Bemidbar 20, 1-13
Nachmanide ad loc., v.1: …Certamente D. era adirato con il popolo perché aveva protestato con Moshe. Ogni volta dicevano: “Perché ci hai tratto dall’Egitto?”, preferendo servire duramente i loro nemici piuttosto che stare con D., come un figlio al servizio di suo padre. Vi sono poi versetti in cui
È detto chiaramente: “Queste sono le acque di Merivah in cui i Figli d’Israel hanno contestato H.” (v. 13). Quale trasgressione più grande che contestare H.? Moshe stesso ammise poi: “Anche con me si adirò H. per colpa vostra e mi disse: Neppure tu ci entrerai” (Devarim 1,37). Come può Maimonide sostenere che che D. non fosse adirato con loro ed era stato Moshe a dare cattiva impressione?
Sappi che quando gli uomini hanno un bisogno vitale, sebbene si ribellino e commettano trasgressioni, H. è misericordioso, perdona la colpa e li accontenta. Così era accaduto la prima volta. D. disse con calma: “Passa davanti a loro… colpisci la roccia, ne uscirà l’acqua e il popolo potrà bere” (Shemot 17,5), benché la richiesta fosse già accompagnata da ribellioni e proteste che divennero esempio di condotta negativa anche per le generazioni a venire. Solo quando protestarono senza motivo scaricò loro addosso la loro ira, come accadde con gli esploratori e con Qorach. Come può infine Maimonide confrontarsi con il versetto seguente, che dice a chiare lettere: “Lo fecero adirare alle acque di Merivah e ne derivò un danno anche a Moshe per causa loro”(Tehillim 106,32)? Ecco che qui questa trasgressione è annoverata fra le grandi contestazioni che essi ordirono contro H. nel deserto.
La spiegazione più plausibile mi sembra dunque quella di R. Chananel, secondo il quale la trasgressione di Moshe consistè nell’aver detto: “Forse che da questa roccia vi estrarremo dell’acqua?” (v. 10). Moshe e Aharon avrebbero piuttosto dovuto dire: “H. vi estrarrà dell’acqua”, come già avevano detto: “allorché H. vi darà la sera carne da mangiare” (Shemot 16,8). Il popolo potrebbe aver pensato che sarebbero stati Moshe e Aharon con la loro abilità a scaturire l’acqua dalla roccia, e da qui l’accusa Divina nei loro confronti: “non Mi avete santificato” (Devarim 32,51).
R. Yossef Albo, Sefer ha-‘Iqqarim, IV, 22: Chi dubita che il S.B. non soddisfa la volontà del Profeta o del giusto meritevole è come se mettesse in dubbio la Torah stessa, specie dove si tratta di santificare il Nome Divino, dove cioè si deve render noto che la natura è soggiogata alla volontà di coloro che osservano la Torah. Se un Profeta è in grado di compiere miracoli per salvare la nazione eppure non li fa, suscita certamente dubbi sulla fede: infatti lo spettatore penserà che quanto scritto in molti passi della Torah che la natura è soggiogata a coloro che osservano le Mitzwòt non corrisponde a verità. Tanto più se si tratta del Profeta stesso che ha dato la Torah. Se egli si astiene dall’intervenire sulla natura per mutarne il corso, ciò provoca sicuramente una Profanazione del Nome, come se il Profeta medesimo dubitasse del proprio messaggio. A questo si riferisce il versetto: “dal momento che non avete dimostrato fede in Me”. Se quando fu richiesta l’acqua Moshe ed Aharon si fossero dati da fare perchè l’acqua sgorgasse dalla roccia, per certo il S.B. avrebbe realizzato la Parola del Suo servo e sarebbe stato santificato agli occhi di tutto il popolo. Ma Moshe ed Aharon non si comportarono così. Si fecero vedere dal popolo come dei fuggitivi alla porta della Tenda della Radunanza -così spiega Ibn Ezra-, come se non avessero idea di cosa fare. Fu questa certamente una Profanazione del Nome e una diminuzione della Fede in Lui da parte degli spettatori. “Non avete dimostrato fede in Me” significa dunque che se aveste voi avuto fede sareste certamente intervenuti a cambiare l’ordine naturale, affinché il Mio Nome fosse santificato per tramite vostro. Essi hanno agito con troppa umiltà, non volendo trarsene motivo di vanto: ma pur tuttavia fu considerata una trasgressione di mancanza di fede e di Profanazione del Nome, come si è detto.
