“Cimitero ebraico di Mantova, richiesta senza fondamento”
Adam Smulevich
”È una cosa che non sta né in cielo, né in terra. Una pretesa senza basi fondate, ma anche una pessima figura davanti a tutta la cittadinanza. Indirettamente, anche la nostra Comunità ne esce danneggiata in termini di immagine” Si è preso qualche giorno per commentare. Ma l’amarezza non è passata, anzi. Emanuele Colorni (nell’immagine), presidente della Comunità ebraica mantovana, risponde così alle pretese avanzate da un gruppo di rabbini israeliani e statunitensi guidati da rav Shmaya Levi, giunti nelle scorse ore in città per reclamare l’antico cimitero ebraico locale, ormai dismesso da secoli e in cui (stando almeno alle loro ricostruzioni, basate sul ritrovamento di un antico documento a Budapest) sarebbero seppelliti illustri cabalisti del passato.
“Per tutto il mondo ebraico è fondamentale che quella terra ritorni ai suoi legittimi proprietari” ha affermato rav Shmaya prima di incontrare il sindaco Mattia Palazzi e altri esponenti dell’amministrazione comunale. Incontro propedeutico a una richiesta ufficiale in tal senso. Anche se i piani dell’amministrazione appaiono ben diversi: in quell’area abbandonata, diventata in tempi più recenti campo di concentramento dei nazisti e quindi area militare ceduta lo scorso anno dal demanio statale al Comune, dovrebbero sorgere un centro ricerche per la biodiversità e un centro per l’agroalimentare.
“L’area del cimitero è oggi circondata da un vecchio muretto e all’interno vi si trovano soltanto erbacce e rovi. Queste tombe non esistono” sostiene Colorni, che in questi giorni ha svolto alcune ricerche nell’archivio amministrativo della Comunità mantovana. Tra le carte, è emerso tra gli altri un interessante documento che attesa la cessione del cimitero di S.Nicolò da parte della Commissione Israelitica all’erario militare austriaco (scrittura del 3 agosto 1857 a rogito del notaio Quintavalle). In un altro documento del 1873 si attesta invece la proprietà del terreno “al Regio erario civile”.
“La mia speranza, ma è anche una solida certezza, è che il sindaco non dia ascolto alle richieste assurde che gli sono state rivolte e vada avanti con i suoi progetti. Con queste persone – conclude Colorni – la Comunità ebraica mantovana non ha niente da spartire”.
@asmulevichmoked
http://moked.it/blog/2016/12/07/cimitero-ebraico-mantova-richiesta-senza-fondamento/
Scovato a Budapest il registro completo delle sepolture
Il lavoro su Mantova dell’editore Rav Shmaya Levi: «Qui ci sono le tombe dei maestri della cultura ebraica»
MANTOVA. Un antico documento che l’editore, rabbino e ricercatore israeliano Rav Shmaya Levi ha scovato a Budapest riporta con esattezza il registro delle sepolture dell’antico cimitero ebraico di Mantova. Il salto indietro nei secoli crea suggestioni straordinarie. Nel documento ritrovato in Ungheria, Rav Shmaya Levi ha avuto la conferma che a Mantova sono seppelliti esponenti importantissimi dell’ebraismo.
La Gazzetta di Mantova aveva raccontato che nell’antico cimitero è seppellito Azariah da Fano (Fano, 1548 – Mantova, 1620) considerato il più eminente cabalista d’Italia. Ora, grazie al ritrovamento del registro completo delle sepolture, la lista dei nomi autorevoli dell’ebraismo seppelliti nel cimitero del Gradaro si allunga.
«Moshè Zacuto, Aviad Basilea, David Finzi, Yehudà Briel – spiega Rav Shmaya Levi – sono seppelliti a Mantova, ora lo sappiamo per certo. Per la nostra comunità questi nomi sono i maestri. Ancora oggi leggiamo e studiamo le loro opere ogni giorno».
Una ricerca sul portale “Rabbini italiani” consente di farsi un’idea del livello delle personalità cui Rav Shmaya Levi si riferisce.
Rabbì Moshè Zacuto (Amsterdam 1625 – Mantova 1697) fu uno dei maggiori cabalisti italiani. Dei suoi molti libri videro la stampa: “Shudà’ De-Dayyanè” (Mantova 1678, sulle regole relative a cause pecuniarie), “Qol ha-Re.Ma.Z.” (Amsterdam 1719, un commento alla Mishnà), “Sh.U-T. ha-Re.Ma.Z.” (Venezia 1761, responsi), “Iggheròt ha-Re.Ma.Z.” (Livorno 1780, un epistolario contenente trentasette lettere di argomento cabalistico).
Rabbì Aviad Basilea fu talmudista, cabalista, filosofo e scienziato. Nacque a Mantova nel 1680, e qui fu allievo di Rabbì Yehudà Briel. A 44 anni si dedicò allo studio della cabala lurianica e compose il libro “Emunàt Chakhamìm”, pubblicato a Mantova nel 1730. Delle sue opere è noto anche un commento al “Toftè ‘Arùkh” di Rabbì Moshè Zacuto. Alcuni suoi responsi sono riportati nel “Pàchad Itzchàk” e nelle opere dei suoi contemporanei Rabbì Moshè Hagiz e Rabbì Ya‘aqòv Emden. Ha lasciato inediti scritti di ingegneria e geometria. Morì nel 1743.
Rabbì David Finzi, mantovano degli inizi del 18° secolo, fu allievo di Rabbì Yehudà Briel nell’ambito biblico, talmudico e normativo, e di Rabbì Moshè Zacuto per la mistica. Fu suocero di Rabbì Moshè Chayìm Luzzatto. I suoi responsi si trovano sparsi in alcune raccolte, quali il “Shémesh Tzedaqà” o il “Divrè Yosèf”.
Rabbì Yehudà Briel (1643 – 1722) fu rabbino a Mantova dove succedette a Rav Moshè Zacuto. Fu una delle personalità più importanti della sua epoca. Parte dei suoi responsi fu pubblicata nelle opere di altri rabbini italiani quali il Pachad Ytzhàk, lo Shemèsh Tzedakà, il Zèrà Emèt ed il Devàr Shemuèl. Tradusse dal latino in ebraico le lettere di Seneca e utilizzò la conoscenza del latino per combattere i libelli antisemiti dell’epoca.
http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2016/12/03/news/scovato-a-budapest-il-registro-completo-delle-sepolture-1.14508655
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