Atteso picco in 2012, pesa anche politica. Convegno a Gerusalemme
Massimo Lomonaco
Il 2012 puo’ essere l’anno boom dell’emigrazione ebraica italiana in Israele: se saranno confermati i dati dei primi cinque mesi, a fine anno saranno 200 gli ebrei italiani ad essere emigrati in Israele. Piccoli numeri, significativi tuttavia non solo in rapporto alla popolazione italiana piu’ complessiva ma anche per motivi legati all’impatto dell’attuale crisi economica sul tessuto della societa’ italiana.
Il dato e’ stato rivelato dal demografo Sergio Della Pergola all’apertura a Gerusalemme della Conferenza ‘L’Italia, gli italkim, e Israele’, una sorta di proseguimento ideale del convegno organizzato lo scorso anno sul contributo degli ebrei italiani all’Unita’ nazionale. Questa volta ad essere sotto la lente di ingrandimento e’ stato l’apporto alla creazione e allo sviluppo di Israele da parte degli ebrei di origine italiana (gli Italkim appunto) stimati da Della Pergola in circa 15 mila che possono diventare oltre 25.000 se si comprende tutto il bacino in qualche modo legato all’Italia. Una emigrazione – va detto subito – ”qualificata” che, nel corso della sua storia, ha visto la preminenza in alcuni settori della vita sociale ebraica come la scienze giuridiche con Guido Tedeschi, quelle demografiche con Riccardo Bachi, le scienze e altri campi.
Organizzata dalla Hevra’ Yehudei Italia (la comunita’ di origine italiana), dall’Ambasciata italiana, dall’Istituto italiano di cultura e con la partecipazione della Regione Puglia, la Conferenza (che chiude domani) ha scandagliato il contributo degli italkim, ispirato – e’ stato detto da Simonetta Della Seta, esperto per gli affari culturali dell’Ambasciata – ad una concezione mazziniana del prevalere dei ”doveri sui diritti”. Paradigmatica, ad esempio ma non solo, la vicenda politica di Enzo Sereni, ideologo del sionismo.
”In aumento gia’ da alcuni anni – ha osservato Della Pergola, uno dei maggiori demografi israeliani – l’affluenza degli ebrei italiani ha avuto nel passato due picchi: dopo le Leggi Razziali del 1938 e dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Fenomeni che riguardano la societa’ italiana e non Israele: il primo largamente spiegabile con il tradimento nazionale nei confronti di una minoranza italiana da sempre; il secondo invece interpretabile con il disagio degli ebrei italiani di fronte ad un mutato atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti di Israele in quel periodo”. Della Pergola ha ricordato a questo proposito episodi come l’attentato alla Sinagoga di Roma, la deposizione di una bara davanti il Tempio durante un corteo sindacale contro la guerra, la responsabilita’ e le scelte dei media. ”Insomma – ha detto nel suo intervento il Direttore di Rcs libri Paolo Mieli, che si e’ trovato d’accordo con Della Pergola – non si trattava piu’ dell’obiezione politica nei confronti di Israele, c’era qualcosa di altro”. Oggi la motivazione sembra diversa e piu’ legata, oltre ai motivi ideali, alla crisi. Ma – ha avvertito sempre Della Pergola – ”fenomeni come quello di Grillo possono suscitare insicurezza, portare ad avvertire ‘cose gia’ viste’, pur con tutta la prudenza del caso”. Mieli (la Fondazione del Corsera ha pubblicato gli Atti del precedente convegno, presentati oggi) ha rimarcato la ”forte spinta propulsiva” dell’ebraismo italiano; non e’ un caso, ha aggiunto, che stando ai numeri la presenza degli ebrei di origine italiana in Israele sia quasi pari al numero di quelli residenti in Italia. (ANSA).
http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/israele/2012/06/27/Crisi-Israele-verso-boom-emigrazione-ebrei-italiani_7106245.html