Fonti halakhiche su una delle 4 mitzvòt della festa di Purìm
Una delle quattro mitzwot di Purim è quello del mishloach manot, il mandare doni alimentari. Questa mitzwàh, come quella di dare doni ai poveri, si impara dalla ghemarà in massekhet meghillàh (7a, fonte 1): “ha insegnato R. Yosef, e mandare pietanze ciascuno al suo compagno, due pietanze per un uomo, e doni ai poveri, due doni a due poveri”. Il Ramà (Orach Chayim 695,4, fonte 2) sostiene che le donne siano obbligate a compiere questa mitzwàh, come quella dei doni a poveri (mattanot laevionim) al pari degli uomini. Mandando questi doni si deve rispettare la separazione fra i sessi, perché un uomo, mandando i doni ad una vedova, potrebbe incorrere in dei qiddushin dubbi; per i doni ai poveri non servono invece queste precauzioni, perché si tratta di tzedaqàh (Darkè Moshèh 695,10, fonte 3). Il Qitzur Shulchan ‘Arukh (142,4, fonte 4) riporta che alcuni mariti mandano i doni per le donne, ma è sbagliato, ed è giusto essere rigorosi.
Il Perì Chadash (695,4 fonte 5) mette in dubbio quanto scrive il Ramà, perché il versetto dal quale si impara la mitzwàh (Ester 9,22, fonte 6) dice chiaramente “Ish”, e non “ishàh”, e non si capisce pertanto da dove ha ricavato questa regola. R. Ya’aqov Castro (‘Erekh Lechem, cap. 695) scrive che nessun poseq ha scritto qualcosa del genere.
Il Birkè Yosef (Orach Chayim, 695,8 fonte 7), dopo aver riportato R. Ya’aqov Castro e il Perì Chadash, cita il Shevut Ya’aqov (1,41), che ritiene che la cosa non sia problematica, perché in masshekhet Qiddushin 30b i Maestri hanno insegnato: “ciascuno (ish) suo padre e sua madre temete”, ho solamente l’uomo, la donna da dove? Quando dice temete ecco che sono due, ma se è così perché il testo dice “ish”? Perché l’uomo ha i mezzi per farlo. E qui rispetto ai doni diciamo lo stesso, che anche la donna è obbligata, ed è scritto uomo perché ha la possibilità di farlo. Le parole dello Shevut Ya’aqov sono però problematiche, perché dalla prova che ha portato si può dimostrare il contrario, perché nel versetto, se non ci fosse stato scritto “temete”, avrei detto l’uomo e non la donna, perché quando è scritto “ish”, viene ad escludere la donna. E così è in tanti altri posti, perché quando diciamo che la donna è equiparata all’uomo è perché c’è il verbo al maschile, ma quando c’è scritto “ish”, viene ad escludere. Nel versetto in questione sul mishloach manot c’è scritto ish, ma non c’è il verbo al plurale. Anche l’altra prova portata dallo Shevut Ya’aqov, che c’è scritto “E gli ebrei hanno ricevuto”, e le donne pertanto sono incluse, non è una prova, perché il versetto si riferisce a Purim in generale e alla lettura della meghillàh, e per questo le donne non sono incluse, ma per i doni è scritto “ish”.
Chasukè Chemed (Meghillàh 4a, fonte 8) viene interpellato su una questione che permette di gettare maggiore luce su questa halakhàh: in emergenza, un uomo può inviare doni ad una donna? Se il motivo per cui le donne hanno l’obbligo è che “anche loro erano in quel miracolo”, come scrivono le Tosafot in Meghillàh 4a, il loro d’obbligo sarebbe solo di origine rabbinica. Vale a dire: in base a quanto stabilito dalla meghillàh le donne sarebbero esentate, solo che i chakhamim hanno obbligato le donne per la lettura, e quindi anche per i doni. L’obbligo per le donne e per gli uomini è lo stesso? Lo Shut Bet She’arim (cap. 380) scrive che le donne hanno un obbligo di origine rabbinica, mentre quello degli uomini è midivrè qabalàh, che sono paragonabili a quelle della Toràh, e se è così ed il versetto che ciascuno deve mandare al suo compagno, deve mandare a chi ha un obbligo paragonabile al suo, e pertanto se ha un obbligo midivrè qabalàh e manda i doni a chi ha un obbligo rabbinico non esce d’obbligo, e non bisogna arrivare al timore di qiddushin dubbi. E per questo lo stupore del Perì Chadash è giustificato, perché il Ramà scrive che “le donne sono obbligate a mandare i doni come gli uomini”, e che quindi sono obbligate midivrè qabalàh, quando nel testo della meghillàh non è scritto! E anche se dicessimo che il ragionamento secondo cui anche le donne sono incluse in quel miracolo viene dalla Toràh, comunque le Tosafot hanno già scritto che le donne non possono far uscire d’obbligo un uomo per la lettura della meghillàh, e già lo Shulchan ‘Arukh (Orach Chayim 689,2) ha stabilito che una donna che legge per conto proprio benedice “di ascoltare la meghillàh, perché non è obbligata a leggere. E se il livello di obbligo è differente per la lettura, lo stesso varrà per le altre mitzwot della giornata, e quindi un uomo non esce d’obbligo mandando i doni ad una donna, e lo stupore del Perì Chadash è giustificato.
- Rabbino capo di Torino – Lezione dell’17/3