Neturei Karta, i “Guardiani della città” di Gerusalemme. Quando il pensiero ebraico diverso è ancora un crimine.
Elena Lattes
Proseguendo il percorso iniziato nel precedente articolo fra le minoranze oltranziste e talvolta anche violente, troviamo in Israele, all’estremità politica opposta dei Tag Mehir, o Giovani delle Colline, alcuni gruppi di haredim, o, come vengono definiti in Italia, ultra-ortodossi. Vestiti per lo più di nero, con pesanti cappotti e cappelli anche quando fa molto caldo, vivono in gran parte in quartieri specifici (il più emblematico è sicuramente Mea Shearim a Gerusalemme) e non vedono di buon occhio tutto ciò che è considerato non conforme alla Bibbia.
Anche se dall’esterno possono sembrare tutti uguali, in realtà sono suddivisi in varie correnti, spesso perfino in aperto conflitto tra loro, soprattutto per questioni di differenze interpretative dei Testi sacri. Alcuni, tra i quali i più famosi sono i Neturei Karta e i Satmar, sono contro lo Stato di Israele che, ai loro occhi, è una sorta di blasfemia poiché è stato ricostituito dal sionismo socialista ed è laico e pluralista.
Secondo la loro ideologia, infatti, soltanto con l’arrivo del Messia e con la ricostruzione del Terzo Tempio, gli ebrei potranno autogovernarsi. Fra i due sopracitati il più estremista è quello dei Neture’ Karta, il cui nome significa in aramaico “Guardiani della città”. Fondato a Gerusalemme negli anni ’30 in opposizione al movimento sionista, sono attualmente circa cinquemila in tutto il mondo. Vivono principalmente nella capitale israeliana, ma alcuni di loro, a causa dell’ostilità e dell’insofferenza verso l’ebraismo laico, l’hanno lasciata per trasferirsi in Europa e negli Stati Uniti. Auspicano la distruzione dello Stato “eretico” e alcuni non mancano occasione di dimostrarlo (la maggioranza è comunque silenziosa e conduce sostanzialmente una vita appartata e lontana dai riflettori) arrivando perfino a bruciarne le bandiere nelle pubbliche piazze durante il giorno dell’Indipendenza.
La loro avversione nei confronti di Israele è così forte che sostengono il fondamentalismo islamico e gli antisemiti più agguerriti: uno di loro fu nominato da Arafat ministro nel governo palestinese per “gli affari ebraici” con funzioni analoghe a quelle che ebbe Franz Rademacher, capo del “dipartimento ebraico” del Minsitero degli Esteri nel governo nazista; altri hanno incontrato più volte Ahmadinejad e partecipano ai convegni negazionisti che si tengono periodicamente in Iran. Naturalmente sui loro siti ufficiali plaudono il recente accordo con Obama riguardante il nucleare. In Francia, in nome di una libertà di pensiero, che però non ammettono all’interno dell’ebraismo stesso, hanno manifestato solidarietà a Dieudonné intervenendo in conferenze stampa organizzate nel teatro dell’attore franco-camerunense e facendosi fotografare mentre compiono insieme a lui il gesto della quenelle (braccio disteso che ricorda il saluto nazista). Gli stessi hanno dichiarato il loro supporto a Jobbik, il partito razzista ungherese.
Secondo quanto affermano alcune testate giornalistiche sembrerebbe che appartenga a questa “setta” anche l’assassino di Shira Banki, la sedicenne pugnalata insieme ad altre quattro persone al gay pride di fine luglio. Aveva già accoltellato ferendo diversi manifestanti nel 2005 e per questo il tribunale israeliano l’aveva condannato a dieci anni di carcere. Pena che aveva finito di scontare poche settimane prima. Ora è in custodia cautelare e a breve verrà processato. E’ accusato di omicidio premeditato a causa dei suoi precedenti, ma lui non vuole assistenza legale poiché non riconosce l’autorità giudiziaria che, secondo lui, non è conforme alla legge ebraica dei Testi sacri.
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