Chanukkà: 7-15 dicembre
Chanukkà: L’olio tra le macerie
È uno strano miracolo quello che gli ebrei ricordano ogni anno con la festa di Chanukkà. Per conservare la propria indipendenza contro l’oppressione greca gli ebrei scelgono la rivolta armata. I ribelli sono pochi e debbono fronteggiare un nemico molto più forte di loro. I ribelli sono pochi e sono isolati perché la grande parte del popolo non è con loro, ma nonostante si tratti di una lotta per la sopravvivenza, per questa lotta e per questa vittoria non ci sono miracoli da cercare o da ricordare.
Quando la lotta finisce e Gerusalemme è tornata ebraica, gli ebrei sentono il bisogno di consacrare di nuovo il Tempio: cercano dell’olio puro per accendere, nel Tempio liberato dagli idoli, la lampada eterna che testimonia la vita del popolo ebraico ed il patto con Dio. Fra le macerie della guerra trovano solo una boccetta di olio che sicuramente non durerà abbastanza. A questo punto diventa necessario il miracolo: nonostante tutto gli ebrei accendono il loro lume, duri quel che duri, e l’olio che sembra sufficiente per un solo giorno durerà per 8 giorni: il tempo per preparare altro olio per un futuro più lungo e più certo.
Il miracolo non è quello di trovare la forza di combattere e la capacità di raccogliere il popolo intorno a una lotta anche se giusta; il miracolo non è vincere il nemico. Con un terribile paradosso, il miracolo è quello di trovare la luce nel buio che si avverte dopo la vittoria; il miracolo è cercare di consacrare il Tempio dopo la vittoria, il miracolo è far bastare la luce di un giorno per sempre; il miracolo è capire che l’unica vittoria valida è vivere e scommettere sulla vita; il miracolo è liberare il proprio tempio dai propri idoli.
Ogni anno gli ebrei ricordano questo miracolo delle luci, ogni anno gli ebrei accendono per otto sere i loro lumi che ogni volta sembrano bastare per una sola sera: un lume la prima sera, due lumi per la seconda sera e così via, l’ottava sera i lumi sono diventati otto. Qualcuno usava accendere un lume per ogni sera, qualcuno usava accendere 8 lumi per 8 sere. È assai curioso questo modo di celebrare il miracolo: da una parte sembra che il lume del primo giorno si moltiplichi fino a diventare 8 lumi, dall’altra, sembra che ogni giorno porti in sé la luce dei giorni precedenti.
Che cosa vuol dire questo rito? Forse vuol dire che la vita è di per sé un miracolo. Forse vuol dire che rimanere in vita è un miracolo. Forse vuol dire che le lotte hanno un senso soltanto se si riesce a rispettare la vita. Forse vuol dire che se si scommette sulla vita, la luce di un giorno può durare per sempre. Forse vuol dire che i giorni della luce possono moltiplicarsi soltanto se ognuno di noi è capace di mantenere, anche fra le macerie, l’olio consacrato per cui sta lottando.
Il miracolo di Chanukkà è assai strano, il rito delle luci è assai strano, ma più strano di tutto è che gli ebrei sono convinti che il miracolo si compie nel momento in cui ogni nano accendono per un giorno ancora le loro luci. È legge per gli ebrei disporre le loro luci di fronte al buio, a nessuno è consentito usare questa luce.
Gavriel Levi