Fra i re di Yehudah una delle figure più interessanti è quella di Chizqiahu. Si tratta di un personaggio controverso, poiché, sebbene il testo ci dica che si comportò rettamente di fronte ad H. (2Re 18,3), alcuni suoi atti non vennero accolti favorevolmente. In particolare la Mishnnah nel trattato di Pesachim specifica sei azioni, tre delle quali non trovarono l’approvazione dei Maestri. Fra le sue gesta, i chakhamim lodarono la scelta, inserita in un più ampio programma di contrasto dell’idolatria, di frantumare il serpente di rame che aveva fatto Mosheh, al quale i figli di Israele offrivano profumi.
Gli ebrei tramutarono il serpente di rame in oggetto di idolatria, ma ce lo saremmo potuti aspettare. La Torah si oppone all’idolatria in modo radicale, e anche l’annientamento delle popolazioni che vivevano nella terra di Kena’an ai tempi della conquista va vista in questa ottica. L’episodio del serpente di rame nella Torah suscita non poca perplessità: come mai non ci si è preoccupati dell’eventualità che il popolo iniziasse ad adorare il serpente, dal momento che avrebbe potuto ritenere che la guarigione arrivava da lui? La Mishnah in Rosh ha-shanah (3,8) risponde che non è il serpente a far vivere o morire, ma, nel momento in cui il popolo rivolge il proprio sguardo in alto ed asservisce il suo cuore a suo Padre che è in cielo, viene guarito. Questa tuttavia non è una risposta soddisfacente, perché il pericolo era in agguato, come è dimostrato dagli sviluppi successivi della storia.
Perché arrivarono i serpenti? La Torah (Bemidbar 21,4-5) narra che “partirono dal monte Hor per la via del Mar Rosso, per girar intorno al paese di Edom, e il popolo divenne impaziente durante il viaggio. Il popolo parlò contro D. e contro Mosè e disse: Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per morire nel deserto? Poiché non c’è né pane né acqua, e noi siamo stanchi del pane leggerissimo (la manna)”. Sotto molti aspetti è possibile comprendere le lamentele, il popolo girovagava per il deserto già da molti anni, e tutti sapevano che non c’era nulla da fare per evitare l’inevitabile! Il loro destino era di attendere la morte, per permettere alla generazione successiva di entrare in Israele. Tuttavia a prima vista una punizione così dura sembra esagerata. In realtà l’episodio degli esploratori non rappresenta uno scivolone improvviso, così come il decreto che colpisce il popolo non è un’esagerazione: il popolo ebraico non entra in Israele, semplicemente perché non poteva entrare. Da un punto di vista morale, non erano in grado di liberarsi dalla schiavitù egiziana.
Tutti i miracoli ai quali avevano assistito non avevano infuso la dose indispensabile di forza e coraggio necessaria per la conquista. Per questo non esistevano alternative, e serviva attendere la crescita di una generazione che non era cresciuta in schiavitù. In realtà i serpenti non erano una punizione divina; quello che avvenne fu che H. sospese provvisoriamente la Sua provvidenza, che proteggeva Israele nel deserto, celando la vera natura del deserto, che prevede la presenza di serpenti, scorpioni, e quant’altro. Senza le nubi divine non vi sarebbe stata alcuna speranza di sopravvivenza. Il popolo chiede perché H. li ha fatti uscire dall’Egitto per morire nel deserto, e la risposta è che se H. avesse voluto dare loro la morte, sarebbe bastato non proteggerli, e il deserto avrebbe fatto il suo. Tuttavia questo episodio introduce un’importante novità, perché per la prima volta il popolo ebraico riconosce di avere sbagliato (21,7): “abbiamo peccato poiché abbiamo parlato contro il Signore e contro te. Prega il Signore affinché tolga da noi il serpente”. Questo episodio fa leggere diversamente al popolo ebraico tutte le esperienze precedenti. La sopravvivenza nel deserto non è naturale, ma è frutto della misericordia divina. Tuttavia un passaggio è oscuro: se il popolo aveva chiesto a Mosheh di pregare H., e quindi aveva mostrato la consapevolezza che la guarigione viene da H., perché viene ordinato di fabbricare un serpente? In realtà H. non dà loro ascolto, non elimina i serpenti: dice di fabbricare un serpente, perché la nostra vita è piena di serpenti di ogni specie in agguato, ma la protezione divina azzera i pericoli. Per chi capisce questo fatto è sufficiente un serpente di rame come ricordo, per chi non lo capisce ci sono i serpenti veri e propri…