Dopo aver sconfitto Sichòn e ‘Og, i due re della Transgiordania, gli israeliti erano pronti a fare preparativi per attraversare il fiume Giordano e andare alla conquista della Terra Promessa. Le cose però non andarono come programmato a causa dell’intervento dei moabiti. La parashà racconta quello che fece Balàk, re di Moàv: “Balàk, figlio di Tzippòr, vide quello che Israele aveva fatto agli Emorei. E Moàv ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moàv fu preso da spavento di fronte agli Israeliti. Quindi Moàv disse agli anziani di Midiàn: «Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l’erba dei campi»“(Bemidbàr, 22:2-4).
Rashì (Troyes, 1040-1105) commenta che Balàk disse: “Questi due re, sui quali facevamo affidamento, non sono stati in grado di resistere di fronte agli israeliti. A maggior ragione cosa potremmo fare noi?”.
R. Joseph Pacifici (Firenze, 1928-2021, Modiin Illit) in Hearòt ve-He’aròt (p. 176) commenta che Balàk fu impressionato dal fatto che le battaglie degli israeliti erano state vinte in modo sovrannaturale. Questo fu il motivo per cui decise di chiamare Bil’am per maledirli. In verità è probabile che Balàk non avesse motivo di temere il popolo d’Israele. Infatti nella Torà è scritto: “E l’Eterno mi disse: ‘Non attaccare Moàv e non gli muover guerra, poiché io non ti darò nulla da possedere nel suo paese, giacché ho dato ‘Ar ai figliuoli di Lot, [Moàv discendeva da Lot] come loro proprietà” (Devarìm, 2:9). L’Eterno aveva quindi proibito al popolo d’Israele di fare guerra a Moàv. Ed è difficile pensare che Balàk non ne fosse al corrente. Il motivo per cui Balak decise di agire contro Israele è che non poteva tollerare il successo d’Israele e lo disturbava il fatto che vi fosse un nazione più potente della sua.
Questo è anche il motivo per cui il patriarca Ya’akòv disse ai figli di non farsi notare e di evitare di generare invidia presso i vicini (Bereshìt, 42:1). Questo consiglio fu seguito per centinaia di anni in vari paesi dove le autorità comunitarie emisero leggi suntuarie. Si trattava di dispositivi legislativi con lo scopo di limitare il consumo legato all’ostentazione del lusso. Quando il patriarca Ya’akòv disse ai figli di non farsi notare, voleva dire che in un periodo di carestia, quando tutti andavano a cercare derrate in Egitto, non era opportuno farsi vedere come se tutto fosse a posto. Era pertanto opportuno che anche essi andassero in Egitto dove vi era grano in vendita, anche se per il momento avevano cibo in sufficienza.
Rashì fa notare la stranezza del fatto che in questo frangente Moàv si rivolse agli anziani di Midiàn. Egli commenta che Moàv e Midiàn si odiavano da sempre. Questo è testimoniato dal fatto che nella Torà è scritto che Midiàn venne a fare guerra contro Moàv (Bereshìt, 36:35). Edòm venne in difesa di Moàv e Midiàn venne sconfitto. Midiàn e Moàv fecero la pace ai tempi di Bil’am per allearsi contro Israele. Moàv pensò di rivolgersi a Midiàn perché vide le miracolose vittorie di Israele. E sapendo che Moshè, il leader degli israeliti, dopo essere fuggito dall’Egitto, aveva passato molti anni a Midiàn, decise di chiedere a Midiàn informazioni su Moshè. Midiàn rispose che la forza di Moshè era nella sua parola. Ricevuta questa informazione Moàv decise che era opportuno cercare di sconfiggere Moshè e il suo popolo con la parola. Cosi ingaggiò Bil’am per maledirli.
R. Pacifici, citando Rashì, osserva da qui si impara che la nostra forza consiste nella parola, come è scritto: “La voce è la voce di Ya’akòv, e le mani sono le maini di Esau” (Bereshìt, 27:22). Da questo versetto i maestri nel trattato Gittìn (57b) insegnano che nessuna preghiera è efficace nel mondo a meno che qualche membro della discendenza di Ya’akòv non abbia una parte in essa.
R. Pacifici aggiunge che tra le nazioni del mondo vi sono sempre discordie. Tuttavia quando si tratta di odiare Israele dimenticano le discordie e diventano alleati.