3 Tevet 5784 VIII lume
Nella citazione di Rav Yechezqel ben Yehuda HaLevi Landau (Opatòw 1713 – Praga 1793) dell’altro ieri si riportava che l’altare dei sacrifici era stato reso impuro degli ellenisti. Con questo rav Landau intendeva anche evidenziare che, a vittoria conseguita, i Maccabei ne costruirono uno nuovo e lo inaugurarono. Rabbì Moshe Isserles (Cracovia 1530 – 1572) scrive in una glossa allo Shulchan Arukh (Orakh Chayym 670) che celebrare i giorni di Chanukkà con l’aumento di pasti non è per il rispetto di una norma legata alla gioia e al giorno festivo ma perché in quel tempo fu inaugurato il nuovo altare.
Anche per questo negli otto giorni di Chanukkà si legge il brano della Torà relativo all’inaugurazione del Mishkan/Tabernacolo (Numeri 6:22-7:89). Il Salmo della festa di Chanukkà (Salmi 30) ha come incipit l’inaugurazione del Tempio. È attribuito al re Davide che, secondo i commentatori, lo avrebbe composto pur sapendo che né avrebbe edificato né inaugurato il Tempio. Al terzo versetto è scritto: “Ado-nay Elo-hai shivati elekha vatirpaeni/O Eterno mio D-o, io Ti ho invocato e Tu mi hai guarito”. Si tratta della richiesta di Davide di essere guarito per continuare a servire il Signore. Per questo il Salmo, e in particolare questo verso, rappresenta, per tutti una potente invocazione per la richiesta di buona salute che, insieme alla forza dei lumi di Chanukkà, porta effetti benefici per il risanamento sia dello spirito, sia del corpo. Lo scopo dell’inaugurazione all’epoca dei Maccabei, come quello di una guarigione, è comune: tornare a dedicarsi al servizio divino.
2 Tevet 5784/14 Dicembre 2023 – VII lume
Nel Midrash (Yalkut Shimonì – Melakhim I, 257:184) si trova un altro collegamento tra l’inaugurazione del Mishkan/Tabernacolo del deserto e quella del Tempio dopo la vittoria dei Maccabei: Rabbi Chaninà disse che il 25 di Kislev il lavoro del tabernacolo fu completato, ma fu lasciato piegato fino a Nissan, come è scritto “Il giorno del primo mese, il primo del mese erigerai il Mishkan (Esodo 40:2). Israele mormorava contro Moshe pensando che il Mishkan non è stato eretto immediatamente perché era difettoso. Il Signore, invece, intendeva collegare la gioia del Tabernacolo con il giorno in cui nacque Isacco, come è scritto “…impasta e fai focacce” (Genesi 18:6; allusione alla preparazione delle mazzot) e “… al tempo stabilito, tornerò da te, in questo periodo l’anno prossimo…” (Genesi 18:14). Ora a causa di questo al mese di Kislew, in cui fu completata l’opera del Tabernacolo, qualcosa è stato tolto. Ma il Signore disse: “A Me spetta fare una compensazione”. Quale? La nuova dedicazione del Tempio da parte degli Asmonei e, allo stesso modo in futuro, il Signore compenserà anche Marcheshvan (unico mese del calendario ebraico senza festività).
1 Tevet 5784/13 Dicembre 2023 – VI lume
Rav Yechezqel ben Yehuda HaLevi Landau (Opatòw 1713 – Praga 1793), nella raccolta di suoi discorsi “Derushè HaTzlach” (Derush 34), scrive che nei giorni di Chanukkà è bene porre attenzione a tutto ciò che provoca alla Shekhinà, la presenza divina, di distaccarsi dal popolo d’Israele. A causa delle nostre colpe, oggi non c’è più il luogo della dimora della Shekhinà perché è stato distrutto il Tempio. Ma grazie alla misericordia divina abbiamo i Battè hakeneset, le sinagoghe, dove può ancora dimorare la Shekhinà. E chi ha la cattiva consuetudine di parlare, invece di pregare, durante la preghiera, è come gli ellenisti che hanno reso impuro l’altare dei sacrifici e hanno posto immagini pagane nel Santuario. Dalle parole di Rav Landau si comprende il motivo per cui nei giorni di Chanukkà si deve riparare a tutto ciò che provoca il distacco della presenza divina da noi: perché questo era lo scopo degli ellenisti e degli ellenizzati con i loro decreti e le loro vessazioni. La vittoria dei maccabei in quei tempi trasmette a noi oggi la responsabilità di sovvertire l’intento dei nostri nemici e di far aumentare la presenza divina con il tikkun da fare in questi giorni di festa. Chodesh tov!
