e liberare la sacra Gerusalemme. Ai loro occhi, è logico combattere i nemici di Cristo già in patria: gli ebrei sono tormentati e devono scegliere se venire battezzati o morire.
Le persecuzioni durante le crociate rendono la comunità ebraica più vulnerabile. Molte professioni sono vietate agli ebrei, i quali non possono nemmeno fare parte di corporazioni. Le autorità medievali spingono così gli ebrei verso le attività creditizie, proscritte ai cristiani. Alla fine dell’XI secolo, il Papa permette esplicitamente agli ebrei di chiedere degli interessi, mentre per i cristiani questo era considerato un peccato. Un regalo avvelenato.
Nel XIII secolo, l’esclusione degli ebrei diventa un dogma ecclesiastico. Nel 1213, Papa Innocenzo III, un ambizioso esperto di diritto canonico, convoca il Concilio Lateranense IV. Circa 1’500 emissari provenienti da tutte le province si recano a Roma per discutere per mesi le questioni centrali della Chiesa cattolica. Ad esempio, la necessità delle crociate e il modo di trattare i gruppi eretici quali i Valdesi.
Diverse discussioni concernono la vita della comunità ebraica, direttamente e indirettamente. Il concilio decide in particolare di obbligare gli ebrei a indossare dei segni di riconoscimento nella vita di tutti i giorni per distinguersi dai cristiani, stigmatizzandoli così alla stregua di altri gruppi emarginati dell’epoca: prostitute, mendicanti e lebbrosi.
Inoltre, il clero condanna ancor più fermamente la riscossione di interessi, ben sapendo che tale pratica era stata esplicitamente consentita agli ebrei e solo pochi decenni prima.
La menzogna dell’omicidio rituale
Per molto tempo, gli interessi economici delle persone debitrici degli ebrei sono poco evocati, mentre le sofferenze inflitte agli ebrei sono ampiamente spiegate e giustificate con motivi religiosi. Al Concilio Lateranense IV, le discussioni sul rituale della messa hanno conseguenze indirette per la comunità ebraica: l’ostia che rappresenta il corpo di Gesù e il vino servito durante la messa entrano nell’ortodossia cattolica. Questo significa che la Passione del Cristo svolge un ruolo sempre più centrale in seno alla Chiesa.
Sulla scia di questi cambiamenti, nell’XI secolo si sviluppa la teoria cospirativa secondo cui gli ebrei sacrificherebbero dei bambini cristiani. La leggenda si diffonde prima in Inghilterra, poi in Francia. Nel 1294, il giovane Rodolfo è ritrovato morto a Berna. La sua morte è immediatamente imputata alla comunità ebraica locale. Sebbene le autorità non credano alla teoria dell’omicidio rituale, tutti gli ebrei sono espulsi dalla città. Rodolfo di Berna viene considerato un martire: fino alla Riforma, le sue ossa sono conservate nell’altare della cattedrale di Berna, prima di essere trasferite in una tomba su cui è annotato che il giovane è stato ucciso da ebrei. L’intera vicenda è stata rimessa in discussione soltanto nel XIX secolo, dal vescovo di Basilea.
Ancora oggi, l’espulsione degli ebrei nel 1294 continua a perseguitare la città di Berna. Si discute infatti se l’iconica “Kinderfresserbrunnen” (la fontana del mangiatore di bambini) sia un riferimento all’omicidio di Rodolfo e alla persecuzione della popolazione ebraica. L’orco che si nutre di bambini indossa infatti un vistoso copricapo che secondo le voci critiche ricorda il cappello giallo a punta che gli ebrei dovevano indossare come segno distintivo nel XIII secolo.
All’inizio della teoria del sacrificio rituale, la sofferenza dei bambini è paragonata alla Passione del Cristo. Si afferma che gli ebrei riproducono il loro peccato inchiodando sulla croce dei giovani cristiani. Col diffondersi della leggenda in Europa, la presunta follia omicida degli ebrei è sempre più attribuita alla loro sete di sangue. Gli ebrei hanno bisogno del sangue per preparare la matzah – il pane azzimo consumato durante la Pasqua ebraica – o per altri riti segreti.
La menzogna dell’avvelenamento delle fontane
È a quest’epoca che cambia la rappresentazione degli ebrei nell’arte, secondo la storica dell’arte Sara Lipton. Gli ebrei si distinguono ormai dai cristiani. Nelle illustrazioni della Passione del Cristo, indossano i nuovi segni distintivi che sono stati loro imposti: dei cappelli o degli anelli gialli, il colore associato all’avarizia, all’invidia e alla superbia. Anche i loro volti sono raffigurati in modo diverso: gli ebrei cominciano a essere disegnati con il naso adunco, all’immagine di Satana.
Progressivamente, l’odio verso la comunità ebraica si stacca dalle spiegazioni teologiche. Alla fine del XIV secolo, quando la peste si sta propagando in Europa, inizia a circolare un’altra menzogna: gli ebrei sono accusati di aver avvelenato i pozzi al fine di diffondere la “morte nera”. Ne consegue un’ondata di persecuzione e di sterminio che si abbatte sulla comunità ebraica.
