Nella parashà si assiste a un dialogo tra Avraham e l’Eterno. È un negoziato nel quale Avraham prega l’Eterno di salvare Sodoma, Gomorra e le tre altre città se vi sarà un numero sufficiente di persone giuste. Avraham inizia con cinquanta giusti e scende a dieci. Ma in queste città non vi sono neppure dieci giusti per salvarle dalla punizione divina.
Questo dialogo era iniziato con l’affermazione dell’Eterno che aveva detto: “Posso io tener nascosto ad Avraham quello che sto per fare, quando egli dovrà divenire una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? […]. E l’Eterno disse: poiché i clamori contro Sodoma e Gomorra sono grandi e le loro colpe molto gravi, andrò a vedere se agiscono in tutto e per tutto secondo i lamenti che mi giungono o no. […]. E [Avraham] fattosi avanti disse: Vuoi far perire anche il giusto con il malvagio?” (Bereshìt, 18:17-23)
R. Mordekhai Ha-Kohen (Safed, 1523-1598, Aleppo) nella sua opera Siftè Kohen, cita il Midràsh Tanchumà (Vayerà, 5) nel quale i Maestri affermano che l’Eterno non fa nulla senza rivelare il segreto ai Suoi servitori affinché chiedano misericordia. Inoltre Avraham era colui che impersonava più di ogni altro la benevolenza verso gli altri e gli abitanti di Sodoma erano i negatori della benevolenza. L’Eterno disse: che venga Avraham e concordi con il verdetto di distruzione della città. Nonostante tutto, Avraham con la sua grande benevolenza chiese all’Eterno di salvare Sodoma e le altre città, grazie ai giusti che vi abitavano.
R. Eli’ezer Ashkenazi (Italia?, 1512-1585, Cracovia) che fu rav a Cremona, in Ma’asè Hashem afferma che “i grandi clamori” erano causati dai peccati nei confronti del prossimo e “Le loro colpe molto gravi” erano i peccati nei confronti dell’Onnipresente. Prima che Lot andasse a Sodoma, nella Torà era scritto solo che erano assai malvagi e peccatori nei confronti dell’Eterno. Ora i peccati nei confronti del prossimo furono la goccia che fece traboccare il vaso.
A differenza di quello che commenta R. Mordekhai Ha-Kohen, R. Ashkenazi afferma che non è possibile che Avraham pregasse l’Eterno per la salvezza di quei peccatori che non avevano dato alcun segno di pentirsi. Pertanto egli sostiene che Avraham non pregò affatto per la salvezza di quesi peccatori. Egli era concorde che i peccatori venissero puniti. Nel suo negoziato con l’Eterno, Avraham voleva far sì che le città non venissero distrutte per merito dei giusti che vi abitavano e che così avrebbero potuto continuare ad abitarvi. Infatti per quale motivo i giusti avrebbero dovuto essere cacciati dalla loro città per colpa dei malvagi?
R. Ashkenazi vuole dimostrare che è proprio così dal versetto dove Avraham chiede: “Forse dai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per cinque vorrai distruggere tutta la città? (Ibid., 28). Egli cita anche il versetto nel quale gli angeli dicono a Lot: “Poiché noi distruggiamo questo luogo perché grandi sono i clamori che giungono al Eterno contro di esso ed Egli ci ha mandato per distruggerlo (ibid., 19:13). E anche “Uscite da questo luogo perché l’Eterno sta per distruggere la città” (ibid., 14). Tutto questo ci insegna che Avraham pregava solo per salvare la città stessa. Egli non aveva pregato per far salvare i peccatori.
