Nel brano della Torà di questa settimana, si trova la famosa Birkhat Kohanim – la benedizione sacerdotale (Numeri 6:22-27). Nell’uso delle nostre comunità italiane, la benedizione viene impartita dai Kohanim solo nei giorni festivi, a differenza di Israele e delle comunità di rito sefardita dove la benedizione viene impartita tutti i giorni della settimana.
Queste sono le parole della triplice benedizione:
1. “Ti benedica l’Eterno e ti protegga”.
2. “Faccia risplendere l’Eterno il Suo volto su di te e ti conceda grazia”.
3. “Mostri l’Eterno favore verso di te e ti conceda la pace”.
Il Chatam Sofer (Rabbì Moses Schreiber, 1762–1839), offre un’importante spiegazione per queste espressioni.
1. La prima, è un desiderio di benedizione materiale. I Kohanim ci benedicono affinché il Signore ci conceda ricchezza e che poi protegga quella ricchezza.
Tuttavia, la ricchezza può creare una serie di problemi. Spesso, quando le persone godono di successo finanziario, diventano competitive. Cominciano a guardare ciò che hanno gli altri, le loro case, le loro auto, i loro vestiti firmati e cercano di competere. Invece di godersi la loro prosperità, si preoccupano di rivaleggiare con le persone che godono della loro stessa prosperità.
2. Per questo è necessaria la seconda espressione. Dopo aver raggiunto il successo materiale, si chiede al Signore quella spirituale, affinché si possa raggiungere la capacità di compiacersi della propria benedizione materiale, senza sentire la pressione di competere con altre persone o di invidiarle se hanno di più.
3. Serve allora la terza espressione, perché molte persone che iniziano a raggiungere il successo materiale, ne bramano di più e non riescono a gioire di ciò che hanno. E così i Kohanim dicono che il Signore conceda pace interiore e appagamento, affinché si possa essere in grado di rallegrarsi di tutto ciò che abbiamo senza preoccuparci di ciò che non abbiamo.
Per sperimentare la vera felicità e la pace interiore, dobbiamo vivere il presente e gioire delle benedizioni che già abbiamo, ovvio, in un’ottica ebraica. Dobbiamo goderci i nostri figli quando sono piccoli e quando vivono ancora in casa con noi, prima che se ne vadano e si sposino. E il godimento sta nel dare loro il più possibile l’esempio di una vita e di una casa ebraica, perché poi all’esterno non si sa se potranno averlo. Dobbiamo beneficiare dei soldi che il Signore ci ha dato senza preoccuparci di quando ne, o non, avremo di più. Quindi usiamo la nostra ricchezza per avere più facilità nell’osservanza delle mitzwoth e non solo per l’acquisizione e il possesso di beni materiali.
La Birkhat Kohanim invoca la benedizione affinché possiamo saggiare la pace interiore. Ma perché questo accada, dobbiamo fare la nostra parte e sforzarci di sentirci grati e felici per ciò che già abbiamo, Shabbat Shalom!