Rav A. Arbib – Mosaico-Cem.it
Guardarsi indietro, all’anno che si chiude: con Rosh Hashanà e Kippur quello che va fatto non è solo un bilancio, ma un esame di coscienza. Valutare i nostri errori per poterli correggere e preparare un anno migliore. Perché si costruisce il futuro solo guardando al passato. Alcuni mesi fa sono venute a trovarmi due persone anziane, un uomo e una donna, due ebrei lontani che volevano riavvicinarsi alla comunità e alla tradizione ebraica. Ho chiesto che cosa li avesse indotti a questo passo e mi hanno risposto che è stato ciò che è avvenuto il 7 ottobre. Mi hanno detto: “è stato come se i terroristi fossero entrati in casa nostra”.
Quello che stiamo per vivere è un Rosh Hashanà molto particolare, quello che è avvenuto il 7 ottobre, Sheminì Atzèret, dell’anno scorso ha cambiato le nostre vite, ha prodotto un effetto profondo di cui non so se siamo ancora completamente consapevoli. Lo ha prodotto in Eretz Israel perché ci si è resi conto che ciò che era in gioco non era la vittoria di una guerra o il combattere il singolo atto terroristico, ciò che era in gioco era l’esistenza stessa dello Stato d’Israele. Lo è stato per noi ebrei della Diaspora non solo per il lutto, il dolore e la preoccupazione per la vita degli ostaggi, ma anche perché è stato l’inizio di un’ondata di antisemitismo senza precedenti nella nostra generazione.
Abbiamo visto ricomparire vecchi stereotipi, abbiamo visto gli ebrei rappresentati come popolo sanguinario, vendicativo e abbiamo visto mettere in discussione la legittimità stessa non solo dello Stato d’Israele, ma del popolo ebraico. Come si reagisce a tutto ciò? Non è facile dare una risposta e credo che nessuno di noi abbia la soluzione in mano. C’è però uno schema classico di reazione ebraica alle crisi e alla tragedia. Gli ebrei non si sono mai cristallizzati nel ruolo di vittime nonostante avessero tutti i motivi per farlo. Hanno sempre cercato di guardare al futuro e di non fossilizzarsi sul passato.
L’idea fondamentale della tradizione ebraica è che noi possiamo costruire il nostro futuro mentre il passato non lo possiamo cambiare. Un esempio straordinario di costruzione del futuro lo abbiamo avuto dopo la Shoah, i sopravvissuti hanno ricostruito le nostre comunità e fondato lo Stato d’Israele.
Paradossalmente però, si costruisce il futuro proprio guardando al passato ed è quello che dobbiamo fare a Rosh Hashanà, un esame di coscienza, un esame dei nostri errori per poterli correggere e costruire un futuro migliore.
Ognuno ovviamente deve fare questo esame individualmente, ma ci sono anche errori collettivi che è necessario correggere. Ne segnalo uno solo. In questi anni si sono amplificate le divisioni all’interno del popolo ebraico. Uno dei valori fondamentali dell’ebraismo è l’unità del popolo: va però chiarito che cosa s’intende per unità. Unità non vuol dire che dobbiamo pensare tutti allo stesso modo o che dobbiamo dire tutti le tesse cose. Un famoso passo talmudico dice che, come i volti delle persone sono diversi, così i loro caratteri e le loro idee sono diversi. Ma una cosa è la differenza di idee, un’altra è considerare l’altro un nemico da combattere. Quando si arriva a questo siamo in presenza di quello che i nostri Maestri chiamano odio gratuito e in questo caso la differenza d’idee è soltanto un pretesto per combattere chi si ritiene un avversario o addirittura un nemico.
In un passo del Talmùd, nel trattato di Bavà Metzià, è riportata una discussione su un problema halakhico tra Abayè e Ravà. A un certo punto il Talmùd porta una fonte che smentirebbe l’opinione di Abayè, interviene Ravà e dimostra che in realtà quella fonte può essere spiegata anche secondo l’opinione di Abayè. Avere idee diverse non significa voler vincere a tutti i costi e non significa soprattutto un sentimento di avversione preconcetta nei confronti dell’altro. Per questo motivo la tradizione ebraica dà un’importanza enorme all’unità del popolo.
In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, recuperare l’unità è assolutamente vitale. In questo modo costruiamo il futuro del popolo ebraico che secondo la tradizione ebraica è Am hanètzach – un popolo eterno.
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