“L’Eterno disse a Mosè: Vieni dal faraone…” (Esodo 10:1). L’essenza fondamentale dell’esilio è la caduta, il disperdimento e il nascondimento delle scintille di santità nel guscio del materialismo mentre la redenzione è la completa restaurazione che avviene nella ricerca e chiarimento delle scintille di santità e il loro ritorno alla loro radice suprema, all’Eterno Creatore.
Questo è la sostanza della lettura di questo sabato che ci parla del principio della liberazione dalla schiavitù egiziana che si concluderà con il passaggio del Mar Rosso che leggeremo la prossima settimana.
L’esilio in Egitto rappresenta la discesa della santità dentro la grave impurità dell’Egitto ed è per questo che il Signore usi proprio questa espressione “Vieni dal Faraone”.
Il termine “Par‘ò/Faraone” esprime il concetto di annullamento come si evince dalle sue stesse parole: “perché Mosè ed Aronne tafri‘u/disturbate il popolo dalla sua azione” (Esodo 5:4), con le vostre parole di libertà gli fate “annullare” quello che io ho imposto su di lui.
Ed è proprio dopo queste parole che colui che è stato chiamato all’inizio il “re d’Egitto”, diventa d’ora in poi “Faraone”.
Ecco dunque che il Signore comanda a Mosè di entrare dentro l’essenza del faraone per comprendere la radice dell’annullamento e della scomparsa delle scintille.
Un luogo così impuro, un luogo vuoto della presenza di Dio, dove Mosè ritrova e libera le scintille di santità che erano lì nascoste e imprigionate.
Il concetto di libertà che in questi ultimi tempi viene sempre di più sbandierato a spropositò è stato depauperato della sua vera essenza. E’ vero che anche oggi dobbiamo liberarci, ma non di quello che si sproloquia in giro.
Rileggere questi capitoli con purezza di cuore può tornare utile non solo agli altri ma anche, e aggiungo soprattutto, a coloro che la storia della liberazione dalla schiavitù egiziana dovrebbero averla già imparata. Shabbat Shalom!