Nel 1348, un medico ebreo di Losanna afferma sotto tortura che degli ebrei hanno fomentato un complotto fabbricando un veleno e distribuendolo alla diaspora ebraica con l’ordine di avvelenare i pozzi locali. Le autorità inviano una copia di questa “confessione” a Friburgo, Berna e Strasburgo, da dove si propaga in tutto l’Impero tedesco. Le città condividono le loro esperienze in materia di espulsioni e stermini. Laddove giunge la notizia della “confessione”, la comunità ebraica è oggetto di perquisizioni, torture e persecuzioni. Nel 1348, le città svizzere di Berna, Burgdorf, Soletta, Sciaffusa, Zurigo, San Gallo e Rheinfelden espellono o sterminano tutte le loro popolazioni ebraiche.
Nel 1349, le città consigliano ai comuni ancora reticenti quali Aarau e Winterthur di giustiziare la comunità ebraica, cosa che poi fanno. A Basilea, le autorità – che fino a un anno prima non avevano esitato a espellere le persone che avevano vandalizzato il cimitero ebraico – decidono di allontanare tutti gli ebrei residenti in città e di bruciarne un centinaio in una casa di legno appositamente costruita su un’isola del Reno.
La menzogna dell’ebreo ricco
Intorno al 1400, si comincia a fare un legame esplicito tra le persecuzioni e il ruolo economico assegnato agli ebrei dall’inizio del millennio. Il cronista di Strasburgo Fritzsche Closener rileva che il fatto di potersi sbarazzarsi dei propri debiti espellendo i creditori ebrei rappresenta il veleno che è stato fatale a questa comunità.
Dopo i pogrom legati alla peste, le comunità ebraiche si reinsediano lentamente nelle città di tutta Europa. Le disposizioni discriminatorie della Chiesa sulla segregazione sono però ora applicate con maggior rigore: a Zurigo, le prostitute che offrono i loro servizi agli ebrei sono bandite e le donne che hanno relazioni intime con loro sono umiliate pubblicamente e costrette a indossare un cappello a punta. I cristiani sopresi a ballare e festeggiare con gli ebrei vengono puniti. A Basilea, agli ebrei non è più permesso toccare gli alimenti al mercato. A Ginevra, gli ebrei sono obbligati a vivere in un ghetto che dalla fine del XV secolo devono condividere con le prostitute.
A causa delle espulsioni e dei rimborsi arbitrari dei debiti, il patrimonio di molti creditori ebrei si riduce drasticamente nel corso del XIV secolo. Le regole sono allentate e numerosi concorrenti cristiani si lanciano nell’attività. Gli ebrei sono spinti verso il settore del banco dei pegni, considerato particolarmente riprovevole perché le persone debitrici perdevano case e terreni.
I nobili impoveriti attribuiscono il loro declino economico agli alti tassi di interesse applicati dagli ebrei, anche se questi ultimi rappresentano spesso l’ultima possibilità per procurarsi delle liquidità. La comunità ebraica diventa così il capro espiatorio di un cambiamento strutturale economico, dal potere feudale a un’economia dominata dal commercio urbano.
Il fatto di praticare l’usura diventa il motivo principale delle persecuzioni verso gli ebrei. La popolazione non ha più bisogno di loro. Le città di tutta Europa iniziano a espellere definitivamente le popolazioni ebraiche, anche se un medico o alcune famiglie hanno a volte il diritto di rimanere. Alla fine del XV secolo, gli ebrei sono espulsi dalle città anche in Svizzera. Fuggono verso est o si stabiliscono nelle regioni rurali.
Ma l’assenza degli ebrei non attenua l’odio nei loro confronti. Ogni anno, durante le rappresentazioni della Passione del Cristo, appaiono delle figure diaboliche simboleggianti il popolo ebraico e la leggenda dell’ebreo ossessionato dal denaro e assetato di sangue continua a svilupparsi.
L’antisemitismo non si esaurisce nemmeno con la Riforma: i discorsi ostili di Martin Lutero contro gli ebrei sono visti dagli storici come il punto di congiunzione tra l’odio per gli ebrei del Medioevo e quello dell’epoca moderna.
Gli ebrei sono considerati automaticamente dei malfattori economicamente dannosi e divinamente corrotti. L’odio nei loro confronti diventa folklore e i racconti paranoici sulla popolazione ebraica servono da passe-partout per superare periodi di rottura e fasi di incertezza.
L’antisemitismo moderno trae ispirazione da tutta questa odiosa narrazione sugli ebrei. Durante gli sconvolgimenti radicali provocati dall’industrializzazione nel XIX secolo, gli ebrei diventano ancora una volta il capro espiatorio dei cambiamenti sociali. L’odio per gli ebrei assume una connotazione biologica con lo sviluppo di teorie razziali, che si propagano in modo devastante nel mondo.
Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio