È stato direttore della rivista «Tecnica ed Organizzazione»: nel ‘38 l’espulsione dall’Ordine del Piemonte per le leggi razziali
Nel gennaio del 1937 uscì il primo numero di Tecnica ed Organizzazione, rivista periodica edita dalle Edizioni di Comunità, voluta da Adriano Olivetti per dibattere sui temi e le problematiche più importanti dell’industria che, all’epoca, cercava di affermarsi sui mercati internazionali. Con diversa periodicità, questa pubblicazione proseguì fino al 1958 (gli archivi sono alla Fondazione Adriano Olivetti), ma c’è una storia in particolare legata a questo giornale. Fra i diversi direttori che si sono alternati alla sua guida ci fu anche lo stesso Olivetti, che risultò iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, nell’elenco speciale, fino al 1938. Quell’anno, infatti, fu espulso, insieme a tanti altri, a causa delle Leggi razziali, in quanto ebreo.
Gli espulsi illustri
L’elenco è piuttosto nutrito ed è stato elaborato dalla Fondazione Paolo Murialdi, dopo aver concluso un’altra ricerca sui giornalisti caduti nella Prima guerra mondiale. Fra gli espulsi più illustri c’è anche Adriano Olivetti, celebrato e considerato tra le menti più importanti della storia recente del nostro Paese, che proprio questo Paese emarginò per motivi razzisti. L’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, due giorni fa, ha deliberato il reintegro di Olivetti e degli altri, sulla base della lista elaborata dalla Fondazione Murialdi, un gesto simbolico con un grande significato politico. Anche il Lazio ha fatto lo stesso con la propria lista. «È importante che a Roma la Fondazione Murialdi e a Torino il Centro Pestelli — commenta il presidente dell’Ordine piemontese, Alberto Sinigaglia —, oltre alla storia del giornalismo, studino quanto è capitato ai giornalisti come cittadini: caduti da soldati nella Grande Guerra; licenziati, picchiati, arrestati, deportati durante il fascismo. È giusto rendere loro onore prescindendo dai ruoli. È bene farlo nel 2020, quando speravamo sepolto per sempre il razzismo e l’odio antiebraico, che invece riappare in Europa e persino in America». Anche le altre sezioni regionali dell’Ordine potrebbero seguire l’esempio. «È bello ricordare che uno dei cacciati dall’Albo, Adriano Olivetti, era un grande italiano che, tra tanti meriti, ebbe anche quello di fondare L’Espresso, un settimanale-scuola, ideato e diretto da Arrigo Benedetti, maestro di giornalismo politico e di inchiesta».
«Una vergogna grandissima per l’Italia»
Ma una ventina d’anni prima (L’Espresso nacque nel 1955), la rivista Tecnica ed Organizzazione fu già una prima espressione dell’attitudine di Olivetti al confronto e al ragionamento, frutto di una cultura industriale sviluppatasi nel territorio di Ivrea. Ne ha scritto di recente anche Furio Colombo, con Maria Pace Ottieri, nel libro Il tempo di Adriano Olivetti (Edizioni di Comunità, 2019). Colombo lavorò per l’industriale piemontese e fu da lui inviato in America. «Non fu soltanto un grande della vita e della storia italiana — dice Furio Colombo — ma anche nella storia del mondo industriale contemporaneo. Furono proprio le persone come lui a essere colpite, fa effetto che si va da lui al dirigente d’azienda, fino all’impiegato d’ordine di questo o quel ramo dell’attività giornalistica. Non importava chi fosse il più grande degli italiani in quel momento, veniva tranquillamente espulso come fosse l’ultimo, in base al fatto di essere ebreo. Una vergogna grandissima per l’Italia, per questo l’iniziativa di reintegrare questi nomi appare grande e importante. È anche sensazionale, in un ritaglio della vita italiana di quel periodo ci ricorda la grandezza del delitto».
Gli altri
Oltre a Adriano Olivetti, sono stati reintegrati altri cinque giornalisti professionisti, tre pubblicisti, otto iscritti all’elenco speciale e tre fra dirigenti, impiegati e tipografi, con molti nomi di Gazzetta del Popolo e La Stampa. «Questa iniziativa — conclude Colombo — ci ricorda una cosa di una inciviltà immensa. Una legge firmata dal re. Ogni volta che qualcuno viene avanti a fare il saluto romano o dire che il fascismo ha fatto anche cose buone, si ricordi che quel fascista di oggi si porta addosso quella lista».
9 maggio 2020 | 18:14© RIPRODUZIONE RISERVATA