Fonti della Torah:
Wayqrà 19,19: Dovete rispettare i miei chuqqim (Rashì: ovvero le regole che seguono; i Chuqqim sono “decreti del Re”, privi di motivazione razionale): non farai accoppiare il tuo bestiame tra specie diverse (kil’ayim); non seminerai il tuo campo con (semi di) specie diverse (kil’ayim); e non ti metterai addosso un indumento contenente sha’atnez.
Devarim 22, 9-11: Non seminerai la tua vigna con una mescolanza di semi diversi (kil’ayim – Rashì: grano, orzo e semi d’uva con la stessa gettata di mano) per non rendere proibito (pen tiqdash, in senso negativo) il risultato della semina che avrai fatta e il prodotto della vigna; non arerai con il bue e l’asino aggiogati insieme (Rashì: lo stesso divieto vale per ogni doppia specie al mondo e consiste nell’aggiogarli insieme a qualsiasi scopo, compreso il trasporto di qualsiasi carico); non indosserai sha’atnez, tessuto di lana e lino insieme (Rashì a Wayqrà 19,19: è però permesso portare addosso contemporaneamente due indumenti separati, uno di lana, l’altro di lino).
Halakhot in breve:
Kil’è behemah: è proibito accoppiare qualsiasi animale maschio (non solo i domestici, ma anche i selvatici, gli uccelli e persino gli animali marini) con una femmina che non appartenga alla sua stessa specie. Il divieto vale anche fuori di Eretz Israel. Se però l’accoppiamento è già avvenuto, l’animale che nasce può essere adoperato e mangiato, in quest’ultimo caso purché sia l’incrocio di due specie entrambe permesse (Sefer ha-Chinnukh, 244). Può anche essere accoppiato, ma solo con un partner che sia come lui (p.es. mulo con mula, ma non mulo con cavalla o asina, ecc.). E’ anche proibito far covare all’uccello di una specie le uova di un’altra specie, ma per una ragione differente: il divieto di fare soffrire gli animali (tza’ar ba’alè chayim).
Kil’è zera’im: è proibito seminare (o compiere qualsiasi lavoro agricolo su) due specie di semi della stessa categoria, p. es. grano e orzo, o fave e ceci, insieme, nello stesso terreno o nello stesso vaso. Il divieto è limitato a semi di specie commestibili. I semi sono divisi in tre categorie per quanto concerne la distanza da tenere, onde evitare che i semi succhino l’uno dall’altro: cereali (tevuah), legumi (qitniyot) e verdure (zer’onè ghinnah). Per i cereali deve essere tenuta una distanza di 10 ammot e 1/5 (poco più di 5 metri), mentre per legumi e verdure sei tefachim (60 cm.) in tutto. Se la distanza non è stata mantenuta, ciò che nel frattempo è cresciuto può essere mangiato, perché il divieto riguarda solo la semina, ma le piantagioni devono essere ridistanziate. Questo divieto vale solo in Eretz Israel, perché la parola superflua sadekhà (=“nel tuo campo”) è interpretata come “nel campo che avrai in Eretz Israel”. Dalla stessa espressione si impara inoltre che questo divieto vale solo nel campo del medesimo proprietario. Un altro proprietario ha invece il permesso di seminare a orzo il suo campo anche a meno di 3 tefachim di distanza dal nostro, seminato a grano (Sefer ha-Chinnukh, 245). Non è lecita la semina neppure nel campo appartenente ad un non-ebreo, né si può chiedere al non-ebreo di effettuare la semina proibita nel nostro campo.
Kil’è ha-kerem: è permesso nello stesso campo seminare cereali e piantare alberi all’infuori della vigna. Il motivo è che la vigna è considerata la specie arborea più delicata. Si intende per vigna a questo effetto un filare di almeno 5 viti distanti non più di 8 ammot (4 metri) l’una dall’altra. La distanza da mantenersi deve essere qui almeno di 4 ammot (2 metri), a meno che le due piantagioni non siano separate da un recinto alto almeno 10 tefachim (1 metro) o da un fossato profondo almeno 10 tefachim, nel qual caso non è necessaria alcuna distanza. Per kil’è ha-kerem il risultato di un’eventuale trasgressione resta proibito da mangiare (akhilah) e da trarne qualsiasi godimento (hanaah): deve essere bruciato (pen tiqdash > pen tuqad be-esh); le piantagioni devono essere ridistanziate. Per questo particolare rigore, benché tale divieto valga per la Torah solo in Eretz Israel come il precedente, in questo caso i Chakhamim lo hanno esteso dovunque (il divieto di semina. Ma secondo alcuni il divieto di godere del prodotto vale fuori da Eretz Israel solo per il prodotto di Eretz Israel – Sefer ha-Chinnukh 548-549). Il frutto proibito di kil’è ha-kerem che si sia accidentalmente mescolato con altri permessi si annulla in ragione di 1/200 (bittul be-matayim).
Kil’è ilanot: è proibito innestare (harkavah di un yichur) alberi da frutto di specie diversa anche fuori da Eretz Israel, persino incaricando un non-ebreo. Tuttavia il frutto prodotto da un eventuale innesto è permesso, e così è permesso trapiantare in altro luogo la pianta derivata dall’innesto (Sefer ha-Chinnukh, 245).
Lo tacharosh: secondo la Torah è proibito aggiogare insieme per qualsiasi scopo (non solo per arare) un animale kasher, come il bue, e uno non kasher, come l’asino. Trasgredisce anche chi si limita a sedere sul carro così aggiogato da altri, perché questa azione soltanto potrebbe essere sufficiente a indurre gli animali al movimento. I Chakhamim hanno poi esteso il divieto a qualsiasi doppia specie per cui già valga il divieto di accoppiamento. Questa trasgressione esiste persino se i due animali vengono richiamati mediante l’uso della voce soltanto, perché è scritto yachdaw (=”insieme”), ovvero “in qualsiasi modo”. Il divieto vale anche fuori da Eretz Israel. E’ però permesso aggiogare un uomo insieme a qualsiasi animale, perché fra l’uomo e l’animale non esiste alcuna relazione sociale che possa essere guastata da un simile aggiogamento. Anche in questo caso godere del risultato di un lavoro ottenuto mediante la trasgressione non è proibito (Sefer ha-Chinnukh 450).
Sha’atnez: è proibito indossare abiti confezionati con lana e lino cuciti assieme, si trattasse anche di un filo soltanto. Se si tratta invece di altre specie è permesso. Si intende per abbigliamento proibito dalla Torah ciò che ci preserva dal freddo. Ciò che si limita a coprirci è comunque proibito per disposizione rabbinica. I cappelli di feltro rientrerebbero in questa categoria, ma alcuni li considerano invece permessi anche qualora dovessero contenere sha’atnez, perché sono di tessuto molto resistente al punto da non essere considerati un vero indumento, che per sua natura è morbido. Per disposizione rabbinica è proibito persino sedere su sha’atnez, anche senza contatto diretto, p. es. se ci separano strati di altri tessuti. Questo divieto vale dappertutto, anche fuori da Eretz Israel (Sefer ha-Chinnukh 451). Confezionare con lana e lino tessuti non destinati all’abbigliamento (p.es. tovaglie) è invece permesso.