Lars von Trier provoca: “Hitler mi è simpatico”. Intanto in Italia i ragazzi ebrei organizzano convegni sull’islamofobia e sul diritto a criticare Israele
Adesso viene il bello. Ieri a Cannes Lars von Trier ne ha dette di tutti i colori. In ordine sparso: «Pensavo di avere origini ebraiche ma ho scoperto di averle tedesche, sono un po’ na zista e sono contento lo stesso». «Adoro l’architetto Albert Speer (uno dei gerarchi del Terzo Reich, ar chitetto personale del Fuhrer- ndr)». «Capisco Hitler e un po’ simpatizzo con lui: credo che abbia fatto alcune cose sbagliate, ma me lo immagino nei suoi ultimi giorni seduto dentro il bunker…». «Sono contro la Seconda Guerra Mondiale e mi sento vicino agli ebrei, anche se Israele è un dito nel culo».
D’accordo Lars von Trier è depresso, ipocondriaco, fobico e tut te quelle cose lì che non sono una ga ranzia di equilibrio. E in effetti il suo nuovo film Melancholia , che ieri ha presentato di fianco alle allibite co protagoniste Charlotte Gainsbourg e Kirsten Dunst, è una sorta di apoca lisse che racconta la fine del mondo. «Un film terapeutico? È stato un pia cere girarlo, forse sto un po’ meglio, o forse no». Forse, se proprio voglia mo esser di manica larga, sarà pure vero che è stato «provocato», come lui stesso ha scritto in una nota uffi ciale di scuse diramata dal Festival di Cannes. Probabilmente qualcuno lo aveva appena rovesciato come un calzino spiegandogli che, ennò, cer te cose non si possono proprio dire specialmente in un posto dove lo hanno sempre omaggiato e premia to senza mezzi termini.
«La direzio ne del Festival non accetterà mai più che il Festival divenga un forum per pronunciamenti di tali cose». Va bene. Però adesso viene il bello. Magari toccherà pure a lui il tratta mento Mel Gibson, al quale, per dichiarazioni forse più forti ma eviden temente dettate dalla bottiglia, sono stati stracciati sulla faccia tutti i con tratti e mezzo mondo si è stracciato le vesti (giustamente). Ma adesso? Anche von Trier perde rà il lavoro? Anche lui sarà radiato dai beipensanti e per farsi riammette re nel circolo della gente che piace dovrà accettare, come Mel Gibson, di avere come alter ego in un film nientemeno che un castoro di pelou che ( The beaver di Jodie Foster)?
In tanto ieri alcune agenzie hanno ri portato (molto) edulcorate le sue dichiarazioni, quasi nel riflesso condi zionato di chi vuol proteggere un ido lo. Però già qualcuno insinua: dopo il patatrac, Melancholia a Cannes non prenderà alcun premio. Sarebbe una sciocchezza. Le scemenze di un artista non devono ricadere sulle sue opere d’arte (sempre che questo film lo sia).
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