29 Kislew 5784/12 Dicembre 2023 – V lume
Il principio del “pirsum hanes/la diffusione del miracolo” è vincolante per l’esecuzione del precetto di accendere i lumi di Chanukkà. Sia la posizione (sulla porta all’esterno o sulla finestra), sia l’orario (da dopo il tramonto fino a quando le persone circolano per strada) sono condizioni basilari per eseguire a dovere l’accensione della chanukkyà. Anche il divieto di usare materialmente le luci della chanukkyà, rientra nel principio che quell’accensione è finalizzata alla diffusione del miracolo e non per un uso personale. La stessa benedizione per l’accensione della chanukkyà, scrive Rav Jacob Emden (Altona 1697 – 1776) nella sua opera “Mor uKtziah” (cap. 672, par. 2) non è stabilita solo per la norma di recitare una benedizione per l’esecuzione di un precetto, ma è parte essenziale del “pirsum hanes/la diffusione del miracolo”. E il fatto che solo per i lumi della chanukkyà troviamo questo vincolo, è perché fin dall’epoca in cui i Sacerdoti asmonei accesero la Menorà pubblicamente nei cortili esterni del Tempio per diffondere il miracolo della vittoria. E così deve essere anche oggi, quando accendiamo le chanukkyot nelle nostre case, facciamo brillare luci che diffondono il miracolo della nostra vittoria sui nemici passati, infondendoci il coraggio e la forza per affrontare e sconfiggere quelli presenti.
28 Kislew 5784/11 Dicembre 2023 – IV lume
Nel brano “Al hanissim/per i miracoli, che nei giorni di Chanukkà aggiungiamo nella preghiera quotidiana e nella benedizione del pasto, l’informazione che l’accensione della Menorà sia avvenuta all’esterno – “bechatzrot qodshakh/nei Tuoi cortili sacri” – rappresenta un momento successivo a “ufinnù et hekhalakh vetiharù et miqdashakh/hanno sgombrato il Tuo Tempio e purificato il Tuo Santuario”. Dal testo risulta dunque che l’accensione sia avvenuta fuori dall’Ekhal e dopo la purificazione di tutto il Tempio. Se questo è l’ordine degli eventi, rappresenta una palese incongruenza con le parole del Chatam Sofer (Moses Schreiber, Francoforte 1762 – Bratislava 1839) citate ieri, con le quali si affermava che l’accensione avvenne all’esterno perché il Santuario ancora non era del tutto purificato al suo interno. Quindi, se come dice il testo della formula per Chanukka il Tempio era stato purificato, perché l’accensione fu fatta nei cortili esterni e non all’interno dell’Ekhal come di norma? I sacerdoti Asmonei fecero questa eccezione perché il miracolo dell’olio doveva essere visibile a tutti cosicché, con la sua diffusione, se ne manifestasse il motivo profondo: acquisire la consapevolezza che anche la vittoria militare contro gli oppressori ellenistici fosse tutta un miracolo e non il successo della sola forza fisica.
27 Kislew 5784/10 Dicembre 2023 – III lume
L’accensione della Menorà fuori dall’Ekhal rappresenta una eccezione che, nella spiegazione del Chatam Sofer (Moses Schreiber, Francoforte 1762 – Bratislava 1839), è motivata dal fatto che ancora non tutto il Tempio era stato liberato dall’impurità pagana. Ecco perché anche il primo giorno può essere considerato dentro il miracolo: dire che l’olio sarebbe bastato per un giorno solo, quindi al di fuori del miracolo, ha senso solo se l’accensione fosse stata all’interno dell’Hekhal, come di regola. Ma siccome l’accensione è avvenuta all’esterno, anche il primo giorno si è prodotto miracolosamente molto più olio, necessario per mantenere le fiamme accese nonostante le intemperie della stagione invernale.
26 Kislew 5784/9 Dicembre 2023 – II lume
Il Chatam Sofer (Moses Schreiber, Francoforte 1762 – Bratislava 1839) affronta in un modo diverso la domanda del perché il primo giorno della festa sia considerato anch’esso miracoloso se, naturalmente, l’olio dell’ampolla doveva bastare per un giorno solo. Nelle “Derashot Chatam Sofer” (Derasha 67) scrive che un miracolo è tale quando è visibile a tutti, quindi, siccome l’accensione della Menorà doveva avvenire dentro la sala dell’Hekhal, il miracolo è stato visto solo dai Sacerdoti e poi da loro raccontato a tutto il popolo. Ma l’accensione della Menorà, come scritto nel testo del brano di ringraziamento che nei giorni di Chanukkà aggiungiamo nella preghiera e nella benedizione del pasto, è avvenuta “bechatzrot qodshakh/ nei Tuoi cortili sacri”, cioè all’esterno. Perciò il miracolo dell’olio è stato visibile e manifesto agli occhi di tutto Israele.
25 Kislew 5784/8 Dicembre 2023 – I lume
Il Maharal di Praga (Jehuda Löw, Poznan 1520 – Praga 1609) afferma che il miracolo dell’ampolla d’olio è accaduto per rivelare che anche la vittoria militare contro gli ellenisti è stata un miracolo. Se così fosse, perché è durato otto giorni? Se il miracolo dell’olio serviva per rivelare che anche la vittoria militare era un miracolo, sarebbe bastato il miracolo di un giorno solo. Invece, quel miracolo doveva durare sette giorni in più, per far uscire dal profondo dell’animo umano l’idea della “mia forza e la potenza della mia mano” (Deuteronomio 8:17). Una persona, anche quella credente, nel momento in cui esce da una dura prova, può pensare di averla superata grazie alle sue forze. È per questo che gli Asmonei ebbero il merito di vivere il miracolo dell’olio per otto giorni, per avere il tempo necessario affinché si radicasse nei loro cuori che la vittoria militare, che permise la riconsacrazione del Tempio, era tutta un miracolo.