In cosa differisce questa sera…
Una comunità siede e mangia
Da bambino, sentivo vivamente la presenza di Dio in due diverse occasioni: la sera di Kol Nidrè (yom Kippur) e quella del Seder di Pesach. Il Seder è il prototipo della Seudà (pasto) e l’Halakhà ha sviluppato un’etica ed un’etichetta relative alla Seudà. Il mangiare è una funzione fisiologica istintiva e meccanica nell’uomo, così come per le bestie, gli insetti e le piante.
Ed è proprio per questo che molti filosofi affermarono che mangiare è un «dovere degradante»: molti uomini importanti, infatti, preferiscono non mangiare in pubblico.
L’ebraismo, comunque, arrivò ad una conclusione diversa. Sebbene mangiare sia una necessità biologica, l’uomo e la bestia non mangiano nello stesso modo. L’ebraismo ha riscattato il mangiare trasformandolo da coercitivo a volontario.
Ci sono due differenze tra il processo nutritivo della bestia e dell’uomo:
1) la bestia mangia da sola, ignorando il suo vicino;
2) la bestia non può tirarsi indietro, rinunciando di agguantare la preda.
Nel mondo occidentale, non si permetteva all’uomo di mangiare da solo perché per sua natura egli è un essere sociale che a differenza dell’animale, cerca compagnia.
L’umanizzazione del processo nutritivo da parte dell’uomo moderno, fu realizzata presentando il pasto come un fatto sociale e sviluppando un galateo specifico.
Il cibo viene anche associato all’estetica; qualunque cosa bella è buona, poiché la bellezza, in accordo col pensiero di Platone, ha una funzione catartica. Questa fu la filosofia sviluppatasi in Oriente e nel mondo classico.
L’ebraismo sostiene che l’esperienza della bellezza non è un processo redentivo – essa ipnotizza l’uomo, sottraendogli la sua libertà. Essa deruba l’uomo della sua dignità che è espressa nella libertà. Adamo dovette soccombere di fronte alla bellezza dell’albero, gli angeli decaduti di fronte a quella dell’uomo (Genesi cap. 6) e la Dor Hamidbar (gli Ebrei erranti nel deserto con Mosè) di fronte a quella di Moab.
Poiché la bellezza non umanizza il processo nutritivo, è necessario un altro elemento che abbia una funzione redentiva.
Nella Kabalà, ci sono due movimenti: Chesed e Ghevurà. Il Chesed è rivolto verso l’esterno, è un avanzamento ed una ricerca verso invisibili mete. Chesed è identificato con Hitpashtut – che significa rivelarsi e aprirsi.
La Ghevurà è un movimento verso l’interno: Ghevurà è infatti identificata con Zimzum – raccoglimento in se stessi. Laddove Chesed implica un volo verso la società, Ghevurà implica un volo umano dalla società (è il volo del solitario verso il Solitario).
L’uomo deve imparare a lottare con ambedue, a seconda dei momenti. La Comunità-Chesed esemplifica l’espressione di gentilezza, una gentilezza coercitiva che implica la rinuncia a qualcosa per gli altri. Il Chesed non tiene conto della misura della proprietà. Bisogna rivelare la nostra esistenza e aderire alla Comunità a due diversi livelli. Se ad un livello dividiamo i possessi materiali, fatto che costituisce la forza della Comunità, ad un secondo livello dobbiamo rinunciare a quei benefici spirituali, che abbiamo acquisito grazie alla diligenza e allo studio della Torà, creando così la Comunità che insegna. L’insegnamento è un’esistenza aperta in cui il «milionario spirituale» rinuncia al suo «magazzino», alle sue ricchezze per darle gratuitamente agli altri.
L’ebraismo ritiene che l’uomo debba mangiare in una Comunità di persone orientata da Chesed. Non è sufficiente che la funzione nutritiva animale sia elevata ad un’esperienza umana: essa deve essere elevata a quella divina.
Solo così abbiamo un processo redentivo di questo atto fisiologico («E tu gioirai dinanzi all’Eterno tuo D». Deut. 12°, 12), un senso di Kedushà (santità).
Il Zimun, l’invito che si fa ai commensali prima di recitare il Ringraziamento dopo i pasti, mostra che non si deve mangiare casualmente con gli altri, come un ammasso ma come un’entità coesiva. Il Zimun simbolizza la Comunità–Chesed.
Il Seder delle prime due sere di Pesach, rappresenta quel tipo di Comunità–Chesed. L’Halakhà stabilisce che dovremmo assicurarci che altre due persone siano con noi durante il Seder, in modo che una Comunità partecipi a questo evento. Queste due sere rappresentano Chesed che è un segno caratteristico dell’uomo libero. Infatti lo schiavo, così preoccupato per se stesso, non può assolutamente associarsi alla Comunità–Chesed. Solo chi è libero può pensare agli altri. Dio si riferisce alla Comunità–Chesed come «Am» (popolo). Trarrai il mio Am, i figli di Israel dall’Egitto – (Es. 3,10).
La parola Am (popolo, comunità) deriva da «Im» (condividere). Il concetto della Comunità–Chesed è anche simbolizzato dall’Agnello Pasquale – una comunità di solidarietà.
La Comunità–Chesed si mostra all’inizio del Seder con la recitazione di HaLachma Anya (questo è il pane dell’afflizione), quando diciamo che gli Ebrei in Egitto mangiarono insieme questa azzima e quindi invitiamo tutti i bisognosi a dividere con noi il nostro cito.
Durante il Seder, si usa fare la benedizione su un’azzima spezzata, per simbolizzare il «condividere».
La Comunità che insegna, è anch’essa una Comunità–Chesed, è una relazione esistenziale tra il maestro ed il suo discepolo. Si nota anche questo nell’Hagadà. Dopo il Kiddush, l’Hagadà ha inizio e narriamo la storia degli Ebrei in Egitto e del loro ultimo riscatto. Essa inizia con un interrogativo (secondo Aristotele, «la fonte della conoscenza è lo stupore»). L’Hagadà non è semplicemente un racconto o una narrazione degli eventi dell’esodo, ma è un discorso e uno studio sulla liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, è una filosofia dell’universale e non del particolare. L’Hagadà è veramente un atto di Talmud Torà (Studio di Torà).
L’Hagadà si rivolge ai quattro figli che simbolizzano l’idea del processo d’insegnamento individualizzato. Bisogna insegnare sia al figlio semplice che a quello molto brillante. Così la comunità della Torà, è una comunità didattica entro il regno del Chesed.
Nelle sere di Pesach, dobbiamo non solo muoverci in avanti (movimento di Chesed), ma anche indietreggiare (movimento Ghevurà). Ci fu comandato da Dio: «Nessuno di voi dovrà uscire dalla porta della sua casa fino al mattino» – Es. 12, 22. Ci fu comandato di non vendicarci dei nostri aguzzini. Quando gli schiavi si ribellano e rovesciano i loro padroni, in molti casi i ruoli sono semplicemente rovesciati e gli schiavi diventano padroni. Dio voleva che gli Ebrei presentassero al mondo un movimento di Ghevurà – raccoglimento. che è il simbolo di una vera grande nazione.
J.D. Soloveitchik
(tratto da una lezione tenuta alla Yeshivà University, trascritta da Joseph Epstein)