La nuova versione degli ebrei come capro espiatorio.
Sherri Mandel
Eccomi, sono io il problema. Il leader del mondo libero ha fatto riferimento a me personalmente, e alla mia famiglia, come la causa dei guai di tutto il mondo. Con la scopa in una mano, mentre cerco eroicamente di spazzare i pop-corn lasciati in giro dal festino televisivo di mio figlio, eccomi qua: io sono il motivo per cui non c’è la pace nel mondo. Obama ha messo nelle mie mani il destino del mondo. Mi ha detto: “Se la smetti di costruire, se la smetti di crescere, tutto si aggiusterà in Medio Oriente. Lascia stare l’Iran e il Darfour e gli ‘omicidi d’onore’ delle donne nella vostra regione. La causa dei conflitti sono i lavori di ristrutturazione in casa tua”.
Ebbene sì, sono una colona. Se mi spostassi otto chilometri verso Gerusalemme, allora cesserei di essere una colona. Suppongo. Ma sarei ancora una israeliana, e anche quello è un bel problema.
Gli architetti della pace ci assicurano che, se solo lasciassimo le nostre case, scoppierebbe la pace. E non solo la pace in Israele e nei territori palestinesi. La pace in tutto il mondo arabo. La pace nel mondo intero. “Quel bullo di Ahmadinejad, non preoccuparti di lui. Tu, Sherri la colona, abbandona la tua casetta dalle finestre azzurre e il vento della pace spirerà su tutta la terra”.
Poco importa se ben prima che vi fosse un solo insediamento, già c’era l’Olp. Poco importa se i palestinesi hanno rifiutato tutte le più generose offerte di compromesso da parte dello stato d’Israele compresa quella del 97% della Cisgiordania, come riportato dal Washington Post lo scorso 29 maggio. Poco importa se c’è spazio per arabi ed ebrei in Cisgiordania e se uno stato palestinese che non può permettere ad ebrei di abitare entro i suoi confini sarebbe chiaramente un regime fascista. Poco importa se Israele stesso ha più di un milione di cittadini arabi che vivono al suo interno. Poco importa.
Non c’è praticamente nessuno al mondo, oggi, più vituperato di un colono israeliano. Siamo considerati dei razzisti col mitra in spalla, estremisti del tutto omologhi agli estremisti dell’altra parte. Poco importa se è straordinariamente raro che un ebreo sia un terrorista. Poco importa se gli estremisti dell’altra parte assassinano spesso e volentieri con le loro mani dei bambini ebrei, come il mio Koby, per il solo fatto che sono ebrei. Poco importa se gli estremisti dell’altra parte mandano i loro stessi figli a commettere attentati suicidi come “martiri”. Poco importa se gli estremisti dell’altra parte spediscono la loro stessa gente davanti al plotone d’esecuzione per il solo sospetto che “collabori” con Israele. Poco importa se gli estremisti dell’altra parte tiranneggiano le loro donne. Poco importa se gli estremisti dell’altra parte non tollerano omosessuali nelle loro comunità. In ogni caso il problema sono i coloni.
Sono stata a un talk-show televisivo dove una signora di Tel Aviv ha parlato di me come del “cancro del popolo ebraico”. Non c’è nessuno cattivo e malvagio quanto un colono. Noi siamo il capro espiatorio di tutto il mondo. Si potrebbe persino dire che siamo l’ebreo degli ebrei. Siamo il più comodo oggetto da odiare.
(Da: Jerusalem Post, 6.07.09)
http://www.israele.net/articolo,2560.htm
Sherri Mandel è l’autrice di questo articolo. Suo figlio Kobi, venne ucciso a 13 anni, insieme al compagno di classe Yosef Ishran, l’8 maggio 2001 da terroristi palestinesi in una grotta nei pressi di Tekoa, il villaggio israeliano in Cisgiordania dove Kobi e Yosef viveano.
Grazie a Ester DS per l’articolo