Rashì (secondo R. Bachyè): Moshe ns. Maestro non ricevette l’ordine di colpire la roccia, bensì di parlarle, affinché facesse uscire l’acqua nel Nome del S.B., come è detto: “e parlerete alla roccia”. Il fatto che D. gli avesse anche ingiunto di prendere la verga non era per colpire, perché vediamo che tutte le volte che Moshe compie un prodigio ha in mano la verga di D., come è scritto “e prenderai in mano questa verga con cui farai i prodigi” (Shemot 4). La trasgressione consistè nel verbo “e colpì”. Ciò spiega perché la punizione riguardò entrambi, Moshe ed Aharon, perché entrambi furono d’accordo nel colpire la roccia, anziché parlarle. Così facendo indebolirono il miracolo, in quanto sarebbe stato opportuno che la roccia scaturisse l’acqua per ordine del S.B. trasmesso esclusivamente attraverso la parola. Certo, se così fosse accaduto il Nome sarebbe stato santificato, perché si sarebbe detto: “se la roccia che non sa e non sente esegue le parole di H. tanto più noi”. Ma ora che la cosa fu ottenuta colpendo la roccia, gli uomini di poca fede avrebbero avuto occasione di dire che fu tutto un trucco (be-derekh chokhmah we-tachbulah) e non un miracolo. Perciò il versetto dice: “dal momento che non avete avuto fede in Me per santificarmi agli occhi dei Figli d’Israele”. Se avessero adoperato soltanto la parola avrebbero invece santificato il Nome del Cielo.
Kelì Yeqar ad loc.: Il versetto dice a proposito del passaggio del Mar Rosso: “e tu (Moshe) solleva la tua verga e stendi la tua mano” (Shemot 14, 16), nel senso: “solleva la tua verga per metterla da parte e stendi la tua mano e non la tua verga”. La gente infatti mormorava sul conto della verga, dicendo che tutti i prodigi che Moshe aveva fatto fino a quel momento con la sua verga erano stati il prodotto di un incantesimo della verga stessa, perché essa aveva rappresentato la sua unica forza. Perciò ora D. gli diceva di mettere da parte la verga per sgomberare il campo da questa opinione (Shemot Rabbà 21, 9). E pertanto lì è poi scritto: “E vide Israele la grande mano” (Shemot 14, 31), cioé: vide che il miracolo era stato compiuto con la mano e non con la verga e quindi “credettero in H. e Moshe Suo servo”. Ciò significa che fino a quel momento erano stati “figli privi di fede” in D. e nella profezia di Moshe, dal momento che potevano attribuire i miracoli alla verga.
Era ora trascorso molto tempo dal passaggio del Mar Rosso e la nuova generazione non sapeva se Moshe avesse conseguito il miracolo con la mano o con la verga. Essi pensavano: come tutti i miracoli in Egitto erano stati ottenuti con la verga così anche il passaggio del Mar Rosso. Ora, colpendo la roccia con la verga, Moshe riportò il popolo alla mancanza di fede, in quanto essi tornarono a dire che “non era stato H. a compiere tutto questo”, bensì si era trattato di qualche incantesimo della verga. Mentre lì D. aveva detto: “solleva la tua verga per metterla da parte e stendi la tua mano e non la tua verga”, qui è scritto tutto l’inverso: “e Moshe sollevò la sua mano (per metterla da parte) e colpì con la sua verga”, richiamando la mancanza di fede come prima del passaggio del Mar Rosso. Perciò è detto: “dal momento che non avete diffuso la fede in Me per santificarmi agli occhi dei Figli d’Israele”. Non è scritto amantem (“non avete avuto fede”), bensì heemantem (lett. “non avete fatto sì che altri avessero fede”) transitivo. Con ciò Moshe ed Aharon hanno compiuto due azioni negative: non hanno parlato alla roccia affatto (cosa di cui anche Aharon fu responsabile, perché è scritto “e parlerete” al plurale) così da rafforzare la fede, ma l’hanno addirittura colpita con la verga provocando un indebolimento della fede.
Qedushat Levì ad loc.: La trasgressione delle acque di Merivah è oggetto di una controversia fra Maimonide e Nachmanide. Per Maimonide essa consistè nel fatto che Moshe si era adirato con i Figli d’Israel e li aveva insultati, dando loro dei ribelli, mentre per Nachmanide essa consistè nell’aver colpito la roccia anziché parlarle. In realtà si tratta di un unico argomento. Ci sono infatti due tipi di Tzaddiq. C’è lo Tzaddiq che non smette di rimproverare gli altri finché non hanno fatto Teshuvah e c’è lo Tzaddiq che fa tutto l’inverso: esalta Israele a tal punto che essi si vergognano di commettere trasgressioni. La differenza fra i due tipi è la seguente. Colui che conduce gli altri a fare Teshuvah di loro buona volontà ottiene anche che la natura creata si sottometta a lui ed esegua volentieri tutto ciò che egli le comanda per il bene di Israele. Chi invece impone la Teshuvah ad Israele con duri rimproveri si trova costretto ad imporre il suo volere con la forza anche alla natura creata. Ed essa obbedisce di malavoglia. Dal momento che Moshe si era adirato e aveva rimproverato Israele duramente chiamandoli ribelli, anche la roccia non volle obbedire alla sua parola e Moshe si trovò costretto a colpirla per ben due volte…