Dinim in pillole – Purim
• Tutti gli adulti hanno l’obbligo di fare il digiuno se sono in buone condizioni di salute; possono astenersene, in caso di impossibilità, le donne in stato di gravidanza, le donne nel periodo dell’allattamento o il malato.
• Il digiuno va dall’alba al tramonto; per l’orario esatto ci si deve informare presso il rabbino della propria Comunità.
• Da quando inizia il mese di Adar si aumentano le manifestazioni di gioia.
• Quattro sono le norme fondamentali che ognuno è tenuto ad osservare di Purim (giovedì sera 19 marzo — venerdì 20 marzo##):
a) la lettura della Meghillà di Ester, la sera all’entrata della festa e la mattina.
b) donazioni ai bisognosi: si esce d’obbligo facendo doni ad almeno due persone.
c) invio di cibi ad amici, parenti ecc. Si esce d’obbligo inviando almeno due cibi (dolci, bevande…) a una persona.
d) banchetti di Purim.
• A parte la Meghillà che si legge anche di sera, tutte le altre norme vanno osservate di giorno (venerdì).
• Nella ‘amidà (la preghiera delle diciotto benedizioni) e nella birkat ha–mazòn (la benedizione dopo il pasto) si aggiunge ‘al ha–nissim.
• Di Purim è permesso lavorare, ma alcuni usano astenersene.
• La Meghillà di Ester va letta preferibilmente alla presenza di dieci persone (miniàn): tuttavia, nel caso che manchi il miniàn, è per sempre preferibile che una persona legga per tutti i presenti con l’intenzione di farli uscire d’obbligo, perché “alla presenza di molta gente, si sente di più la maestà regale”.
• Sabato 15 Adar (21 marzo) è Purim Shushan (giorno in cui cade Purim nelle città che erano cinte di mura fin dai tempi di Giosuè).
• Di Purim contrariamente a quanto si fa di Hanukkà, non si legge l’Hallel (salmi 113-118): infatti l’Allel si usa dire solo per i miracoli avvenuti in Israele. Tuttavia per far sì che Erez Israel non venisse dimenticata anche in questa festa, fu stabilito che il Purim Shushan si facesse in tutte le città cinte di mura fin dai tempi di Giosuè, quando Erez Israel non era desolata, e non dai tempi di Mordechai ed Ester quando la terra d’Israel era quasi disabitata e le città distrutte.
• Non si esce d’obbligo ascoltando la lettura della Meghillà alla radio o attraverso il microfono.
• Prima della lettura della Meghillà si dicono le tre benedizioni (alla sera) e solo le prime due al mattino (alcuni usano dirle tutte e tre anche al mattino):
1) Barukh attà Adonai Elohenu melech ha–‘olam asher kiddeshanu be–mitswotav we–tsiwanu ‘al mikrà Meghillà.
2) Barukh attà Adonai Elohenu melech ha–‘olam she–‘asà nissim la–avotenu ba–jamin hahèm ba–zemàn ha–sè.
3) Barukh… ha–‘olam she–echjanu we–kijemanu we–highi’anu la–zeman ha–sè.
[Benedetto Tu Signore D, nostro Re del mondo che ci hai consacrato con i tuoi comandi e ci hai comandato di leggere la Meghillà; Benedetto Tu Signore D. nostro Re del mondo che hai operato miracoli ai nostri padri in quei giorni di questo tempo; Benedetto Tu Signore D. nostro Re del mondo che ci hai mantenuto in vita e ci hai fatto giungere a questo momento].
• Dicendo la terza benedizione si deve avere anche l’intenzione di voler uscire d’obbligo anche per le altre norme di Purim.
• Dopo la lettura della Meghillà si dice la benedizione (secondo molti maestri solo se c’è miniàn): “… ha–rav et rivenu…; se non si è detto la benedizione sia prima che dopo la lettura della Meghillà si esce comunque d’obbligo.
• Chi non possiede una Meghillà scritta a mano su pergamena secondo le regole, può leggerla dal libro senza benedizione.